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"Niente campionati perché sono disabile", di Antonio Giaimo

La delusione di Elisa: «Mi fanno sentire un’italiana di serie B» Elisa, esclusa dalle finali nazionali: per noi non ci sono soldi. Nel cuore il dolore e la rabbia per essere stata esclusa. Nella mente la determinazione a continuare ad andare avanti. Nelle gambe la forza di una campionessa. Nelle mani i trofei, coppe e medaglie. Elisa Trecastagne, 18 anni appena compiuti, nella la sua categoria, è salita sullo scalino più alto nei cento metri, titolo nazionale conquistato nel 2009 e quest’anno anche campionessa regionale di corsa campestre.

Studentessa modello del liceo Porporato di Pinerolo, benché abbia un deficit motorio, è una grande sportiva: è diventata anche arbitro di calcio. Vive a Villafranca con la sua famiglia, ma appena può chiudere i libri di scuola indossa la tuta verde e nera e corre nelle campagne del basso Pinerolese. Ma dal 17 marzo continua a dire che l’Italia è divisa in due, quella degli atleti normodotati che, passate le selezioni regionali, parteciperanno ai campionati nazionali e quelli diversamente abili, come lei, per la quale l’esperienza si è fermata al 10 marzo quando si è qualificata al primo posto nella corsa campestre che si è svolta a Santhià.

«Mi ero conquistata l’accesso alle finali nazionali del 19 e 20 marzo che si sono disputate in Veneto a Nove dei giochi sportivi studenteschi. Purtroppo però a noi è stata negata questa esperienza». Il motivo è uno solo: non c’erano più fondi per far partecipare 172 atleti diversamente abili. «Una vicenda che ha dell’incredibile, ma come è possibile che per gli altri concorrenti, quelli normodotati, il cui rapporto rispetto a noi sarà di dieci a uno, i quattrini si sono trovati e per noi niente?». Poi è scattata la scintilla che fa diventare quello di Elisa un caso: «Giovedì 17 stavo guardando in televisione i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Mi è venuto un nodo in gola, sono scoppiata a piangere. Mi sono sentita un’italiana esclusa e credo che questo sia il sentimento di tutti i ragazzi che come me credono nei valori dello sport e dell’amicizia. Questa è pura discriminazione».

Ed Elisa ha affidato questo sfogo a Facebook, il social-network ha fatto il resto, cassa di risonanza di una situazione a dir poco imbarazzante. Sì, perché la partecipazione dei disabili alle finali è prevista dal regolamento nazionale ed il Ministero ha delegato l’organizzazione di questa parte di attività alla Fidal, la federazione italiana di atletica leggera. Insomma c’è una compartecipazione nelle spese, il Ministero paga il trasporto e la Federazione la sistemazione in albergo ed il vitto. Una spesa che sembra intorno ai 45 mila euro, ma che non sarebbe stata reperita nei fondi di bilancio.

A cogliere il problema è stata la Hubschoolsport, una rete di scuole dell’arco alpino, che stanno realizzando un progetto finanziato dall’Ue, che vede nello sport un momento di integrazione. L’appello di Elisa è stato rilanciato anche da Manuela Ghizzoni (Pd), che nel puntare l’indice contro la Gelmini, ha trovato anche il sostegno bipartisan di Pdl e Lega. Prima ha pubblicato sul suo blog la vicenda e ha presentato una mozione, sottoscritta anche da Manuela Di Centa. L’iniziativa ha già avuto effetto: «Ci sono state due interrogazioni a Camera e Senato – conclude Elisa – e mi hanno detto che sarà sentita in audizione con altri alunni disabili dalla Commissione Cultura».

La Stampa 27.03.11

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