Un’interrogazione dei deputati PD chiede al ministro Gelmini di procedere ad un piano straordinario di immissioni in ruolo e di bloccare la terza tranche dei tagli dei posti in organico. L’alternativa? Una marea di cause di lavoro dei docenti precari e oneri miliardari per lo Stato. Che la Gelmini sbagli, che il governo tutto sbagli, ora arrivano a certificarlo anche i giudici e la sentenza del tribunale del lavoro di Genova dello scorso 25 marzo, che ha condannato il Ministero dell’istruzione a risarcire quindici lavoratori con contratto a tempo determinato, è una sorta di bomba a orologeria per il ministro peggiore (insieme a Letizia Moratti) della storia repubblicana del nostro Paese.
I magistrati liguri, infatti, hanno riconosciuto la possibilità della ricostruzione di carriera, l’illegittimità dei contratti a termine e i danni derivanti dalla mancata nomina a tempo indeterminato con la previsione per ciascuno dei quindici ricorrenti di un risarcimento di circa 30 mila euro. Complessivamente il costo del risarcimento a carico dell’erario ammonta a circa 500 mila euro.
I deputati Pd Manuela Ghizzoni, Ventura, Maria Coscia, Rosa De Pasquale, Caterina Pes, Antonino Russo, Alessandra Siragusa e Luigi Nicolais, in una interrogazione rivolta a Gelmini, scrivono che la decisione del tribunale di Genova si fonda sul mancato rispetto da parte del Ministero della direttiva dell’Unione europea 1999/70/CE che prevede che un contratto a tempo determinato possa essere prorogato non più di una volta, che la durata totale di uno o più contratti a tempo determinato non possa superare i tre anni e che uno o più contratti di durata superiore ai tre anni siano considerati contratti a durata indeterminata. E gli insegnanti precari liguri che hanno vinto davanti al tribunale del Lavoro, avevano contrati a tempo determinato reiterati da tre a dieci anni.
Nell’interrogazione si legge anche che “nell’anno scolastico 2010-2011 risultano in servizio a tempo determinato 113.348 docenti, di cui 89.931 con contratto fino al termine delle lezioni, e 51.402 unità di personale amministrativo, tecnico e ausiliario” e se la sentenza del tribunale del Lavoro fosse estesa a tutto il personale della scuola a tempo determinato che volesse intraprendere analoghe azioni legali, per lo Stato l’onere potrebbe aggirarsi tra i 4 e i 6 miliardi di euro.
Si può lavorare per scongiurare questa costosissima eventualità? Nei giorni scorsi Francesca Puglisi, responsabile Scuola del PD, aveva invitato il governo ad accoglierre subito la proposta del Partito Democratico di assunzione degli insegnanti precari, come già previsto dal governo Prodi, con una operazione a costo quasi zero per le casse dello Stato.
I deputati del Pd nell’interrogazione impostano questo ragionamento: “nei prossimi tre anni andranno in pensione all’incirca 70.000 docenti con una fascia retributiva media di 28/35 anni di servizio. Il costo di tale personale in ruolo è pari a circa tre miliardi di euro: se le cattedre lasciate libere venissero coperte con l’assunzione di personale attualmente occupato con contratti a tempo determinato (e venisse loro ricostruita la carriera), lo Stato sosterrebbe un costo stimato di 2 miliardi e mezzo di euro, con un risparmio di circa 500 milioni di euro”.
Inoltre, proseguono i parlamentari democratici, “un piano straordinario di immissione in ruolo non avrebbe solo un vantaggio economico e di tutela dei docenti che da anni assolvono, pur in una condizione di precariato, al delicato compito dell’insegnamento e dei servizi ausiliari e di segreteria, ma consentirebbe soprattutto di garantire agli alunni quella continuità didattica indispensabile per il miglioramento dei livelli di apprendimento e per l’innalzamento della qualità del sistema di istruzione. In tale senso era stato predisposto il piano triennale di assunzioni, previsto dal Governo Prodi nella legge finanziaria per il 2007, che disponeva l’immissione in ruolo di 150.000 docenti e 20.000 unità di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, prefigurando l’esaurimento – di fatto – delle graduatorie ad esaurimento”.
Ecco perché il PD chiede al ministro Gelmini di procedere ad un piano straordinario di immissioni in ruolo e di bloccare la terza tranche dei tagli dei posti in organico, ennesima iattura per la scuola pubblica.
da www.orizzontescuola.it