Quest’anno in Italia si stanno celebrando i 150 anni di Unità. Va allora ricordata l’importanza del ruolo svolto dalla scuola pubblica, nel processo unitario, nello sviluppo e nel progresso del Paese. Nel 1859 Casati affidava ai Comuni l’istituzione obbligatoria e la gestione dei primi due anni di scuola elementare. Da allora e fino ad oggi, pur tra enormi ostacoli e contraddizioni, l’istruzione diventava un settore di responsabilità pubblica. Anche se passeranno molti decenni prima che venga affidato allo Stato l’istituzione e la gestione di tutti gli ordini di scuola e molti altri prima che l’istruzione venga garantita dalla Costituzione come un diritto fondamentale. Di questo secolo e mezzo traiamo certamente un bilancio positivo, tanto più se si tiene conto delle condizioni di generale grave arretratezza culturale e sociale in cui versava la popolazione. Il 78%degli italiani era analfabeta, con punte di oltre il novanta per cento al Sud. Nel processo di unità e di comune identità linguistica e culturale la scuola ha dunque avuto una funzione decisiva, garantendo progressivamente agli italiani le competenze alfabetiche necessarie per vivere, lavorare, continuare a studiare. L’istruzione di massa è stato il principale veicolo di integrazione e di emancipazione per milioni di persone e ciò è stato possibile grazie al lavoro tenace di migliaia di maestre e maestri che hanno saputo trovare, tra mille difficoltà, negli ideali risorgimentali e nel bisogno di riscatto sociale per la popolazione, le motivazioni e il senso del proprio impegno educativo. Legioni di maestri hanno insegnato a generazioni di bambini a leggere, scrivere e far di conto, ad acquisire le norme fondamentali dell’igiene e i principi della civile convivenza. E per decenni, l’istruzione e la cultura sono state percepite come i mezzi più efficaci di crescita e di progresso personale e collettivo. Grazie alla scuola è stata garantita una nuova cittadinanza. Oggi, dopo qualche decennio in cui l’istruzione e la cultura, nella società dei media e del mercato, non sono più garanzia di successo e di affermazione, va crescendo un rinnovato bisogno di cittadinanza e, più in generale, di una rinnovata idea di progresso ed equità. Va aumentando il bisogno di «rifare gli italiani». E se la spinta espansiva dell’istruzione si è arrestata mentre crescono povertà, ignoranza e corruzione, è proprio dalla scuola che occorre ripartire. È sulla scuola che è necessario investire. Per far crescere l’intelligenza, il senso critico, la cultura di tutti. Che la politica torni allora a parlare di politica e di un lungimirante progetto educativo. Gli insegnanti ritroveranno le motivazioni e il senso del proprio impegno educativo.
L’Unità 30.04.11