Tra 7mila, lo dice Alfano, e 15mila, secondo i calcoli del Csm. L’impatto sui processi in corso delle norme sulla prescrizione breve è ancora oggetto di valutazione, ma per il ministro della Giustizia Angelino Alfano gli effetti dovrebbero essere circoscritti a non più dello 0,2% dei procedimenti penali aperti che sono in tutto 3 milioni e 290mila in tutti i gradi di giudizio, colpiti dal 5% di prescrizione all’anno. La norma però riguarderà solo i processi di primo grado e le relative prescrizioni che sono state in tutto 125mila nel corso del 2009; inoltre il beneficio interessa unicamente gli imputati incensurati che, sulla base dei dati del casellario, rappresentano circa il 55% dei condannati. Risultato, circa 7mila procedimenti fulminati; un dato che il Csm, che valuta la norma come una «sostanziale amnistia», raddoppia sia pure informalmente portandola a 15mila ma allargando la stima anche all’appello.
Alfano, dopo avere ricordato che circa 100mila delle prescrizioni annuali si verificano nella fase delle indagini, «per una selezione di gravità operata dal pubblico ministero», in ogni caso minimizza e sottolinea provocatoriamente (dimenticando però che l’ultimo intervento sui termini di prescrizione è stato effettuato nel 2005 con la legge ex Cirielli da una maggioranza di centrodestra) che pochi dei processi a rischio di prescrizione avrebbero evitato di essere cancellati se anche la norma sulla prescrizione breve non fosse stata
Di fatto a esserne interessato sarà il processo che vede il premier Silvio Berlusconi imputato a Milano per corruzione in atti giudiziari che con una pena massima di 8 anni, innalzabili di un quarto sino a 10, vedrà ridotto di 6 mesi, quindi a 9 anni e 4 mesi, il tempo per la prescrizione. Così un processo che si sarebbe prescritto tra poco meno di un anno, con almeno una sentenza di primo grado, finirà invece prima dell’estate.
Ma il ministero della Giustizia ha fatto anche il punto su alcuni processi in corso di forte impatto. Così per il disastro di Viareggio del giugno 2009 la prescrizione (accusa di omicidio colposo plurimo) scatterebbe nel 2044; nel 2021 per gli incensurati nel procedimento per i reati legati al terremoto dell’Aquila; per le lesioni volontarie, caso Santa Rita a Milano, si passerebbe da 8 anni e 9 mesi a 8 anni e 2 mesi; per il caso Parmalat, bancarotta fraudolenta aggravata, si passerebbe da 18 anni e 9 mesi a 17 anni e 6 mesi.
In generale, ragionando sui reati, la limatura determinata dalla riduzione del surplus di durata del processo determinato dai cosiddetti atti interruttivi, interesserebbe aggiotaggio e market abuse, ma anche la corruzione, che andrebbero da 7 anni e 6 mesi a 7 anni; furto pluriaggravato, usura e violenza sessuale passerebbero dagli attuali 12 anni e 6 mesi a poco più di 11 anni e 6 mesi. Per delitti molto gravi come l’omicidio colposo in violazione delle norme sulla circolazione stradale e sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro la prescrizione scenderebbe da 17 anni e 6 mesi a 16 anni e 4 mesi.
Il Sole 24 Ore 14.04.11
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I familiari delle vittime: “Vergognatevi”, di Giovanna Casadio
Monetine alla Santanché. Bossi contestato al grido di “ladrone”. “Alfano dice che riguarderà lo 0,2% dei processi, ma se è così perché l´approvano?”
La folla a Paniz: “Hai votato che Ruby era la nipote di Mubarak, non sei credibile. «Vergogna» sono venuti a gridarlo da L´Aquila, da Viareggio, da Livorno e Genova. Sono i familiari delle vittime dei processi che la prescrizione breve aiuterà ad archiviare. Come se niente sia mai successo. Scandiscono con le loro storie il rush finale della legge in aula, alla Camera. Loro, fuori, si alternano al megafono, con i parlamentari di Italia dei valori, del Pd, di Fli, di Sel, Rifondazione e dei Verdi, del Popolo viola, di Giustizia e Libertà, di chi vuole partecipare semplicemente. Piazza Montecitorio – nello spicchio che è riservato ai manifestanti – è protesta e rabbia.
Esce dal Parlamento Bossi subito dopo l´approvazione della legge, e la piazza esplode in un boato: «Ladrone, venduto: Lega ladrona, l´Italia non perdona». Cori di «Italo, Italo», per invitare Bocchino a parlare in piazza. Ci sono gli striscioni delle associazioni, le bandiere dei partiti. Spunta un cartello: «Habemus Papi»; le urla di «mafiosi, mafiosi» si fanno più forti.
Entra poco prima delle 15, Niccolò Ghedini l´avvocato di Berlusconi, dall´ingresso secondario di via della Missione, per evitare i fischi. Daniela Santanchè invece si prende un altro lancio di monetine, un coro di insulti, di «vergogna, bugiarda», mentre si ferma davanti alle telecamere, poco distante dal sit-in, e dice: «Ho rassicurato una madre di Viareggio… «. La madre di Viareggio è Daniela Rombi e sua figlia Emanuela, che aveva 21 anni, è stata spazzata via con le altre 31 vittime del treno-bomba. «Non ci prendano per grulli – ripete Daniela – l´ho detto anche a Paniz e alla Bergamini che noi sappiamo bene che processi complessi come quello di Viareggio, e come tanti altri, sono destinati a restare senza colpevoli e le vittime senza giustizia con la prescrizione abbreviata». Maurizio Paniz e Deborah Bergamini infatti hanno voluto incontrare l´associazione “Il mondo che vorrei”. Maurizio Paniz, l´artefice del processo breve, è andato anche in piazza, per una dichiarazione ai tg, e i manifestanti gli hanno gridato: “Vieni dai cittadini a spiegare le cose”. Lui ha avuto fegato, lo riconoscono i manifestanti, e ha preso il megafono: «Fidatevi, L´Aquila e Viareggio non saranno cancellati dalla prescrizione breve. Lo giuro… «. Ma la piazza lo ha sommerso di fischi: «Vergogna, hai votato che Ruby era la nipote di Mubarak, chi ti può credere?».
