Si è a lungo ritenuto che la bugia fosse una espressione individuale e che risultasse utile per capire i bisogni del singolo uomo. Pinocchio racconta di essere un bambino di carne mentre è un burattino di legno e con questa bugia egli esprime il desiderio di essere come tutti gli altri bambini, quelli che incontrava iniziando la scuola. Le bugie-desiderio si legano alla condizione di ciascuno e dunque sono un evento singolo. La bugia si distingue poi dalla menzogna che ha un significato differente, più grave, perché è strumentale ad un vantaggio pratico di chi la usa e di conseguenza crea danni a chi ne viene coinvolto. Se esercito la professione di medico e non ho mai raggiunto la laurea e la preparazione necessaria, produco danni ai pazienti che, credendomi, si affidano alla mie cure, del tutto manchevoli. Se uno mente sul proprio reddito ed evade le tasse, reca un danno all’erario dello Stato che è la cassa comune di tutta una società e quel gesto tradisce i cittadini: in questo caso il danno è verso molti. Ciò che non si conosceva affatto è la menzogna collettiva, l’affermazione del falso che contemporaneamente è asserita da una moltitudine. Già in questa enunciazione viene da dire che si tratta di una ipotesi della irrealtà, del tipo «se domani non sorgesse il sole» . Invece è non solo possibile ma ormai ampiamente dimostrata, potremmo dire quotidiana. Non molto tempo fa è successo un evento che farà storia ed entrerà non solo in quella di un Paese, ma anche nella disciplina psichiatrica di cui io faccio parte. È accaduto che un fatto diventato un atto giudiziario venisse smentito attraverso un’accorata orazione in Parlamento: in sostanza, parlando del caso Ruby, il capogruppo della maggioranza ha detto essere falso un episodio che invece risulterebbe vero. Ed ecco la questione: se una menzogna è definita vera da chi occupa un posto in Parlamento, è possibile che mantenga ancora la dimensione della menzogna? La cronaca ci mette ogni giorno di fronte a casi clamorosi di bugie e menzogne. Quando uno afferma una menzogna ha nella testa ciò che è veramente accaduto: nega il vero e afferma il falso. Ma nel caso che sia un Paese a mentire quale è il processo che si è venuto a stabilire? La questione è certamente importante poiché può cambiare il senso della Storia: potrebbe venirne capovolto il percorso perché si impone la verità che di fatto è la menzogna. E quel medico senza laurea diventa persino super specialista. Insomma, nella nostra società si sta insinuando un virus che riguarda i rapporti con noi stessi, con l’etica e con la coscienza. Abbiamo tanti precedenti, ma si restava sempre nell’ambito del singolo. Oggi la menzogna può essere anche collettiva. E non si tratta di una epidemia di tipo virale o batterica, poiché in questi casi vi è una diffusione indubbia, ma non avviene tutto d’un colpo come invece per la menzogna collettiva, che non lascia il tempo di dubitarne. Servono due condizioni: che la menzogna sia raccontata dal potere, e che venga diffusa da mezzi di comunicazione che giungano dappertutto. L’unico problema è per quelli che non lo credono. In questo caso si possono svergognare loro come menzogneri: un sistema che si fonda sul meccanismo psicologico dello spostamento delle proprie malefatte sul nemico. Chi conosce la verità, ma non è né potente, né ha mezzi per farla sapere, può solo stare zitto e indignarsi, mangiandosi le cellule epatiche.
Il Corriere della Sera 10.05.11