Bersani festeggia la svolta: «Si apre una fase nuova». Marini: «Ha vinto la tua linea»
Il voto rafforza l’unità del partito. Veltroni: «Si aprono grandi spazi». Oggi riunione dei big E se tra due settimane i ballottaggi confermeranno questa «inversione di tendenza», potrebbero aumentare le possibilità di un voto anticipato. Con queste elezioni, dice Pier Luigi Bersani, «si apre una nuova fase». E anche se il segretario del Pd non lo dice esplicitamente come il suo vice Enrico Letta, ora aumenta la possibilità di un voto anticipato. Se finora era infatti soltanto l’opposizione a parlare di un «governo che non è in grado di governare», dalle urne è arrivata la conferma di una «crisi» che ora per Bersani «sicuramente si acuirà e arriverà a un punto di rottura». Soprattutto se tra due settimane i ballottaggi confermeranno l’«inversione di tendenza» registrata al primo turno.
Bersani incontra i giornalisti al quartier generale del Pd quando sono passate circa tre ore dalla chiusura dei seggi. Le percentuali date dalle proiezioni si sono abbastanza assestate. E la frase con cui tira le somme è decisamente sintetica: «Vinciamo noi e perdono loro». Il resto, le «possibili elucubrazioni» che già ha ascoltato mentre era nella sua stanza davanti alla tv, i vari La Russa e Gasparri che parlavano di una sconfitta del Pd perché a Milano e Napoli si sono imposti candidati non di questo partito, le liquida con un’alzata di spalle. E anzi, come già aveva fatto qualche minuto prima nei colloqui con Massimo D’Alema, Dario Franceschini, Walter Veltroni, rivendica il ruolo centrale del suo partito per il raggiungimento del risultato. Nel caso particolare di Milano: «I vincitori sono Pisapia e il Pd». E in generale in questa tornata elettorale: «Lo schieramento di centrosinistra, di cui il Pd è fondamentale protagonista, mostra la capacità di innestare una nuova fase. Il vento del Nord si è alzato contro il blocco Pdl-Lega. In questa campagna elettorale noi abbiamo parlato delle questioni che interessano agli italiani, di lavoro soprattutto. E abbiamo lasciato l’estremismo a Berlusconi. Ci ha voluto lanciare una sfida, che per lui si è rivelata un boomerang».
LA LINEA NON CAMBIA
Il risultato consente a Bersani non solo di lanciare una sorta di avviso di sfratto all’asse Pdl-Lega, ma anche di stoppare sul nascere la richiesta della minoranza interna di aprire una discussione sulla linea del partito. Se un paio di settimane fa Veltroni aveva annunciato la richiesta di un confronto dopo le amministrative (con qualche altro esponente di Modem che parlava anche della possibilità di un congresso anticipato), ora l’ex segretario si limita a commentare la «inequivoca sconfitta del centrodestra e della linea estremista di Berlusconi» e a sottolineare che ora «si aprono grandi spazi per il Pd e la sua sfida riformista».
Bersani ha convocato per oggi il coordinamento del partito, l’organismo di cui fanno parte tutti i big, per fare il punto. E a prescindere da come sarà andato nel corso della notte lo spoglio a Bologna, il segretario canterà vittoria, confermando un concetto, sulla gestione del partito e sulla politica delle alleanze: «La linea non cambia». Del resto, se qualcuno pensava di poter rimproverare qualcosa guardando alla città delle Due Torri, Bersani aveva detto in via preventiva a metà pomeriggio, quando Virginio Merola era dato stabilmente sotto il 50%: «Anche con Delbono, due anni fa, andammo al ballottaggio. Di che cosa stiamo parlando?».
Anche sulla strategia delle alleanze, Bersani difende l’impostazione data fin qui (e circa il fenomeno dei grillini ribadisce che «non si può dire che destra e sinistra sono uguali e non si può rimanere nell’infanzia, se si vuole fare politica bisogna assumersi delle responsabilità»), sapendo tra l’altro di poter contare sul rafforzamento dell’asse con gli ex-ppi che fanno capo a Franco Marini e Dario Franceschini. Non è casuale che poco dopo la chiusura delle urne l’ex presidente del Senato arrivi al quartier generale del Pd per brindare con Bersani, al quale porta una bottiglia di Montepulciano. Ma prima di entrare nella stanza del segretario, Marini si ferma a parlare con i giornalisti che incontra sulla terrazza del Nazareno: «Il voto premia la linea di Bersani, di un partito serio sul piano dei contenuti, che parla delle cose di cui la gente vuole sentire parlare. A cominciare dal lavoro».
Bersani incassa e si prepara alle prossime mosse. I ballottaggi, innanzitutto. E poi gli accordi di coalizione. «Il messaggio del Pd era, è e sarà creare l’alternativa a Berlusconi per ricostruire il Paese, con una convergenza tra forze progressiste e moderate. Sono sicuro che gli elettori capiscano, perché parliamo di Italia. Questo schema non ci ha portato male. E resta».
L’Unità 17.05.11