Il principe Antonio De Curtis ci aveva provato con la Fontana di Trevi nel celebre Tototruffa. Cinquanta anni dopo il Governo Berlusconi è riuscito nell’opera con il Colosseo. Il nostro monumento più famoso al mondo è stato ceduto alla Tod’s, nel senso che l’Anfiteatro Flavio e la sua immagine non sono più liberamente utilizzabili dal ministero dei Beni Culturali. Se, per esempio, lo Stato volesse affittare il Colosseo a una società cinematografica o a una casa automobilistica per usarlo come location di uno spot o come sfondo per una campagna dovrebbe chiedere il permesso alla Tod’s e a un’associazione ancora da costituire da parte della società calzaturiera che rivestirà in essa un ruolo predominante. L’accordo stipulato il 27 gennaio scorso dal Commissario straordinario all’area archeologica di Roma, l’architetto Roberto Cecchi, e da Diego Della Valle prevede l’impegno da parte della società di pagare i lavori di restauro del Colosseo per complessivi 25 milioni di euro e in cambio riserva alla Tod’s il diritto esclusivo sull’utilizzazione commerciale dell’immagine del Colosseo e permette allo sponsor dei lavori di costruire un centro servizi nell’area archeologica più vincolata del mondo.
Oltre a una serie di diritti correlati come quello di apporre il marchio Tod’s sui cantieri del Colosseo e sui biglietti acquistati dai visitatori. L’accordo, descritto dalla stampa come un atto di puro mecenatismo del valore di 25 milioni di euro “presenta molti lati oscuri”, secondo il segretario generale della Uil Beni Culturali, Gianfranco Cerasoli. Il sindacalista ha presentato un esposto alla Procura di Roma e alla Procura della Corte dei Conti, per chiedere di accertare eventuali profili di illegittimità. Nell’esposto Cerasoli cita un primo effetto dell’accordo: la richiesta presentata al Ministero (e sospesa a causa dell’accordo con la Tod’s) della Volkswagen di usare il Colosseo per il lancio di un nuovo modello. “Il problema sta”, scrive Cerasoli nell’esposto, “nella errata e grave sottovalutazione fatta dal Commissario nella valutazione economica di un accordo che qualsiasi economista valuta superiore ad oltre 200 milioni di euro considerando l’esclusività concessa e la durata superiore ai 15 anni con un piano di comunicazione e di commercializzazione spendibile in tutto il mondo”.
Nell’articolo 4 dell’accordo si prevede che i “diritti concessi all’Associazione e allo Sponsor sono concessi senza limitazione territoriali e, pertanto sono esercitabili sia in Italia che all’estero”. La durata dei diritti in capo all’associazione è di 15 anni eventualmente prorogabili mentre i diritti dello sponsor Tod’s decorrono “dalla data di sottoscrizione dell’accordo e si protraggono per tutta la durata degli interventi di restauro e per i successivi due anni”. Il permesso per il lancio del nuovo modello della Volkswagen, insomma, potrebbe essere solo il primo di una lunga serie, come lo stesso Mario Resca, direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale del ministero, ha confermato nell’intervista che pubblichiamo sotto. Il Fatto ha contattato il Commissario straordinario Roberto Cecchi ma non ha avuto alcuna risposta. Fonti vicine alla Tod’s, invece, spiegano: “Ci stupiamo dello stupore. Una società quotata in borsa che investe 25 milioni di euro nel restauro di un monumento deve motivare agli azionisti il suo comportamento. Sarebbe assurdo non prevedere un’esclusiva in favore di Tod’s nel periodo dei lavori”. Secondo le fonti vicine alla Tod’s “l’accordo è un esempio da seguire perché porta un vantaggio al paese, che restaura il suo patrimonio senza spendere un euro, e alla società sponsor. Ma non si può pretendere di realizzare una simile operazione senza concedere l’esclusiva” La posizione di Tod’s è legittima.
Quello che lascia perplessi sono le modalità della stipula dell’accordo e la sua comunicazione. Il Commissario straordinario Roberto Cecchi aveva indetto una gara con scadenza il 30 ottobre del 2010 che effettivamente è andata deserta. Subito dopo però ha avviato le trattative solo con Tod’s, chiuse velocemente senza coinvolgere l’ufficio legislativo e il gabinetto del ministro né l’avvocatura. Anche la comunicazione dei contenuti dell’accordo è stata poco trasparente. L’allora ministro Sandro Bondi aveva parlato di “accordo storico”. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno aveva detto: “Della Valle fa un grande regalo all’Italia”. Mentre per il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta “Della Valle non è uno sponsor, ma un mecenate moderno”.
Tutto vero. L’accordo sottoscritto dal patron della Tod’s prevede effettivamente un onere importante per la sua azienda. Ma accanto al do esiste un importante des rimasto finora sotto traccia.
Da Il fatto Quotidiano 03.04.11
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Mario Resca, direttore generale ministero Beni culturali: “Rischiamo di perdere occasioni milionarie”
Mario Resca è un uomo forte del ministero ma più che un burocrate si sente un manager della cultura nella duplice veste di consigliere per le politiche museali e Direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale del ministero dei Beni culturali.
