Carmela e Maria Grazia si son date appuntamento alle otto di stamani al gazebo davanti all’ingresso principale del palazzo di Giustizia di Milano. Sono state convocate via sms dal coordinatore regionale del pdl Manlio Mantovani. «Finalmente» dice la signora Carmela, 65 anni, una per cui Berlusconi è «buono e basta» perchè lui «certe cose (i bunga bunga a pagamento, ndr)non può averle fatte». «Finalmente», perché qui al gazebo aspettano il presidente Berlusconi (che prima telefonerà alla trasmissione di Belpietro Mattino 5) dal 15 febbraio, da quando il gip decise il rito immediato per il processo Ruby. Da allora il gazebo ha aperto i battenti ogni mattina, ha esposto i suoi striscioni – «fuori la politica dalle aule di giustizia» – e stamani potrà coronare il sogno per cui ognuna di queste comparse viene anche ricompensata: 20 euro al giorno più bibita e panino. Compreso il nastrino azzurro da mettere sulla giacca per la contabilizzazione finale.
Lo staff di palazzo Chigi e i legali del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo confermano la sua presenza stamani in aula a Milano dopo un week end ad Arcore, presenti i medesimi avvocati, per ripassare il dossier Mediatrade – per cui stamani Berlusconi compare davanti al gip Maria Vicidomini – ma soprattutto il fascicolo Ruby che andrà in aula mercoledì prossimo 6 aprile. Si avvera così la promessa del processo del lunedì, annunciata il 5 marzo ma finora rinviata causa impegni istituzionali superiori. «Il Presidente ha bloccato il lunedì per tenersi libero e venire ai processi- annunciò Ghedini – per difendersi e dimostrare che nulla ha da temere». Del tutto casualmente il ritorno in un’aula di Tribunale otto anni dopo l’ultima apparizione (17 giugno 2003, processo Sme) avviene in un giorno e in un momento politico delicato quanto decisivo. E per un’udienza che vedrà il premier impegnato più fuori dall’aula a tenere comizi con la sua claque (non si hanno notizie di claque di segno opposto, evitando – si spera – la battaglia tra fischi e applausi) che dentro l’aula.
L’udienza preliminare Mediatrade, in cui il premier, il figlio Piersilvio e il presidente Mediaset Fedele Confalonieri rischiano l’imputazione per frode fiscale e appropriazione indebita, è l’ultimo dei processi sulle tv del Biscione. L’accusa, i pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, è convinta che negli anni novanta, Mediaset abbia pagato più del dovuto il mediatore Frank Agrama per l’acquisto dalle major Usa dei diritti dei film da trasmettere. La mediazione, secondo l’accusa, conteneva una provvista di circa 170 milioni di dollari rintracciata nei conti privati della galassia privata di Silvio Berlusconi di cui Frank Agrama sarebbe alla fine il socio occulto. Di tutto questo di discuterà nel segreto dell’udienza preliminare dove i giornalisti, meno che mai le telecamere, sono banditi per legge. Lo show sarà invece fuori. Il premier, come fanno trapelare i suoi, si presenterà con un messaggio: «La persecuzione è evidente, va avanti da 14 anni, ma io non mi sottraggo alla giustizia, rispetto la legge anche se si tratta di processi ridicoli». Più o meno quello che disse otto anni fa – «Questo processo è una farsa, una montatura, sono un perseguitato» – al processo Sme. Il giorno dopo, allora, il Parlamento approvò il primo degli scudi giudiziari per il premier.
In questa settimana l’aula di Montecitorio darà il via libera a tre tasselli importanti della strategia anti processuale del premier: prescrizione breve (che uccide proceso Mills e diritti tv prima parte), responsabilità civile dei magistrati e conflitto di attribuzione (è competente il Tribunale dei ministri e non il Tribunale ordinario) davanti alla Consulta per il processo Ruby. Analogie tra epoche lontane. Unica differenza sono i nuovi capelli spuntati sul capo del Capo.
L’Unità 28.03.11