Steso per terra, più grande di tutti, è lo striscione con le foto degli studenti che il terremoto dell´Aquila si è portati via. «Nicola è quello, il terzo da destra». Nicola era iscritto in Biotecnologia. Il padre Sergio Bianchi ne indica l´immagine. Nessuno lo calpesta quello striscione, neppure nella ressa della gente che va e viene, delle contestazioni e delle grida. «Figuriamoci se permetteremo che qualcuno calpesti quelle morti». La prescrizione breve significherebbe questo – afferma Bianchi, presidente dell´Associazione vittime universitarie del sisma – Ci tolgono la cosa che ci resta, cioè avere giustizia. Alfano dice che riguarderà lo 0,2% dei processi, ma se è così, è davvero inutile che sia stato fatto il disegno di legge. È una giornata bruttissima, ci impediranno di capire perché i nostri figli sono morti». Gianfranco Mascia va dai poliziotti schierati a ringraziarli: «Siamo noi che abbiamo bisogno di essere protetti da quei mafiosi che ci sono là dentro, in Parlamento e quindi vi ringraziamo». Nessuno vuole lasciare la piazza. Gloria Puccetti, madre di Matteo morto per un incidente sul lavoro, qui con il comitato di Viareggio, ammette che sarebbero dovuti essere molti di più in piazza: «Ma tanti non sono venuti, non è facile mobilitarsi sempre». Uno dei “grillini” si presenta con una scopa per invitare a «fare pulizia» e a un sit-in il 16 aprile a Roma.
La Repubblica 14.04.11
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“Piango una sorella e due nipotini lo faccio per loro”
«L´unica consolazione che ci rimane è trovare i responsabili: oggi ci vogliono togliere anche quella, siamo davvero disperati». Andrea Maccioni ha al collo una foto della sorella Stefania, che aveva 39 anni e dei due nipotini, Lorenzo di 2 e Luca di 5. È l´ingrandimento dell´ultima immagine di vita felice prima che il treno-bomba piombasse a Viareggio sulla loro casa. «Quando si parla delle 32 vittime di Viareggio si dice “strage ferroviaria”, ma il treno non l´aveva preso nessuno…», dice. Con questa legge sulla prescrizione breve, a Viareggio il 29 giugno del 2009 «non sarà accaduto niente quando bruciarono vive 32 persone che stavano riposando nelle loro abitazioni». Non ci crede Andrea alle rassicurazioni sull´iter del processo che va avanti lo stesso: «Se non cambia nulla, non facciano la legge. Chi glielo dice a mia madre, che sua figlia e i suoi nipoti non avranno neppure giustizia?».
La Republica 14.04.11
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“Il tempo si è fermato vent´anni fa: il dolore non si prescrive mai”
È vero che per la Moby Prince – il traghetto che il 10 aprile del 1991 si scontrò con una petroliera appena fuori del porto di Livorno, «ingiustizia è stata già fatta», nel senso che i processi si sono fatti ma senza alcun colpevole. Ma Loris Rispoli, che lì ha perso la sorella Liliana di 29 anni, («il tempo per noi quel giorno si è fermato»), è al sit-in dei parenti delle vittime contro la prescrizione breve. Per tre ragioni. «La prima è che non si prescrive il dolore, mai. Quindi il governo e la maggioranza facciano un passo indietro». La seconda, è che «io voglio un processo giusto, noi siamo sempre in attesa che si condannino i colpevoli, ma alla nostra tragedia sono seguiti solo omissioni, scaricabarile, impunibilità». In terzo luogo «sono qui per solidarietà». Con gli altri familiari esibisce questo striscione: «140 vittime, nessun colpevole. Se questa è giustizia…».
La Repubblica 14.04.11
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“Ho perso il nipote il processo sarà lungo non avremo giustizia”
«Sono morti per la mancanza di regole, i nostri ragazzi». Antonietta Centofanti è l´anima del comitato dei familiari delle vittime della Casa dello studente dell´Aquila e la zia di Davide, 19 anni, «il nostro piccoletto», che si trovava lì la notte del 6 aprile perché aveva deciso di accelerare con gli esami. «Non poteva perdere i crediti, per via della borsa di studio, aveva superato Analisi I, e avrebbe dato Analisi II, era iscritto in Ingegneria. Il nostro processo per il terremoto dell´Aquila è complicato con undici imputati, una marea di periti, di consulenti, un pool di avvocati. Nell´ultima udienza, sabato scorso il giudice ci ha detto: «Non facciamoci illusioni, ci vorranno vent´anni, sarà lunga e difficile… La prescrizione breve non permetterà di avere giustizia. Il giudice mette le udienze al sabato, così nessuno può accampare scuse e non presentarsi».
La Repubblica 14.04.11