Da alcune settimane due populismi si scontrano in Europa offrendo uno spettacolo tutt´altro che edificante. Direi miserabile. L´aggettivo non è troppo forte, perché al centro della contesa ci sono quei profughi, economici o politici, la classificazione è spesso cancellata dal dramma umano, che ogni giorno approdano sulle nostre sponde dopo avere visto affogare non di rado nelle acque del Mediterraneo figli, genitori, amici. Nelle stesse acque nelle quali noi europei cominceremo presto a fare i nostri bagni estivi.Il presidente del Consiglio ha definito quell´esodo uno «tsunami», cioè una catastrofe naturale, un fenomeno maturato nelle viscere del Mediterraneo e quindi senza volto. Insomma, una sciagura da scongiurare. Francia e Italia si comportano appunto come se quei profughi fossero un´onda di maremoto.
La tenzone tra i due populismi ha assunto toni grotteschi nelle ultime ore a Ventimiglia, al confine tra Francia e Italia, dove di solito transitano fortunati turisti o pendolari del posto tra la nostra Riviera e la Costa Azzurra, e dove hanno fatto irruzione gruppi di quei profughi reduci dalla spesso tragica traversata del Mediterraneo. Il governo italiano li ha dotati di permessi provvisori a suo avviso conformi agli accordi di Schengen. Ma il governo parigino, tramite il prefetto delle Alpi Marittime, ha impedito senza preavviso ai treni provenienti dall´Italia di varcare la frontiera, al fine di impedire il loro ingresso in Francia.
Due comportamenti che offrono, in egual misura, un´immagine non certo nobile dell´Europa. Non è per motivi umanitari che il governo italiano ha dotato i migranti, per lo più tunisini, di permessi non riconosciuti validi, a torto o a ragione, dai francesi. Si tratta di una evidente, furba mossa per sbarazzarsene. Ed è per un´altrettanto furba mossa che il prefetto delle Alpi Marittime, ubbidendo al suo ministro dell´ Interno, ha adottato l´interpretazione parigina degli accordi di Schengen, o ha preso come pretesto la modesta manifestazione franco-italiana in favore dei migranti in corso a Ventimiglia, per respingere i tunisini, molti dei quali hanno parenti in Francia.
Da parte italiana ci si è risentiti anche perché autentici cittadini della Repubblica italiana non hanno potuto varcare il confine, per via dei treni sospesi. Al colmo dell´indignazione, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha chiesto al nostro ambasciatore di esprimere una ferma protesta al governo francese. Un incidente diplomatico prodotto da due meschine furbizie a confronto, che interviene in un momento di difficili rapporti tra Roma e Parigi, ed anche di isolamento di Roma nell´Unione europea, dove si evita spesso di familiarizzare con l´odierna Italia politica.
Una crescente ondata di populismo accomuna Italia e Francia e al tempo stesso inasprisce il loro dissenso. A Roma il governo dipende da un partito xenofobo, indispensabile alla maggioranza parlamentare, e solerte nell´alimentare i sentimenti contro gli immigrati. Un dirigente della Lega occupa addirittura il ministero dell´ Interno.
A Parigi, a un anno dalle elezioni presidenziali, Nicolas Sarkozy conosce i peggiori sondaggi. L´ultimo gli aggiudica il 28 per cento dei consensi, un quoziente che potrebbe annunciare un´impossibile riconferma alla testa della Quinta Repubblica, nel caso Sarkozy intendesse riproporsi. E che, in tal caso, non esclude neppure un´umiliante eliminazione al primo turno. Quest´ultima ipotesi potrebbe avverarsi se la candidata del Front National, Marine Le Pen, andasse al voto decisivo del secondo turno con il campione della sinistra, ancora da designare.
Nicolas Sarkozy cerca dunque di recuperare i voti dell´estrema destra. I quali decisero la sua elezione quattro anni or sono, ma che, stando ai sondaggi, sarebbero stati riassorbiti nel frattempo dal Front National, da quando la figlia di Jean-Marie Le Pen, il fondatore, ha rinnovato, modernizzato, il discorso dell´ormai vecchio padre. A differenza della Lega, xenofoba ma anche anti-nazionale, il Front National è xenofobo e nazionalista. Entrambi i partiti hanno in comune l´avversione per gli immigrati. Ed è insistendo su questo tema, sia pur nei limiti impostigli dalla carica, che Nicolas Sarkozy spera di recuperare i consensi perduti. Il suo discorso ha compiuto una sterzata in direzione dell´estrema destra. Il rifiuto dei profughi dirottati verso la Francia dal governo italiano è l´evidente conseguenza dell´attuale politica di Sarkozy. Non a caso il suo ministro dell´ Interno ha appena proposto di ridurre anche il numero degli immigrati legali.
