È da tempo che Berlusconi sa come si usa la televisione, in particolare i telegiornali, durante la campagna elettorale. Il premier conosce perfettamente il dato del Censis del 2009 che sostiene che le convinzioni politiche degli elettori si formano, nella stragrande maggioranza dei casi, attraverso i tg (seguono a distanza talk-show politici, quotidiani, radio e internet).
La spiegazione è semplice: la maggior parte dell’elettorato ha un certo candore, ignora i trucchi di alcuni telegiornali, considera più semplice sentire un tg che leggere un giornale e così il gioco è fatto. L’Authority che dovrebbe garantire genuinità o almeno equilibrio dei telegiornali è molto prudente, interviene con il bilancino e, quel che è più grave, non fornisce neanche dati tempestivi e facilmente leggibili delle clamorose sproporzioni che è facile rilevare a colpo d’occhio.
Man mano che si avvicina la scadenza del voto Berlusconi invade i tg, con tutti i pretesti possibili e, dato che accomuna in sé, come è noto, più ruoli contemporaneamente, il suo vantaggio si moltiplica.
In queste elezioni amministrative egli è contemporaneamente presidente del consiglio, leader del Pdl e anche capolista del Pdl a Milano dove si svolgono le elezioni amministrative che, secondo la sua espressa definizione, rivestono un indubbio rilievo nazionale.
Nei giorni scorsi l’Agcom ha detto che è evidente la sovraesposizione del premier nel tempo di notizia nei tg, fatto ancora più preoccupante per il fatto che concorre a Milano, ma poi non ha fatto niente o quasi. Ha espresso, come si dice, un monito! Chissà cosa vuol dire? E allora vediamo alcuni di questi trucchi ai quali il premier ricorre, ovviamente con la collaborazione di alcuni telegiornali, per poter essere sempre presente molto, molto più degli altri.
Prima dell’inizio della campagna elettorale, quando la vicenda Ruby gli impediva addirittura di comparire, ha cominciato a far uso di audio e videomessaggi: una sorta di mix tra le sue primitive cassette registrate e i messaggi promozionali. Pubblicità a tutti gli effetti e i direttori dei tg pronti a dare spazio a questa forma di comunicazione propria delle dittature militari. Con molto ritardo l’Autorità è intervenuta per dire che un tal genere di comunicazione non si poteva usare in campagna elettorale.
Una seconda forma di comunicazione sono gli audio messaggi, le telefonate o simili inviati o al sito dei promotori della libertà o trasmesso a qualche manifestazione di fondatori o cofondatori o riunione dei responsabili. In questi casi Berlusconi parla, senza neppure prendersi l’incomodo di recarsi sul posto. Naturalmente intorno a queste abitudini del “premier” molti tg costruiscono accattivanti servizi, con logo del partito in bella mostra, con passaggiate tra la folla delle guardie del corpo e con qualche sparuto passante che naturalmente gli stringe la mano.
Una terza forma di comunicazione è quella di intrufolarsi nei telegiornali nelle giornate in cui gli altri non parlano. Il 29 aprile poco prima della beatificazione di Wojtyla si inventa la pratica delle interviste a reti unificate. Parla dappertutto per dire che il Papa ha fatto, come lui, la lotta al comunismo, che lui non farà mai leggi contro il sentimento dei cristiani (testamento biologico) e attraverso la madre respira direttamente anche aria di santità.
Il quarto e ultimo modello è stato applicato proprio l’altro giorno, mercoledì. Breve anticipazione di un’intervista a Porta a porta che tutti i tg riprendono, il Tg2 addirittura come prima notizia, posticipando Bin Laden. Obiettivo designare Tremonti “delfino”, dire che tutto va bene con Bossi ed oscurare l’imbarazzante dibattito parlamentare sulla Libia. Tutta l’opposizione compare come contorno nel pastone poco leggibile alla fine del servizio. E questo è quel che resta agli italiani di una giornata difficile per il presidente.
Il trucco è scoperto per gli addetti ai lavori, ma non tutti lo conoscono e l’Autorità non aiuta a svelarlo. Alcuni giocatori giocano pesante ma l’arbitro non fischia.
da Europa Quotidiano 06.05.11