«Noi siamo pronti a discutere in Parlamento di riforme economiche, se si vogliono fare sul serio». Pier Luigi Bersani lo dice al termine di un incontro a porte chiuse con i vertici di Confindustria, Confcooperative, Cgil, Cisl, Uil e altre associazioni di imprenditori e di lavoratori. Un appuntamento voluto dal leader del Pd per illustrare alle parti sociali il Piano per la crescita e le riforme messo a punto dal suo partito. Novanta pagine che spaziano dalle proposte di riforma fiscale a quelle per il rilancio della politica industriale, dal lavoro alle pensioni, dalla Green economy al Mezzogiorno, e che sebbene il responsabile Economia del Pd Stefano Fassina definisca «un contributo» al Piano che dovrà presentare a Bruxelles entro metà aprile il nostro governo (così come quelli di tutti gli altri Paesi Ue) è «alternativo» alle politiche del centrodestra e costituisce una sfida lanciata a un esecutivo che, denuncia con «preoccupazione» Bersani, «non si occupa di lavoro, redditi, servizi». Questioni, dice il leader Pd, «rimaste senza presidio» e che andrebbero invece urgentemente affrontate da un paese come il nostro che è «uno di quelli maggiormente indebitati e con le prospettive di crescita più lenta di tutta l’Ue».
PIANO ALTERNATIVO Tra le proposte contenute nel documento c’è, a livello europeo, l’istituzione di un’agenzia per il debito che acquisti i titoli dei paesi comunitari ed emetta eurobond garantiti in modo collettivo, un piano europeo di investimenti per l’occupazione e una tassa sulle transazioni finanziarie. Sul piano nazionale, il piano del Pd sottolinea la necessità di aumentare il tasso di occupazione femminile (dall’attuale 47% al 60% in dieci anni con l’obiettivo di 3 milioni di donne occupate in più) e su una maggiore specializzazione produttiva del paese, ammortizzatori sociali sia per i contratti a termine che per quelli a tempo indeterminato ed incentivi alle aziende che puntano su efficienza energetica e rinnovabili. Tutte proposte che verranno fatte recapitare al ministro Giulio Tremonti e su cui il Pd è pronto ad aprire un confronto in Parlamento:«Da molti mesi chiediamo al governo una discussione sull’economia e ci proveremo anche adesso – dice Bersani – ma non dò eccessiva fiducia al governo perché c’è una totale distrazione sui questi temi». LE PARTI SOCIA vertici del Pd.Unpo’ tutti apprezzano la volontà dei Democratici di aprire conloro un confronto sulle proposte di riforma (con il segretario dell’Ugl Giovanni Centrella che ringrazia anche il Pd perché «è rimasto l’unico partito che ascolta tutte le confederazioni»). Ma che a parlare sia il segretario della Cgil Susanna Camusso o la vicepresidente di Confindustria Cristiana Coppola, la preoccupazione per la situazione economica dell’Italia si fa sentire. Camusso condivide che in Europa «manchi una politica per la crescita» e anche il ragionamento del Pd sull’occupazione femminile come «strumento che determina di per sé occupazione e ulteriore crescita». Il segretario Cgil esprime però perplessità sulla specializzazione produttiva («è giusta ma non sufficiente») e dice che nel documento del Pd occorre «rafforzare la parte che riguarda le politiche sociali». Il segretario della Uil Luigi Angeletti sottolinea la «convergenza sull’esigenza di fare riforme su lavoro e fisco» mentre il segretario confederale della Cisl Maurizio Petriccioli chiede al governo «che il necessario rigore dei conti pubblici sia coniugato con una politica di crescita». Quanto alla vicepresidente di Confindustria Coppola, nel suo intervento fa notare che se non ci saranno cambiamenti nei piani nazionali di riforma fin qui prospettati dai diversi governi europei, «l’Italia rischia di ritrovarsi alle ultime posizioni delle graduatorie in tutti gli indicatori». In particolare a meno di sostanziali modifiche nel 2020 il nostro paese sarà quello che destina la quota minima di investimenti su ricerca e sviluppo, dopo Cipro e Malta.
L’Unità 22.03.11