C´è forse un giudice a Berlino? La giustizia trionfa e chi delinque è punito in modo esemplare? A prima vista sembrerebbe di sì. Le sanzioni oggi deliberate dall´Agcom sono tra le più severe disponibili per quell´organo: colpiscono nella misura massima Tg1 e Tg4 perché recidivi; e sono puniti in misura minore Tg2, Tg5 e Studio Aperto. Ora, l´atto di giustizia, per essere tale, dovrebbe punire chi delinque, risarcire l´offesa e ristabilire l´ordine turbato. Sono stati puniti i colpevoli? Vediamo.
A giudicare dalle reazioni e dai lamenti dei puniti sembrerebbe che un qualche effetto le misure l´abbiano avuto. Si leggano le parole amare che arrivano da Mediaset: siamo allibiti, dicono. E aggiungono che così si nega il diritto di informazione. Singolare argomento, su cui vale la pena di soffermarci. Le ragioni della sentenza sono fondate proprio sulla lesione al diritto dei telespettatori (cioè di tutti i cittadini) a una informazione corretta. Dunque da un lato e dall´altro quello che viene invocato è un grande principio costitutivo della libertà dei moderni. La libertà dell´informazione è stata concepita fin dal ´700 come la condizione fondamentale per la formazione di quel tribunale supremo che nelle costituzioni moderne ha preso il posto un tempo occupato dal giudizio di Dio: il tribunale dell´opinione pubblica, unico giudice dei potenti, termometro regolatore della salute politica di un paese. Ebbene la protesta di Mediaset è un rovesciamento della realtà � un altro, uno dei tanti. Perché quella che milioni di spettatori allibiti hanno visto all´opera il 20 maggio è stata una violenza alla libertà dell´informazione. Chi ha acceso i telegiornali si è trovato davanti a un atto di aperta, clamorosa violazione delle regole dell´informazione vigenti in un paese dalla costituzione democratico-liberale: nella forma, poiché di fatto si è trattato di messaggi a reti unificate, di quelli che in Italia sono riservati ai bilanci di fine anno del Presidente della Repubblica come espressione dell´unità della nazione; nella sostanza, perché tutti e cinque i canali si sono aperti senza filtro giornalistico alcuno allo stesso monologo propagandistico: e così hanno rivelato la loro vera natura di voce al servizio di un padrone incurante di ogni regola. L´offesa è stata gravissima.
È secondario chiederci che cosa abbia indotto il premier a quella uscita. In fondo, come sappiamo da tempo, il primo comandamento della sua religione dice che quel che non passa in televisione non esiste: e l´esperienza del paese in tutti questi anni ha dimostrato fin troppo a lungo che quel comandamento aveva un suo valore effettivo. Con quel monologo a reti unificate ha tentato di negare la realtà del risultato elettorale che il primo turno aveva rivelato e riportare l´orologio indietro, cancellando quel che era accaduto e quel che si preannunciava per il prossimo turno. E forse pensava che gli sarebbe andata bene anche stavolta. In fondo per anni l´informazione monopolizzata dal premier è stata un´impunita macchina del falso, per anni la realtà del paese, i suoi problemi veri, sono stati occultati. Abbiamo nel nostro passato una lunga serie di esempi di storie individuali e collettive stravolte o cancellate del tutto.
Ma restiamo alla sentenza dell´Agcom. Si tratta di capire se i cittadini possano sentirsi risarciti, cioè se quella sentenza colpisca veramente il colpevole. No, il colpevole non paga quasi nulla: quei soldi delle multe li paga il bilancio delle televisioni, cioè – per quanto riguarda la Rai – li paghiamo soprattutto noi cittadini. Si tratta anche di capire se l´ordine è stato ristabilito e la lesione riparata. Anche in questo caso la risposta è no. Ben altro ci vorrebbe: la libertà dell´informazione verrà ristabilita solo quando sarà cancellata l´anomalia del regime berlusconiano, una anomalia che è stata chiara ed evidente fin dall´inizio e che si chiama conflitto di interessi. Ma non possiamo trascurare il fatto realmente importante che è accaduto. La stessa dismisura di quello sproloquio ha rivelato proprio ciò che lo sproloquio voleva occultare e cancellare: il sentimento bruciante di una sconfitta, la scoperta che il velo calato dagli schermi televisivi del padrone in tutti questi anni si era lacerato. I risultati elettorali avevano informato il mago dell´immagine che nella sua città c´era una maggioranza che cominciava a svegliarsi dall´incantesimo. Ora, perché sia fatta veramente giustizia, si tratta di procedere nel risveglio. Sappiamo per lunga esperienza del passato che i processi di mutamento sono lenti, avvengono in profondità, sono impercettibili nel loro primo avvio: ma è nella natura dei rivolgimenti politici e sociali che nei loro inizi sia già scritta la storia che seguirà. Bisogna ora aspettare, con pazienza e con fiducia: la ferita inferta dal Cavaliere alle regole elettorali potrà forse essere giudicata dai cittadini nelle urne.
