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Conflitto di competenza. Il caso Ruby affidato al Tribunale dei Ministri

Castagnetti: “Volete che oggi il Parlamento dica che Ruby è la nipote di Mubarak? C’è un limite per tutto e per tutti che non può essere superato, quello del buonsenso e della responsabilità”. Cosa non si fa per salvare il premier da tutti i processi pendenti a suo carico. Oggi alla Camera la maggioranza ha fatto passare l’ennesimo strappo alle istituzioni dopo il voto sul conflitto di attribuzione tra il Tribunale dei Ministri e quello di Milano sul caro Ruby. Con 314 sì e 302 no, il Pdl, la Lega e i Responsabili hanno blindato Berlusconi dal giudizio dei Pm milanesi lasciando la competenza al solo Tribunale dei Ministri.

Ecco l’intervento di Pierluigi Castagnetti in Aula:

Signor Presidente, ho molto rispetto per il parere espresso a maggioranza dalla Giunta per le autorizzazioni, che ho l’onore di presiedere, ma ciò non mi impedisce di esprimere la mia opinione. La mia, anzi, la nostra opinione è che il provvedimento che la Camera si accinge ad assumere sia totalmente privo dei presupposti di legittimità.

Non è vero, infatti, che Berlusconi ha agito nell’interesse dello Stato, come richiederebbe la legge costituzionale n. 1 del 1989, quando ha telefonato alla questura di Milano o quando ha organizzato le serate di Arcore. Lì c’era di tutto e di più, tranne che l’interesse dello Stato. Non può configurarsi, dunque, alcun conflitto tra Camera e magistratura poiché la competenza a qualificare la ministerialità dei reati è indiscutibilmente posta in capo alla magistratura. Lo dicono gli articoli 96 e 101 della Costituzione, la dottrina e la giurisprudenza consolidata. Basterebbe vedere le sentenze della Corte di cassazione sui casi De Lorenzo, De Michelis, Matteoli e Mastella.

La recente sentenza su quest’ultimo caso, poi, è inequivocabile. La suprema Corte dice infatti «l’affermazione della Corte costituzionale secondo cui all’organo parlamentare non può essere sottratta una propria autonoma valutazione della natura ministeriale o meno dei reati oggetto di indagine giudiziaria, non può essere intesa nel senso di negare all’autorità giudiziaria procedente la potestà esclusiva – lo ripeto, la potestà esclusiva – di qualificare la natura del reato». Se le cose stanno così perché allora, cari capigruppo di maggioranza, avete avanzato questa istanza di conflitto dinanzi alla Corte e volete deliberarla proprio oggi, alla vigilia della prima udienza del processo? Sicuramente per assecondare la strategia difensiva degli avvocati del Presidente Berlusconi: dopo le leggi ad personam per evitare i processi, ora anche i provvedimenti ad defensorem per aiutare il lavoro degli avvocati!

Cari colleghi di maggioranza, state trasformando il Parlamento in una sorta di collegio difensivo allargato. Questa è la violenza che state consumando ai danni di questa istituzione. Pur essendo consapevoli dell’assoluta inconsistenza giuridica di questo atto, volete creare, comunque, le condizioni per un conflitto tra istituzioni di cui, in questo momento, il Paese non sente certo la necessità. Sapete, infatti, che il tribunale di Milano non potrà sospendere il processo e a quel punto sarete pronti ad attivare un’altra polemica contro la magistratura che non rispetta il Parlamento. Create l’incidente appositamente perché volete creare uno stato di conflitto permanente fra le istituzioni.

Ma, di più, non rinunciate a sperare che, per qualche cabala interna alla Corte costituzionale, il processo possa, prima o poi, passare nelle mani del cosiddetto Tribunale dei Ministri, il quale, per procedere, dovrà chiedere l’autorizzazione a questa Camera, autorizzazione che voi negherete. Se non è vero che avete questa riserva mentale, dovete dirlo qui! Diteci che vi basta il cambio del giudice e a quel punto autorizzerete il processo. In effetti è questo che avete in mente: cambiamo il giudice, perché il nuovo giudice deve chiedere l’autorizzazione alla Camera, che la nega e così finisce il processo e Berlusconi potrà dire, ancora una volta, che è stato assolto. Ma non assolto da un giudice, bensì dalla forza dei numeri di quest’Aula.

Ma la forza dei numeri, se non è accompagnata da quella della ragione e della giustizia, come ci ricordano i padri del pensiero liberale e del moderno costituzionalismo, da Coke ad Hayek, sino ai nostri Carnelutti, Mortati e Paladin, la forza dei numeri se non è accompagnata da quella della ragione non crea il diritto, lo offende. Volete che oggi il Parlamento dica ciò che nessun italiano è disposto credere, cioè che la sedicente Ruby è la nipote di Mubarak? Follia! Ma se anche per un solo minuto volessimo stare a questo gioco sconsiderato, dovreste dirci perché mai la nipote di un Capo di Stato straniero, minorenne, denunciata per furto in un tempo che non è il Medioevo, in un Paese che non è lo Zimbabwe dovrebbe essere sottratta all’autorità della polizia e alla magistratura perché mai il suo ignaro zio, in caso contrario, avrebbe dovuto aprire un conflitto internazionale? C’è un limite per tutto e per tutti che non può essere superato, quello del buonsenso e della responsabilità.

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