È stato spesso accusato di avere una visione troppo commerciale e berlusconiana del patrimonio artistico nazionale. Stavolta però l’ex amministratore delegato di Mc Donald’s Italia, scelto da Silvio Berlusconi per sfruttare al meglio i monumenti, è stato scavalcato a destra dal segretario generale del ministero Roberto Cecchi con il suo accordo con la Tod’s. Il Fatto Quotidiano gli ha chiesto un parere su quello che sta accadendo e lui non si è tirato indietro.
Direttore, è vero che lo Stato italiano non è più padrone di concedere il Colosseo a un’impresa che voglia usarlo per un evento come ha scoperto la Volkswagen, costretta a chiedere il permesso a Diego Della Valle?
È vero che c’è una proposta arrivata tramite un consulente del gruppo Volkswagen per avere la disponibilità dell’uso del Colosseo per un evento che riguarda il lancio di un nuovo modello. Effettivamente io ne ho parlato con Diego Della Valle e ora dovremmo vederci a breve perché, anche se il contratto non l’ho visto, mi sembra di capire che ci sia questo problema.
Il segretario della Uil Gianfranco Cerasoli sostiene che, solo questo evento della Volkswagen, poteva fruttare una cifra intorno al milione di euro.
No, la cifra è più bassa. Prima ci è stata scritta una lettera che conteneva un’offerta molto più bassa. Poi a voce mi è stata fatta un’ipotesi che, in caso di accordo poteva arrivare a un ammontare molto più alto, fino a una cifra di 500 mila euro. Ma non c’è stata negoziazione perché devo prima incontrare Diego Della Valle per capire bene come si possa risolvere questo problema.
Non ritiene che l’uso del Colosseo e del suo sfruttamento commerciale sia stato concesso in esclusiva per 15 anni con troppa leggerezza?
Guardi, l’unica cosa che posso dirle è che, da quando sono arrivato, io ho sempre detto che bisogna attrarre i privati perché è sempre un fatto positivo. I privati possono mettere soldi e competenze. Ad esempio ad Ercolano da dieci anni collaboriamo con la Fondazione Packard (David Woodley Packard, con la sua fondazione Packard Humanities Institute Ndr) che però ha fatto mecenatismo puro. Ha messo denari e ha messo competenze ed Ercolano è un esempio molto positivo.
È vero che in questo caso non l’hanno coinvolta e non hanno coinvolto nemmeno il gabinetto del ministro e il suo ufficio legislativo?
Preferirei non parlare di questo argomento. In fondo io non ho competenza perché ricade sotto il commissario straordinario, l’architetto Roberto Cecchi. C’è un decreto della presidenza del consiglio che gli dà i poteri.
La Volkswagen cosa voleva fare?
Voleva fare un lancio della nuova autovettura con una serie di serate all’infuori degli orari per invitare i loro distributori provenienti da tutte le parti del mondo. Poi però si è tutto bloccato e so che stanno valutando altre sedi europee. Peccato. Loro avevano un forte interesse perché lei capisce che il Colosseo è un’icona mondiale ma la cosa non è andata avanti e penso si stiano ritirando.
Il Colosseo secondo lei ha delle potenzialità di sfruttamento commerciale inespresse?
Ma certo. Lei pensi al Gladiatore. Siamo a dieci anni dall’uscita del film Il Gladiatore e abbiamo visto con grande chiarezza che certamente ci ha portato in tutto il mondo grandissima notorietà. Non a caso noi stiamo parlando adesso con Woody Allen perché vuole fare un film ambientato a Roma (il regista ha annunciato che trascorrerà l’estate nella Capitale per girare la sua nuova pellicola, ndr) e noi gli abbiamo detto che siamo disponibilissimi ad aiutarlo se ha bisogno di ambientazioni nei monumenti di Roma, musei. Lei immagini Il fantasma del Louvre quanto ha aiutato il Louvre. Io mi occupo di comunicazione e il mio obiettivo è proprio quello di portare più visitatori. Io da quando sono arrivato ho puntato su questo e il mio obiettivo non è la mercificazione ma l’avvicinamento dei monumenti al popolo. In due mesi abbiamo fatto più 27 per cento di visitatori.
Se Woody Allen volesse usare Il Colosseo, dovrebbe chiedere il permesso alla Tod’s?
Preferisco non rispondere. Chieda al ministero e al sottosegretario Giro. Io le posso dire solo che incontrerò Della Valle al ritorno dal mio viaggio negli Stati Uniti, tra un paio di settimane poiché abbiamo questa richiesta specifica della Volkswagen. Ci potrebbero essere i numeri uno del mondo in quell’evento e fare un party simile al Colosseo non sarebbe male.
Volkswagen ha rinunciato?
Io ho parlato due giorni fa con chi ha in mano la cosa e sono scoraggiati ma vediamo di risolverla. Io vorrei condividere con Della Valle una strategia di valorizzazione che la mia direzione generale ha in mente e che è lontana dalla mercificazione.
da Il fatto Quotidiano 03.04.11
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