La tregua è durata meno di ventiquattro ore. Dopo aver siglato l’accordo con il Viminale sul piano di accoglienza dei profughi, gli enti locali sono di nuovo sul piede di guerra con il ministro Maroni che ieri, in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri straordinario, ha spiegato che il piano messo a punto per accogliere i migranti sbarcati a Lampedusa prevede una «disponibilità di diecimila posti, in tutte le regioni italiane ad eccezione dell’Abruzzo».
Il piano, che prevede anche la realizzazione di alcune tendopoli, verrà illustrato questa mattina alle Regioni e agli enti locali in una riunione al Viminale ma anche se manca ancora l’ufficialità sui siti individuati per l’accoglienza dei migranti partiti da Lampedusa governatori sono già sul piede di guerra. Proteste che non sembrano interessare troppo Roberto Maroni «Atteggiamenti di rifiuto – ha spiegato il ministro – non possono essere giustificati: è un’emergenza grave che richiede il concorso di tutte le regioni». La lista, si diceva, è ancora top secret ma secondo indiscrezioni oltre alla tendopoli di Manduria prevederebbe siti in allestimento a Potenza, Santa Maria Capua Vetere, Pisa, in Veneto, in Liguria, Trentino e Valle d’Aosta.
Questa volta, però, l’unanimità registrata soltanto mercoledì sul piano profughi sembra un miraggio. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, è netto: «le Regioni non condividono le questioni relative alle tendopoli per gli immigrati irregolari: quella è una scelta unilaterale del Governo. Avevamo avanzato alcune proposte ma il governo che ci ha chiesto di intervenire solo sui profughi, e che sul resto avrebbe deciso lui». «L’impegno assunto riguarda l’emergenza profughi, non l’eventualità di allestire tendopoli per gli immigrati clandestini», dice senza esitazioni la governatrice del Lazio, Renata Polverini. «Siamo molto preoccupati dalle parole del ministro Maroni. Si concordano alcune cose e poi, il giorno dopo, dal governo ne vengono dette altre che sono al di fuori di qualunque intesa», sbotta il presidente della Basilicata, Vito De Filippo. Anche il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ricorda che al Viminale si è sempre parlato di profughi. Non dunque degli immigrati irregolari finora arrivati in Italia, soprattutto dalla Tunisia. «Questo – sottolinea Formigoni – è un problema che attiene integralmente al ministero dell’Interno, così come alla politica internazionale di tutti i paesi. A noi Regioni è stato chiesto di dare una mano solo e soltanto sulla questione dei profughi».
Duro anche il governatore della Regione Siciliana Raffaele Lombardo: «Così non si va da nessuna parte. La Sicilia dice no con forza alle scelte imposte dal governo nazionale e si dice invece pronta a dialogare su scelte condivise». E contro l’assenza di una adeguata concertazione nell’individuazione dei siti ha puntato il dito anche Lorenzo Guerini, sindaco di Lodi e rappresentante dell’Associazione nazionale dei Comuni nelle riunioni con il Viminale. «L’Anci ha fatto inserire una clausola per quanto riguarda l’individuazione dei siti dove dovranno essere ospitati i clandestini – spiegava ieri – La clausola prevede che gli Enti locali siano “sentiti” nella fase di individuazione degli stessi siti. Avevamo chiesto di riaprire la discussione per giungere a un accordo, registrando però la totale indisponibilità del governo».
L’ultima parola sulle tensioni questa mattina a Palazzo Chigi dove si riunirà la cabina di regia sull’immigrazione alla presenza dei ministri Roberto Maroni e Raffaele Fitto insieme ai rappresentanti delle Regioni, delle Province e dei Comuni. Sarà in quella sede che, con ogni probabilità, sarà anche fornito alle autonomie localil’elenco dei siti in cui accogliere chi arriverà in Italia.
L’Unità 01.04.11