Cosi i due populismi giocano con i migranti come se fossero una calamità, come se fossero oggetti destinati a far perdere voti. La Lega governa a Roma e il Front National minaccia politicamente il presidente a Parigi. Umberto Bossi appoggia la ridicola idea di boicottare champagne e camembert; e il prefetto delle Alpi Marittime, ubbidendo a ordini superiori, ferma i treni italiani alla frontiera.
La Repubblica 18.04.11
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“Gli affari, la guerra e gli immigrati quei muri che dividono Roma e Parigi”, di Anais Ginori
Si litiga su tutto, anche se in Italia ogni disputa viene amplificata e in Francia snobbata. Tra una settimana il vertice bilaterale Berlusconi-Sarkozy: sherpa già al lavoro per smussare i toni. Ormai è diventata una faccenda di muri, reali o immaginari. Di qui, la frontiera di Ventimiglia che la Francia ha trasformato in una fortezza. Agenti in assetto anti-sommossa per non far passare i migranti clandestini che l´Italia ha legalizzato a tempo, con l´implicito obiettivo di mandarli oltreconfine. Dall´altra parte, il governo di Roma che sta cercando di fermare tutt´altro tipo di invasione, l´assalto di colossi come Lactalis accusati di voler “colonizzare” l´economia della penisola. I precedenti non mancano. Dall´ingresso di Air France in Alitalia, passando per il gruppo Bnp-Paribas che ha acquistato Bnl, fino all´ultimo colpo: il patron del lusso Bernard Arnault che diventa proprietario di Bulgari.
L´influenza del mondo economico francese in Italia cresce – impossibile non notare l´ascesa di Vincent Bolloré, finanziere vicino a Sarkozy – mentre è difficile affermare il contrario. No pasaran. Ecco l´altra barriera eretta in questi giorni, la legge anti-scalate voluta da Giulio Tremonti. Per ironia del destino, il ministro dell´Economia si ispira a un provvedimento varato da Parigi cinque anni fa nel tentativo di contrastare le pretese di Enel su Suez. Nonostante i proclami, la pax energetica è sempre più lontana. Basta ricordare gli ultimi attriti sull´accordo nucleare e il siluramento dell´amministratore delegato di Edison, Umberto Quadrino, da parte di Edf.
A complicare le cose, c´è una questione di forma. In Italia si urla al “nemico” straniero, la Lega lancia appelli al boicottaggio. In Francia, invece, è quasi impossibile trovare tracce della guerra in corso. Per i quotidiani francesi i vari dissidi finiscono in brevi articoli e raramente contengono reazioni ufficiali. Roma appare sempre più distante. Tanto che il 19 marzo Sarkozy ha tralasciato di avvertire Berlusconi dell´imminente attacco alleato in Libia. I rapporti tra i due sono tesi, e non da oggi. Si assomigliano, ma non si sopportano. L´Eliseo ostenta una certa distrazione persino nel rispettare il protocollo nei confronti dell´Italia. Negli ultimi mesi, i diplomatici hanno collezionato una lista di piccoli sgarbi e gaffe da parte dei francesi.
«Sarkozy non conosce, né ama particolarmente l´Italia» racconta una persona che ha lavorato vicino al presidente francese. Quando era giovane e passava le vacanze in Corsica l´attuale presidente scherzava con gli amici: «Prendiamo la barca per andare in Sardegna a mangiarci una pizza». Un misto di pregiudizi e ignoranza, che spiegano in parte l´indifferenza di oggi. Non aiuta la cordiale antipatia di Carla Bruni per il Cavaliere. La première dame non ha fatto nulla per nasconderlo, ed è entrata per questo nel mirino dei giornali della famiglia Berlusconi. «Sono felice di non essere più italiana» aveva detto nel 2008 dopo che il nostro premier aveva definito «abbronzato» Obama. Poi Carlà si è corretta, ha mantenuto la cittadinanza, ma ha sistematicamente evitato gli incontri con il presidente del Consiglio, fino a organizzarsi un programma autonomo durante il G8 dell´Aquila, scavalcando quello ufficiale riservato alle first ladies.
Cherchez la femme. «Come sta Carlà?» è la prima battuta che Berlusconi ha rivolto qualche giorno fa al corrispondente di Le Monde, Philippe Ridet. Il premier si è agitato molto per buttare acqua sul fuoco. «I rapporti con la Francia sono ottimi, supereremo i pochi disaccordi» ha detto, ricordando di aver conosciuto Sarkozy quando faceva l´avvocato di Bouygues e lui era un potente azionista del gruppo. Da una parte il gallismo del presidente francese, dall´altra lo strabordante ego del premier italiano. Tra una settimana, Sarkozy arriverà a Roma per il consueto vertice bilaterale. Gli sherpa sono al lavoro per smussare i toni e salvare le apparenze. Sul tavolo molti dossier, tra cui quello dell´immigrazione, e una reciproca dose di diffidenza. Una volta che sono stati tirati su, i muri diventano difficili da abbattere.
La Repubblica 18.04.11