Il rapporto del 2011 sulla finanza pubblica fotografa la crisi italiana. Impraticabile una riduzione delle tasse per il contenimento del debito pubblico. C’è la necessità di un pacchetto di riforme per la crescita economica del Paese. Ventura: “Altro che sanatorie territoriali. Servono immediatamente interventi sullo sviluppo”. “Si è verificata una perdita permanente di prodotto, calcolata a fine 2010 in 140 miliardi e prevista a crescere a 160 miliardi nel 2013”. A dirlo è la Corte dei Conti che nel rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica, conferma quelle stesse necessità di ripresa economica dell’Italia che il PD ha già proposto nel suo Piano Nazionale per le Riforme.
I dati emersi nel rapporto della Corte dei Conti oltre alla fotografia dell’Italia scattata ieri dall’Istat dimostrano che ha ragione il PD nel dire che occorre avviare il risanamento del debito pubblico accompagnandolo con riforme per il rilancio dell’economia, la lotta al precariato, il sostegno dei redditi più bassi, la riforma fiscale e politiche per offrire un futuro per le nuove generazioni. In altre parole il programma contenuto nel Piano Nazionale per le Riforme del Partito Democratico.
“La fine della recessione economica – sottolinea la magistratura contabile – non comporta il ritorno ad una gestione ordinaria del bilancio pubblico richiedendosi piuttosto sforzi anche maggiori di quelli accettati”. In altri termini la Corte dei Conti chiude la porta in faccia alla superficialità da campagna elettorale e al populismo di Berlusconi in tema di riduzione delle tasse. Al momento attuale “qualsiasi riduzione della pressione fiscale è impraticabile”.
Anzi proprio per rispettare i vincoli europei sul debito pubblico sarà necessario un intervento “del 3% all’anno, pari, oggi, a circa 46 miliardi nel caso dell’Italia” che per proporzioni di importanza può essere paragonato “a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta per l’ingresso nella moneta unica”.
“Dato l’elevato debito e la necessità di abbatterlo a ritmi sostenuti i valori del saldo primario “andrebbero conservati elevati nel lungo periodo e questo comporta il permanente aggiustamento sulla spesa e rende impraticabile qualsiasi riduzione della pressione fiscale”.
Ma al governo non basterà solo rimettere le mani nelle tasche degli italiani: occorrerà affiancare al sistema del gettito fiscale una “un’adeguata strategia di crescita” altrimenti si potrebbero verificare degli “effetti depressivi non auspicati” e quindi la manovra stessa potrebbe risultare “non pienamente sostenibile”.
Nel rapporto della Corte dei Conti emerge infine un altro dato negativo determinante per la riscossa economica del Paese. Il fenomeno dell’evasione fiscale in Italia raggiunge “un livello di punta nel panorama europeo” ad eccezione della Grecia e della Spagna.
E sebbene la magistratura contabile riconosca “gli importanti risultati conseguiti” sul fronte della lotta all’evasione e “l’opportunità di continuare e di rafforzare l’azione di contrasto”, tuttavia chiede che sia prestata “particolare attenzione alle condizione da rispettare per consentire allo strumento di essere utilizzabile anche negli anni a venire”.
“Le stime richiamate convergono tutte nell’indicare come il fenomeno evasivo raggiunga in Italia un livello di punta nel panorama europeo, con l’eccezione della Grecia e della Spagna. Dalle stesse analisi emerge, tuttavia anche la maggiore accuratezza, il rigore e comprensività con cui il fenomeno viene stimato nel nostro Paese rispetto a quanto avviene negli altri paesi europei”. La Corte dei Conti segnala inoltre “che gli indicatori utilizzati evidenziano un aumento di compliance a partire dal quarto trimestre del 2009, dopo un riacutizzarsi del fenomeno evasivo negli anni della crisi”.
La Corte dei Conti conferma, su un altro versante, quanto ha detto ieri l’Istat sulla situazione del Paese.
Per Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati del PD, “i quarantasei miliardi all’anno necessari per riequilibrare il nostro bilancio e raggiungere gli obiettivi indicati dalla Ue ci dicono che è necessario che il Tesoro non ceda a trovate propagandistiche ed elettoralistiche. Quanto sottolineato dalla Corte dei Conti impone un’attenzione particolare alla crescita e ricorda che la spesa delle amministrazioni locali dev’essere tenuta sotto controllo. Altro che sanatorie territoriali! Servono immediatamente interventi sullo sviluppo”.
“L’enorme fabbisogno di risorse, secondo i magistrati contabili, richiede uno sforzo – ha riferito – pari a quello sostenuto negli anni Novanta per preparare l’avvento dell’euro, ma allora gli italiani furono quasi entusiasti di pagare la tassa sull’Europa, invogliati da un esecutivo che prospettava una direzione di marcia ben precisa. Tutt’altra è la situazione attuale.
Auspichiamo un immediato confronto sui conti pubblici italiani – ha concluso Ventura – perché, al di là delle petizioni di principio, è necessario capire come e dove si troveranno i miliardi necessari senza che a pagare siano i soliti noti”.
“Dire l’avevamo detto non basta più. E’ ora di indignarci per come il governo snobba ogni avvertimento. In un mese la crisi economica ha messo a nudo le gravi difficoltà che il Paese vive e il governo continua irresponsabilmente a far finta di nulla”. Questo è stato il primo commento di Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni Economiche del gruppo PD alla Camera. “Prima il Def approvato con numeri disastrosi, poi l’avvertimento di Bankitalia, il declassamento S&P, ora la Corte dei conti. Cos’altro deve ancora accadere perche’ Tremonti venga in Aula e chiedere un confronto con l’opposizione?”.
Per Boccia “è sconcertante il comportamento del governo che, fra le righe del Def approvato, ha riconosciuto chiaramente che fino al 2014 ci vogliono 65 mld, poi però non ha mosso un dito. E oggi la conferma della Corte dei conti sulla necessità di interventi di 46 mld l’anno, conseguenti all’accordo imposto dall’Europa e subito dal governo, non è altro che l’ennesima messa in mora delle politiche economiche decise e approvate”.
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