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I giovani invisibili tentati dalla destra

Ilvo Diamanti – La Repubblica

Raramente, nel corso delle campagne elettorali, abbiamo sentito parlare, tanto spesso, di “giovani”. E di giovinezza, gioventù. Raramente, in precedenza, i “giovani” sono stati esibiti, in modo altrettanto vistoso.
Come vessilli, feticci, bandiere. Testimonial della volontà dei partiti di cambiare. Se stessi. E, più in generale, la società. Incapace di rinnovarsi. Monca del futuro.

I giovani, da parte loro, seguono con attenzione la campagna elettorale sui media. Ne discutono in famiglia e con gli amici. Quasi metà di essi (fra 18 e 29 anni) afferma di interessarsi (molto o abbastanza) di politica, in questa fase. Dieci punti in più rispetto alla media generale degli elettori (indagine Demos, condotta nei giorni scorsi). Non è un caso che il tasso di incertezza elettorale, fra i giovani, sia il più basso, nella popolazione (lo conferma Renato Mannheimer, sul Corriere della Sera).

D´altronde, nell´ultimo decennio, hanno espresso grande capacità di mobilitarsi, su tematiche diverse: la scuola, il lavoro, la pace, la solidarietà. Un´abitudine che sembrano non aver perduto. Visto che, per migliorare la società, considerano utile (sondaggio Demos) partecipare a manifestazioni, impegnarsi nel mondo associativo e, perfino, nei partiti.

Tuttavia, negli ultimi anni il loro orientamento politico pare cambiato. Non rovesciato, intendiamoci. Piuttosto, modificato. Negli anni Novanta, infatti, il voto giovanile si era spostato decisamente a sinistra. In particolar modo (come hanno mostrato, in modo esplicito, le indagini di Itanes), alle elezioni del 2001 e, in misura più limitata, nel 2006.

Oggi, alla vigilia delle elezioni, si assiste a un sostanziale riallineamento tra le diverse posizioni. Fra i giovani (18-29 anni), infatti, prevale – di poco – l´alleanza guidata dal Pdl. Che supera di circa 5 punti quella guidata dal Pd (indicazioni coerenti provengono da sondaggi di Ipsos ed Eurisko). I due partiti maggiori, in effetti, si equivalgono. Per cui la distanza è determinata dagli apparentamenti. La base giovanile della Lega, infatti, è molto più consistente rispetto a quella dell´Italia dei valori. Non va trascurato, inoltre, che, fra i giovani, la Sinistra Arcobaleno – due anni fa alleata dell´Ulivo – dispone di un consenso rilevante: intorno all´8%.

L´esperienza del lavoro, secondo tradizione, sposta l´orientamento elettorale dei giovani verso destra. La condizione di studenti e un titolo di studio elevato spingono, invece, il voto più a sinistra. Ma in misura meno rilevante, rispetto al passato recente (rilevato dalle indagini di Itanes).

Fra coloro che votano per la prima volta, infine, il Pd e la Sinistra risalgono. Le distanze tra Berlusconi e Veltroni si annullano. Ciò suggerisce come lo slittamento a destra riguardi i giovani “più vecchi”.

Per alcune ragioni, che proviamo a elencare.
1. Insieme all´età, matura l´esperienza di lavoro. E lavorare (per quanto possa apparire singolare), soprattutto nel privato, induce a votare (maggiormente) a destra. D´altronde, il lavoro nel privato si svolge, ormai, prevalentemente in aziende di piccola dimensione. Inoltre, i giovani passano attraverso esperienze informali, individuali e intermittenti. Lontano dal sindacato. Peraltro, nel lavoro si sono affermati significati, valori e attori esterni alla sinistra: la flessibilità, l´imprenditorialità; Berlusconi.

2. Negli ultimi anni, soprattutto dopo le elezioni del 2006, la società italiana è stata scossa da un vero “collasso del futuro”, che ha visto i giovani protagonisti – involontari e controvoglia. Oggi, infatti, quasi due italiani su tre ritengono che i giovani, nel prossimo futuro, avranno una posizione sociale ed economica “peggiore” rispetto ai loro genitori. Quindici punti più di due anni fa.
Parallelamente, si è diffusa la (ragionevole) convinzione che la società impedisca ai giovani di occupare uno spazio adeguato alle loro aspettative e alle loro capacità. D´altronde, 7 italiani (e altrettanti giovani) su 10 non ritengono necessario conseguire una laurea per accedere a un´attività professionale remunerativa. La maggioranza delle persone (60%), invece, pensa che per trovare lavoro e fare carriera occorra ricorrere a raccomandazioni. Fra i più giovani questa convinzione è ancor più condivisa (66%).
Il senso del declino, che ha investito gli italiani, dunque, opprime i più giovani in modo particolare. Perché hanno il futuro davanti. Ma a loro appare un muro, difficile da valicare. Ciò li ha resi diffidenti verso i partiti. Soprattutto verso il governo di centrosinistra che li ha definiti “bamboccioni”. (Anche se per denunciare le colpe degli adulti).

3. L´antipolitica ha investito la politica e i partiti. Tutti. Ma in particolare quelli di centrosinistra, la cui base si è dimostrata, da subito, sensibile alla protesta del V-day. Il cui leader, Beppe Grillo, ottiene il consenso più ampio fra i giovani (soprattutto sopra i 25 anni). Anche per questo il peso degli elettori incerti oppure intenzionati ad astenersi, fra i giovani che nel 2006 avevano votato per l´Ulivo, è molto superiore alla media.

Nel complesso, i giovani, oggi, non stanno a destra e neppure a sinistra. Il loro “spirito radicale” si esprime nell´antipolitica piuttosto che nel voto a partiti antagonisti. Non hanno scelto il riflusso nel privato, ma dimostrano un interesse politico elevato. Non rivelano, come nel passato, più o meno recente, orientamenti di voto distinti. Semmai, indistinti.
Magari un po´ sperduti, in questa società che rifiuta di diventare adulta. Visto che la giovinezza, secondo gli italiani, finisce a 36 anni. Ma, secondo i più anziani (65 anni e oltre), a 40.

La gioventù diventa, così, una condizione “eterna”, che si dilata nel tempo e nella società. E se tutti sono giovani, per sempre, alla fine i giovani diventano un mito. Una leggenda. Una generazione invisibile. Evocata, proprio per questo, in modo incessante. Una razza protetta, a rischio di estinzione. Controllata a vista. Esibita, talvolta (nelle liste). Come i panda.

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