«Il vento cambia davvero» . Lo slogan di Giuliano Pisapia si è trasformato in realtà. La burrasca che ha colpito Milano ha sollevato le gonne delle signore in Galleria Vittorio Emanuele, ha sparpagliato nel cielo i volantini del candidato, ha ribaltato gli ombrelli del popolo arancione raccolto in piazza Duomo per il concerto di chiusura della campagna elettorale di Giuliano Pisapia. Settantamila sotto la pioggia secondo gli organizzatori, 50 mila per chi conosce bene le dinamiche della piazza. Claudio Bisio ha gioco facile. «Ho una grandissima sorpresa per voi stasera: qui con noi c’è Gigi D’Alessio» . Ogni riferimento al mancato concerto del cantante napoletano sul palco di Letizia Moratti è puramente voluto. «Una risata vi seppellirà» . È il leitmotiv della campagna di Pisapia che si è diffusa come un virus in Internet. Quella che addebita al candidato del centrosinistra tutti i mali del mondo. «Piove» urla Bisio dal palco. «Pisapia ladro» , replica il pubblico. Elio e le sue Storie Tese intonano «Bunga bunga con Lele» . Lui, il candidato, arriva dopo le nove. Sfrutta la forza d’inerzia. Anzi «la forza gentile» . Ma convinta: «Liberiamo tutti insieme Milano. In questi mesi siamo andati sulla luna con un aeroplanino di carta eppure ci siamo arrivati. Liberiamo la nostra città per i nostri anziani, i nostri figli, i giovani, per tutti noi» . Assicura che non è alla ricerca di rivincite politiche: «Vogliamo contribuire a costruire un città fatta da noi, per tutti noi. Una città aperta, che sappia guardare al futuro. Accogliente. Una città affettuosa» . Bisio lo sottopone a una raffica di domande. Lui si presta. San Francesco o Che Guevara? «Una sintesi di tutti e due, sarebbe il mio sogno, due grandi uomini» . Presidente preferito? «Sandro Pertini» . Pontefice? «Giovanni XXIII» . Il viaggio più bello? «L’India» . Chi vorresti conoscere? «Il Dalai Lama» . Ma il vero applauso scatta quando Bisio chiede in ordine di apparizione, a) il personaggio preferito da piccolo b) il film più amato. Risposte: a) Paperoga; b) Vacanze di Natale. Ultima domanda. Convinci un milanese a tornare in città: «Guarda che il vento è già cambiato e cambierà ancora» . Pier Luigi Bersani, rigorosamente sotto il palco, gli fa eco: «Si sta alzando un vento nuovo. Milano può dare un segno importante di risveglio del Paese. Il vento di Milano va portato in tutta Italia» . Pioggia ed entusiasmo. Spunta anche l’arcobaleno. La parola Milano torna incessante. A marcare la differenza con chi ha trasformato l’elezione in una questione nazionale. «Milanesi credo in voi» dice Pisapia dal palco. Respinge l’accusa di essere un estremista. «Mi hanno detto che non sono moderato. Non capisco che cosa significa questa parola sulle loro labbra, questa parola che viene offesa e smentita ogni giorno da comportamenti indecenti. Non so cosa sia per loro la politica» . Rivendica la sua identità. «Per vincere dobbiamo avere il coraggio di essere noi stessi, dobbiamo avere il coraggio dei nostri valori» . Cita Don Milani. Lancia l’ultimo appello per il ballottaggio: «È arrivato il tempo. È arrivato il nostro tempo. Abbiamo ripreso in mano il nostro destino. Non facciamocelo sfuggire. Domani e lunedì andiamo tutti alle urne, andiamo a festeggiare la democrazia, facciamo vincere Milano. Credo che martedì mattina usciremo di casa con un sorriso, pensando “mi piace essere qui”» . C’è anche la mozione del cuore: «Non lasciatemi solo, perché cambio Milano solo se ci sarete voi» . Gli ospiti si susseguono. C’è Paolo Rossi, arriva a sorpresa Neri Marcorè. Gran finale con Pisapia che canta in coro «Tutta mia la città» dell’Equipe 84. Sono in molti a indossare una maglietta zuppa di pioggia: «Pisapia ha incastrato Roger Rabbit» .
Il Corriere della Sera 28.05.11