E i preti? Perché mai quei brav’uomini della Caritas non dovrebbero denunciare gli immigrati irregolari ai quali offrono un pasto e un alloggio? Una tale ipotesi va sussurrata a mezza voce perché nulla esclude che quel «cattivista» di Roberto Maroni (che davvero ha perso la testa) decida di metterla in pratica. L’emendamento, ingloriosamente approvato dall’intera maggioranza, rappresenta un fatto straordinariamente grave. Per due ragioni.
La prima: l’ispirazione cupamente demagogica della norma avrà un solo effetto pratico. Quello di incentivare un’ulteriore immersione nella clandestinità degli irregolari; di aggravare la loro marginalità sociale; di produrre effetti epidemiologici pericolosi per la popolazione italiana, agevolando la diffusione di malattie sottratte a qualunque controllo medico.
La seconda ragione che rende rovinosa quella norma è di natura culturale. Ma non per questo meno corposa. Si pretende di disciplinare i medici in senso autoritario-delatorio: e si interviene pesantemente nel cuore delle relazioni sociali, della vita quotidiana, delle scelte individuali e delle opzioni morali di ognuno, tentando di sottoporle a un principio di autorità regressivo e repressivo. Insomma, si va verso un ulteriore arretramento del livello di civiltà giuridica del nostro Paese come si incorpora, nella vita sociale: e si interviene non solo sugli apparati della sicurezza e del controllo, ma anche sulle forme della cura e dell’assistenza, là dove dovrebbero affermarsi valori opposti alle politiche di discriminazione.
Ecco il vero pericolo: che la «cattiveria» del governo si insinui, come una infezione, nelle relazioni quotidiane e nei «mondi vitali», dove medici e impiegati comunali, agenti di polizia e insegnanti si comportano, provvidenzialmente, come se Roberto Maroni non esistesse.
L’Unità, 6 febbraio 2009