attualità, politica italiana

"Lo strano asse Letizia-Lega", di Elvira Pollina

La Moratti prova a chiudere il caso manifesti ma gli ultrà del Pdl (e l’autore) non le danno tregua.
Tutti contro tutti nel centrodestra milanese. In mezzo Letizia Moratti, che da qui al giorno del voto si gioca due partite: una contro Giuliano Pisapia, l’altra contro quel centrodestra che sta rendendo la sua campagna elettorale ancora più complicata. A chi ha avuto modo d’incontrarla in questi giorni non ha nascosto la preoccupazione di arrivare al ballottaggio in queste condizioni. Il caso Lassini ha fatto scoppiare le contraddizioni.
Ieri il sindaco ha ribadito di averne ottenuto la testa e ha reso pubblica la lettera con cui lo stesso Lassini rinunciava al posto in consiglio comunale in caso di elezione. Nei fatti, però, l’autore dei manifesti “Via le Br dalle procure” non solo resta candidato, ma incassa la solidarietà (mai smentita) di Berlusconi, e, complice la campagna di sostegno del Giornale, mette le mani avanti.
«Se i milanesi mi votano, siederò in consiglio comunale» spiega il primo cittadino di Turbigo, diventato la bandiera dei falchi berlusconiani stile Santanchè (vero dominus del giornale di via Negri) e ora impegnato nella strutturazione della sua associazione “In difesa della democrazia”, probabile preludio alla creazione di un proprio gruppo a palazzo Marino, in barba alle scuse rivolte a Napolitano.
Il caso, insomma, nonostante le dichiarazioni della Moratti, non è affatto chiuso. Su questo fronte, però, il sindaco ottiene, dopo mesi di rapporti al minimo, la solidarietà interessata della Lega. «Si deve tornare a parlare della città» ha tuonato Matteo Salvini, facendo propria la preghiera che la Moratti sta ripetendo da giorni. Presto – assicurano da ambienti leghisti – si farà sentire anche la voce di Bossi, fin qui rimasto piuttosto defilato.
Ma anche il Carroccio, seppure in maniera più velata, è attraversato da frizioni. La prova regina è che ancora non è stato scelto il nome del vicesindaco, carica per la quale sulla carta sarebbe in pole position proprio Salvini. E la sponda “padana” a donna Letizia è stato un modo per stoppare sul nascere il tentativo da parte della Moratti di sfruttare lo stallo leghista, imponendo un suo fedelissimo – su tutti gli assessori uscenti Giovanni Terzi o Mariolina Moioli – sulla poltrona occupata per oltre quindici anni da Riccardo De Corato, diretta emanazione del coordinatore nazionale del Pdl Ignazio La Russa. Proprio La Russa, dopo lo strappo di Fini, ha avuto il controllo totale del 30 per cento di posti e nomine riservati ad An in Lombardia. Una situazione che il coordinatore regionale del Pdl lombardo, Mario Mantovani, ben più aggressivo di Guido Podestà e da più parti indicato come il vero ispiratore dei manifesti di Lassini, e il governatore Roberto Formigoni, che chiede più spazio per i ciellini, non sono più disposti ad accettare. Non a caso entrambi si sono espressi più volte per l’abolizione del “sistema delle quote”.
Ecco perché, più che per la Moratti, La Russa in questi giorni è impegnato a sostenere la candidatura di Marco Osnato, genero di Romano, fratello del ministro della difesa. Dal suo risultato dipenderà il peso che la famiglia La Russa potrà avere nelle spartizione di posti e incarichi, vicesindaco compreso.
Il voto milanese arriva per il centrodestra in una fase di piena ristrutturazione, con i ras di Lega e Pdl in fermento, interessati a contarsi e a pesare i propri voti in vista della successione a Berlusconi & Bossi. Quello che sarebbe potuto avvenire a livello nazionale se il 14 dicembre scorso la camera non avesse votato la fiducia e si fosse aperta la strada per il voto anticipato.
Letizia Moratti, i questo senso, è la candidata al ruolo di vittima sacrificale di questa situazione.

da Europa quotidiano 23.04.11

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Caos. A Milano va in scena il Pdl del dopo Berlusconi

Tutti contro tutti, Moratti per sperare deve darsi in ostaggio alla Lega Daniela Santanché contro Letizia Moratti. Letizia Moratti contro Roberto Lassini (l’autore dei famigerati manifesti magistrati uguale Br). La Lega è alla finestra ma se proprio deve dire qualcosa la dice anche lei contro Lassini. A Milano quelli del Pdl sembrano matti, come d’altronde ha titolato ieri Libero. In realtà non è difficile vedere dietro le fibrillazioni milanesi un serio problema politico: prevale la linea dura della Santanché-Lassini, con Berlusconi sullo sfondo, contro un atteggiamento diverso, impersonato da una Moratti in difficoltà e alla ricerca di consensi moderati che però in questa situazione difficilmente le arriveranno. A Roma le cose non vanno meglio: lo scontro con Tremonti è solo rimandato a dopo le amministrative ma è chiaro che il ministro non intende piegarsi.

da Europa Quotidiano 23.04.11

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Come perdere le elezioni in ogni caso

Vittorio Feltri è disperato. E se è disperato Vittorio Feltri, vuol dire che le cose si mettono veramente male. Certo è buffo, il direttore di Libero: dopo aver appiccato per più di un anno il fuoco nell’accampamento del centrodestra, oggi si stupisce del vandalismo generalizzato.
Eppure lo dovrebbe sapere: a forza di denunciare ed espellere le quinte colonne, l’epurazione diventa ossessiva e compulsiva.
Ecco allora Feltri, e come lui altri incendiari come Gasparri, angosciarsi per il suicidio di massa del Pdl milanese in piena campagna elettorale; e far finta di non capire da dove parta il siluro lanciato dal superberlusconiano Galan contro il ministro Tremonti, per il tramite del Giornale (Feltri lo sa, e l’ha anche raccontato in altre occasioni: è escluso che Sallusti prenda un’iniziativa come quella dell’intervista a Galan senza avvertirne l’editore).
In realtà, lo stato convulsivo non è più la patologia bensì la condizione fisiologica del Pdl. Nessuno qui dà Berlusconi né per sconfitto né per finito, e il centrosinistra ha archiviato spallate e ribaltoni.
Ma la situazione era simile anche un anno fa, quando inatteso scoppiò il bubbone Fini. Evidentemente il centrodestra, bravo a compattarsi negli scontri frontali, si squaglia quando viene lasciato solo a fare i conti con i suoi incubi. La follia milanese è figlia della fiducia accordata a gente che tra l’altro non c’entra con la storia di Forza Italia, tipo Santanchè, e potrebbe anche concorrere a una sconfitta: è chiaro ormai, Moratti mostra di saperlo, che solo la Lega può farla vincere, con le ovvie conseguenze in termini di ulteriore scivolamento del potere, lontano dai la Russa e dai Formigoni.
Ma ciò che è successo a Roma, nel triangolo Galan-Tremonti-Berlusconi, è gravido di conseguenze perfino peggiori. Aver messo il superministro dell’economia spalle al muro vuol dire che le amministrative saranno devastanti in caso di sconfitta, ma inutili in caso di vittoria, perché in qualsiasi day after lo scontro sarà violento. Come del resto accadde nel 2010, quando la vittoria nelle Regionali non impedì la deflagrazione del caso Fini.

da Europa Quotidiano 23.04.11