Oltre i dieci milioni per “Berlusconi, dimettiti!”
«Non sarà così sempre, perché tutto cambierà», cantava Neffa sul palco di piazza San Giovanni lo scorso 11 dicembre, giorno dell’ultima grande manifestazione nazionale del Pd. Da allora, in effetti, sembra che qualcosa sia cambiato: non il governo (anche se era quello che quella piazza si augurava…), ma piuttosto il rapporto dei Democratici con il paese. La partecipazione alle primarie di Torino è un segnale positivo, anche se limitato a una città storicamente certo non ostile. L’inversione di tendenza nei sondaggi, con il Pd che torna a crescere e un riequilibrio tra le due principali coalizioni, è registrata positivamente anche dai più scettici.
Se questo non bastasse, poi, a dare il segno del nuovo clima che monta attorno al Nazareno c’è il risultato raggiunto con la raccolta di firme sotto l’appello Berlusconi, dimettiti!. In poco più di un mese, la soglia prefissata di dieci milioni di sottoscrizioni è stata già superata e la mobilitazione proseguirà fino all’8 marzo, quando gli scatoloni saranno portati da tutto il paese nella Capitale e Bersani in persona proverà a consegnarne almeno una parte direttamente a palazzo Chigi. «Avevamo intuito per primi i temi della crisi – ripete il segretario del Pd – adesso stiamo cominciando a raccogliere i risultati del nostro lavoro».
Nessuno si illude che quelle firme possano essere tradotte automaticamente in voti, quando sarà il momento di andare alle urne. D’altra parte, l’appuntamento con le elezioni politiche appare oggi più lontano di quanto si pensasse fino a poche settimane fa. Ma il fatto che si siano avvicinati ai banchetti allestiti dai dem in tutta Italia anche elettori di altri partiti o ancora incerti viene interpretato come una dimostrazione della capacità del Pd di fare da traino a tutto l’arco delle forze anti-berlusconiane.
Un ruolo importante, soprattutto in un momento in cui Vendola e soprattutto Fini, ossia due dei principali leader alternativi di questo schieramento, sembrano perdere la loro spinta propulsiva.
Per Bersani, d’altronde, quello dell’alleanza costituzionale resta il punto di riferimento della sua azione politica, poco conta se le elezioni si allontanano e gli altri partiti pensano più a se stessi che a ricercare un’intesa col Pd. Per il segretario dem, «quando Berlusconi si farà da parte, ci sarà bisogno di lavorare tutti insieme».
Un’analisi che la minoranza di Movimento democratico non condivide: i veltroniani preferirebbero piuttosto un maggior impegno nella definizione dell’identità e del programma del partito.
I vertici del Nazareno vedono invece un incoraggiamento a lavorare in questa direzione anche nelle manifestazioni spontanee che stanno emergendo in queste settimane dalla società civile. Anzi, «civica », sottolinea Bersani, in quanto non si oppone ai partiti, ma si muove indipendentemente da questi. Il primo appuntamento è stato quello del 13 febbraio, in cui prevaleva il segno di genere, il prossimo è già fissato per il 12 marzo, A difesa della Costituzione.
Gli organizzatori, a partire dall’associazione Articolo 21, hanno accolto l’invito di Dario Franceschini di affiancare al tema delle regole anche la difesa della scuola pubblica. E un primo assaggio di questa mobilitazione si avrà oggi a Roma, nel corso di un sit-in organizzato dai dem sotto palazzo Chigi. Piuttosto che una prova di forza sotto le proprie insegne, per far crescere il clima di opposizione al governo il Pd preferisce ritrovarsi in una piazza convocata da altri, ma che non sente più ostile.
Ovviamente, verrà il tempo in cui si cercherà di “capitalizzare” anche in chiave elettorale questo nuovo clima che monta nel paese. Il primo appuntamento utile saranno le amministrative del 15 maggio.
L’avvio della “campagna di primavera” è fissato per la prossima settimana (10-11 marzo), quando si svolgerà a Milano l’assemblea nazionale degli amministratori del Pd, alla quale parteciperanno anche i candidati del partito nei principali comuni chiamati a rinnovare il sindaco. Al Nazareno non si fanno illusioni: il risultato di cinque anni fa, quando il centrosinistra prevalse nettamente, non sembra ripetibile. Più realistico appare invece il confronto con le più recenti elezioni politiche e regionali. Ma si guarda con attenzione anche all’atteggiamento del Terzo polo, soprattutto nelle città in cui si andrà al ballottaggio, per capire se la prospettiva dell’alleanza costituzionale rimane ancora praticabile.
da Europa Quotidiano 01.03.11