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«Ma già oggi è emergenza pochi presidi, classi stipate e insegnanti in fuga», di Salvo Intravaia

Alla fine a pagare sono le famiglie: si moltiplicano le richieste di contributi volontari

ROMA – La Gelmini sostiene che la scuola «è in grado di reggere» i tagli. Sì, ma come? Dall´inizio dell´anno ad oggi, l´elenco delle proteste di insegnanti, alunni e genitori è lunghissimo. L´ultima in ordine di tempo è quella delle associazioni dei dirigenti scolastici, che si sono rivolte al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A settembre saranno almeno 3 mila le scuole italiane senza un dirigente stabile. Il ministero non ha ancora bandito il concorso promesso dalla Gelmini entro il 2010. E un terzo delle scuole italiane verrà governato da un preside “reggente”, che ha già un´altra scuola. Sono già rimasti a casa invece, senza incarico e stipendio, 25 mila precari della scuola migliaia, per effetto delle 87.400 cattedre tagliate in un triennio. E mancano all´appello ancora quelli di quest´anno.
Ma i tagli non riguardano soltanto il personale. Ne fanno le spese, è il caso proprio di dirlo, le famiglie ogni giorno. Proprio qualche settimana fa, in occasione dell´iscrizione al nuovo anno scolastico, quasi tutti i genitori si sono visti consegnare i bollettini per il versamento “volontario”, che può arrivare anche a 200 euro. Per non parlare dei materiali di prima necessità che mamme rassegnate e pazienti papà portano a scuola: acqua minerale, carta igienica, sapone per le mani e carta per le fotocopie.
Nella scuola che “regge” non riescono ad avere pace neppure gli alunni disabili. La Corte costituzionale ha recentemente bocciato i tagli indiretti all´organico di sostegno operati dal ministero, che deve assegnare tutti gli insegnanti necessari e non un numero prestabilito. Le famiglie che si sono rivolte al Tar hanno riavuto il maltolto: circa 4mila posti in più. Anche parecchi genitori alla ricerca di una prima elementare a tempo pieno (con 40 ore di lezione a settimana) sono rimasti delusi. Secondo calcoli sindacali, quest´anno sono rimasti senza lezioni pomeridiane almeno 150 mila bambini. Le famiglie che se lo potevano permettere si sono rivolte alle scuole private, le altre si sono dovute accontentare di 30 ore settimanali. Il tutto, mentre gli alunni vengono stipati nelle classi come sardine. E il Tar Lazio, sull´onda della prima class-action contro una pubblica amministrazione, intima al ministero di evitare le classi pollaio: quelle con oltre 25 alunni. Ma nelle prime ginnasiali le classi scoppiano: a Viterbo e Pavia si sfiorano i 29 alunni per classe.
Intanto, le scuole cadono a pezzi: 28 plessi scolastici su 100 necessitano di urgenti interventi sui solai. Ma Comuni e Province, stritolate dal Patto dio stabilità, non sanno che pesci prendere. E solo a febbraio, il tetto è crollato in tre scuole: due in Sicilia e una vicino a Roma. In queste condizioni, gli insegnanti non vedono l´ora di scappare: nonostante regole più stringenti, hanno chiesto di andare in pensione da settembre oltre 27 mila docenti, il 14 per cento in più di un anno fa.

da la Repubblica

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«Gelmini: la scuola reggerà nonostante i tagli», di Corrado Zunino
“Ventimila cattedre soppresse perché inutili”. Pd e Idv: vuole demolire la pubblica istruzione

ROMA – Nessun problema per la prossima ondata di tagli alla scuola: 19.700 cattedre in meno per la stagione 2011-2012 (nel triennio 2009-2011, alla fine, saranno 87.400) e una flotta di professori di medie e superiori pensionati e non sostituiti. Nessun problema per il taglio delle ore di lezione per gli studenti, lo stallo dei docenti precari non assunti, come raccontato ieri da Repubblica. Il ministro dell´Istruzione Mariastella Gelmini, appena presentato il libro di favole dedicato alla figlia attingendo alle storie popolari recuperate dalle pro loco d´Italia, da Ca´ Foscari, Venezia, assicura: «La scuola è in grado di reggere. Abbiamo previsto un ridimensionamento della pianta organica legato al fabbisogno effettivo di cattedre», spiega ricordando il piano di riordino previsto nella finanziaria del 2008, il taglio Tremonti organizzato per abbassare la quota stipendi nel budget a disposizione della scuola: oggi il personale costa il 94 per cento del bilancio del ministero.
«Nel tempo abbiamo avuto un proliferare di cattedre non proporzionato al numero degli studenti», dice ancora la Gelmini. «Non licenziamo nessuno perché nella pubblica amministrazione non si può e non si deve licenziare nessuno. Si tratta di contenere l´aumento del numero delle cattedre accumulato di anno in anno senza una ragione precisa: oggi questi esuberi non ce li possiamo permettere». I precari? «Abbiamo siglato accordi con molte Regioni per favorire comunque l´impiego all´interno della scuola del personale precario. Il governo ha deciso, poi, di bloccare l´insorgere di nuovo precariato controllando il numero degli ingressi e facendo in modo che questo combaci con il numero effettivo di professori necessari. Ci siamo tenuti larghi, gli ingressi saranno il 30 per cento in più dei professori necessari». Chiude la Gelmini: «La scuola non ha la capacità di fare occupazione all´infinito, diversamente ne va di mezzo la qualità. La scuola serve innanzitutto agli studenti, a formare la classe dirigente di domani e quindi sono indispensabili gli investimenti nella qualità, non solo nel numero degli insegnanti. E alla scuola, poi, abbiamo chiesto lo stesso sacrificio che abbiamo imposto all´università, alla pubblica amministrazione, a tutti i comparti dello Stato. Si deve ridurre la spesa ordinaria e favorire gli investimenti in qualità».
Il Pd attacca, attraverso Francesca Puglisi: «Certo che la scuola è in grado di reggere anche quest´ultimo taglio, come l´asino a cui il contadino smise di dare da mangiare. I primi giorni reggeva benissimo, sembrava anzi più tonico, poi morì. L´obiettivo del governo, ormai è chiaro, è uccidere la scuola pubblica». Maurizio Zipponi, responsabile lavoro e welfare dell´Italia dei valori: «In un triennio sono stati tagliati 132mila posti di lavoro e quasi 25mila precari, in due anni, hanno perso l´incarico annuale. Se a questo si aggiunge la riduzione degli stipendi agli insegnanti ci si rende conto di una volontà scientifica di demolire la scuola pubblica mentre, contemporaneamente, vengono finanziate le parificate».
Crescono, intanto, le adesioni alla manifestazione di sabato prossimo a Roma che al titolo originario, la difesa della Costituzione, dopo le frasi del premier sugli «insegnanti che inculcano» ha visto affiancarsi la “difesa della scuola pubblica”. Il segretario del Pd, Pierlugi Bersani, ha già annunciato la presenza del partito e così l´Italia dei valori, Sinistra e libertà, i verdi e la sinistra oggi fuori dal Parlamento. Ci saranno la Cgil, alcuni sindacati di base e diverse associazioni. Divisi gli studenti universitari.

da la Repubblica

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