La Repubblica 24.05.11
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“Illecite le interviste tv del premier” l´Agcom punisce Rai e Mediaset”, di Leandro Palestini
Stangati Tg1 e Tg4. I giornalisti Tg5: non è intimidazione. A Fede e al tg di Raiuno, recidivi, sanzione massima da 258mila euro ciascuno. L´Agcom ha inflitto multe pesanti a Rai e Mediaset per le interviste a reti unificate a Berlusconi in violazione della par condicio. L´Autorità ha comminato la massima sanzione prevista dalla legge ai «recidivi» Tg1 e Tg4 (258.230 euro), per Tg2, Tg5 e Studio Aperto la sanzione è di centomila euro ciascuno. Dal centrosinistra c´è chi chiede ora una class action verso i direttori. Dal centrodestra si parla di intimidazione politica, lesiva della libertà di stampa. Le supermulte spaccano intanto l´Autorità per garanzie nelle comunicazioni. La commissione Servizi e prodotti ha preso la decisione a maggioranza (favorevoli Michele Lauria, Gianluigi Magri, Sebastiano Sortino e il presidente Corrado Calabrò) con il voto contrario di Antonio Martusciello. Ma con lui altri tre commissari Agcom di centrodestra (Stefano Mannoni, Roberto Napoli, Enzo Savarese) in una nota hanno stigmatizzato la decisione come «un precedente che vulnera la certezza del diritto e il principio di legalità».
Mediaset non intende pagare la sanzione (che ammonterebbe a 458mila euro) e il presidente Fedele Confalonieri annuncia un ricorso al Tar. Il presidente Rai, Paolo Garimberti, ha inserito la questione all´ordine del giorno del Cda di domani. Reagiscono i direttori dei tg sanzionati. Augusto Minzolini (Tg1) si dice «esterrefatto». Per Emlio Fede (Tg4) trattasi «offesa gravissima all´autonomia dei giornalisti e dei direttori». Clemente Mimun (Tg5) giudica la multa «una pesante intimidazione», sconfessato dal cdr del Tg5: «L´Agcom è un organismo super partes, svolge una missione di garanzia a tutela di tutti i cittadini italiani». Dal Tg2, il direttore ad interim Mario De Scalzi non parla, ma sembra che in un primo tempo le “interviste” del premier fossero state frazionate in giorni diversi, per grado di importanza del Tg (prima scelta al Tg1, poi il Tg2), De Scalzi si sarebbe opposto. L´Usigrai dice la sua sulle multe: «La Rai si rivalga sui direttori che le hanno determinate».
Calabrò nega «valutazioni politiche» e ribadisce che «vige il dovere di equilibrio e completezza di informazione fino alla conclusione della campagna elettorale con i ballottaggi in corso». Ma la polemica tra gli opposti schieramenti è inevitabile. Per il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto «la decisione dell´Agcom è grottesca e faziosa». Il leader Udc Pierferdinando Casini dice che «le sanzioni servono a poco», ma dall´Api il senatore Riccardo Milana invoca «una class action» dei contribuenti. Dal Pd arriva il plauso alle sanzioni Agcom. Per Giorgio Merlo, vicepresidente in Vigilanza, le «multe non sono altro che la conferma dui ciò che diciamo da tempo. Ora va ripristinata la piena legalità informativa». Per David Sassoli, capogruppo Pd al Parlamento europeo, «la campagna elettorale di Berlusconi è pagata dai cittadini», ora bisogna andare avanti: «Ok le multe, ma il riequilibrio quando arriverà, ad urne chiuse?». Dall´Italia dei valori, Antonio Di Pietro annuncia che il suo partito presenterà «un esposto alla Corte dei conti per danno erariale». Un tema che di sicuro infiammerà il Cda Rai di domani. Il consigliere Nino Rizzo (Pd) Nervo porrà il tema «della responsabilità personale di chi provoca danni», con allusione al recidivo Minzolini. Mentre Antonio Verro (Pdl) dice che su base settimanale «i dati dell´Osservatorio di Pavia mostrano nei Tg Rai un positivo equilibrio delle diverse forze politiche».
La Repubblica 24.05.11