Il segretario Pd a Cagliari. Una città su cui scommettere per la svolta a sinistra. Come a Olbia
In Sardegna «possiamo vincere». E su Veltroni: «Scimmiottare Berlusconi non è affar nostro». «Dalla Sardegna può arrivare un segnale importante a livello nazionale», dice il leader del Pd. Che ripete: le amministrative devono far capire che bisogna smetterla di occuparci di «equilibri comprensibili solo a Radio Padania».
Pier Luigi Bersani segue con attenzione l’evolversi della situazione in vista del voto parlamentare sulle mozioni riguardanti la Libia. Ma c’è un altro voto a cui guarda con anche maggior attenzione, quello amministrativo di metà mese. Il leader del Pd non ha mai creduto che il governo potesse cadere sui raid aerei, mentre è convinto che le elezioni comunali possano mandare un avviso di sfratto a una coalizione che sta in piedi solo per interessi privati. «Non lavoriamo per spallate, ma auspichiamo che da questo voto venga un segnale inequivocabile che così non si può più andare avanti, che bisogna smetterla di occuparci dei problemi di uno solo e di equilibri comprensibili solo a Radio Padania, che dobbiamo cominciare a discutere di lavoro, redditi, servizi».
Per questo mentre tra Roma, Arcore e via Bellerio va in scena una trattativa che per lui avrà come unico risultato «coprire di ridicolo il nostro Paese», Bersani vola in Sardegna per sostenere i candidati sindaci del centrosinistra. «Sono fiducioso sulla possibilità di vincere qui», dice arrivando a Cagliari. «Da qui si può dare un contributo forte al centrosinistra anche a livello nazionale». Già, perché mentre tutti i riflettori sono puntati sulle sfide di Milano, Torino, Bologna e Napoli, non sarà da sottovalutare il risultato di Cagliari e Olbia. Due città in cui il centrosinistra non è mai riuscito ad aggiudicarsi il sindaco, ma che stando ai sondaggi diffusi prima del blackout informativo potrebbero dare un segnale in controtendenza.
In entrambe le città i candidati non sono espressione del Pd, ma Bersani non sembra darvi peso. A Cagliari è in corsa Massimo Zedda, trentacinquenne consigliere regionale di Sinistra e libertà che alle primarie ha battuto il senatore Pd Antonello Cabras. Il suo partito si impegnerà al massimo nonostante la sconfitta ai gazebo? Risponde Bersani: «Non amo sentir parlare di sconfitte nelle primarie. I contendenti qui non sono avversari. Con tutta la nostra convinzione sosterremo il candidato del centrosinistra. Su questo non ci sarà una sbavatura». Quanto a Olbia, dove Bersani si sposterà oggi per questa due giorni sarda, il candidato sostenuto dal Pd è l’ex sindaco Pdl Gianni Giovannelli, fuoriuscito dal partito di Berlusconi dopo un duro scontro e ora a capo di una sorta di coalizione di salvezza civica. Un laboratorio in vista dell’ampia coalizione? «Non sperimentiamo alleanze politiche alle amministrative – risponde – davanti a temi come l’imparzialità della pubblica amministrazione, la trasparenza, la legalità siamo aperti e generosi rispetto a qualsiasi convergenza».
Se il centrosinistra riuscirà a raggiungere l’obiettivo di espugnare le roccaforti sarde della destra, sarà anche perché è «unito e con un Pd tutto assieme in campo». Un aspetto sottolineato da Bersani rispondendo a chi gli chiede del ruolo che potrà avere Renato Soru, recentemente assolto nel processo sulla pubblicità della Regione sarda. Il leader del Pd si dice «felice che tutte le energie tornino in campo»: «Non c’è dubbio che Soru rimarrà protagonista della nostra vita politica, è un dirigente che ha un profilo sardo e nazionale e vedremo insieme a lui quale può essere il modo migliore di impegnare questa energia». E l’uscita di Walter Veltroni sula necessità di una verifica interna dopo il voto e di coinvolgere maggiormente alcune singole personalità? Di questo Bersani non vorrebbe parlare.
Anche perché, come spiega poco dopo in una saletta della sede del Pd regionale, «certi arzigogoli agli italiani interessano il giusto, soprattutto alla vigilia di un voto e quando la gente ci chiede grande unità. Ne discuteremo dopo. Non vorrei che il berlusconismo ci fosse entrato in vena. Ricordiamo come abbiamo fatto quando abbiamo vinto le elezioni. Scimmiottare Berlusconi non è affar nostro, altrimenti rischia di vincere l’originale».
L’Unità 03.05.11