Dubbi fugati. Il Cavaliere scatena l´offensiva contro la procura di Milano. In queste ore si sta già scrivendo il testo del conflitto di attribuzione che la Camera inoltrerà alla Consulta. La prossima settimana sarà ufficializzato a Montecitorio. Dove, per un caso, è già previsto un ufficio di presidenza. La tesi è nota: quei pm non erano competenti a indagare sulla telefonata del premier alla questura di Milano per “liberare” Ruby. La (presunta) concussione toccava al tribunale dei ministri. Quindi l´intera inchiesta, con tanto di verbali e intercettazioni, è un abuso e va cestinata. Era già pronto il testo della delibera di improcedibilità, di pugno di Niccolò Ghedini. Ma quello, che impegna Berlusconi in prima persona, per il momento finisce in stand by. Parte invece la battaglia per il conflitto di attribuzione, che seguirà l´abituale trafila, presidente della Camera, giunta per le autorizzazioni, di nuovo il presidente con lo scoglio dell´ufficio di presidenza dove l´opposizione ha la meglio. Ma nel Pdl non hanno dubbi che Fini dovrà per forza sottoporre all´aula, dove sui voti c´è massima serenità, una simile richiesta del presidente del Consiglio. Il quesito viene calibrato con grande attenzione dopo i segnali negativi giunti dalla Corte su un rischio inammissibilità.
Ma non c´è solo questa novità nella strategia difensiva del capo del governo. Giocata su tre fronti: il conflitto, il comportamento processuale, la novità legislativa di una Cirielli bis per ridurre la prescrizione. La Lega, con Bossi in persona “interpretato” da Calderoli, giocano per il Cavaliere. Come dice il Senatur «l´immunità va bene solo per lui perché la gente si rende conto che è vittima di un particolare accanimento giudiziario». Il Carroccio pensa a un nuovo lodo Alfano? Più semplicemente acconsente politicamente a una legge che chiuda i suoi processi.
Ai quali il Cavaliere, come Ghedini aveva lasciato intendere, non sfuggirà. Almeno per il momento. Niente legittimi impedimenti. Né lunedì per Mediaset. Né il 5 marzo per Mediatrade. Né l´11 per Mills. E neppure il 6 aprile per la prima udienza del Rubygate. Lì, visto che è mercoledì, ad avanzare un legittimo impedimento saranno i due avvocati, il deputato Ghedini, il senatore Piero Longo. Ma si tratterà di un semplice rinvio. Chi si aspettava i fuochi d´artificio in aula resta deluso. Prevale la linea Ghedini di fare i processi.
Ma poi, in Parlamento, ecco il lavorio per la prossima leggina. La nuova prescrizione abbreviata per chi è incensurato non finirà né nel processo breve, né in altri ddl già esistenti. Sarà un provvedimento autonomo, snello, di facile gestione parlamentare, una nuova versione della Cirielli che nel 2005 riscrisse gli articoli del codice penale sulla “morte” dell´azione penale. Dalle prime indiscrezioni, si può già intendere che nell´articolo 157 (Tempo necessario a prescrivere) verrebbe inserito un comma nello spirito del bilanciamento tra condizioni imposte ai recidivi e agli incensurati. Se i primi, oggi, sono puniti da «termini raddoppiati» mentre i secondi non godono di alcun “premio” per non aver commesso reati, in futuro a questi verrebbe fatto il “regalo” della prescrizione ridotta. Un quarto in meno rispetto ai tempi attuali sarebbe la salvezza perché due dei quattro processi del premier (Mills e Mediaset) verrebbero cancellati per prescrizione scaduta. Ma tra i berlusconiani già serpeggiano i timori per la futura norma transitoria, l´applicazione ai processi in corso, che pone problemi d´impatto e di dibattimenti falcidiati. Ma fatta la legge con condizioni più vantaggiose per gli imputati dovrà essere applicata.
In questa strategia escono di scena, come “veicoli” di norme ad personam, processo breve e intercettazioni. Ma proprio sugli ascolti si concentra l´attenzione massima del Cavaliere. Ghedini, come ha detto alla Consulta Pdl sulla giustizia, caldeggia una legge da approvare una volte per tutti. Quindi «ragionevole, dal punto di vista dei berlusconiani ovviamente. La stretta sulle pubblicazioni non dovrebbe inasprirsi ulteriormente, ma si tornerà a imporre ai pm condizioni rigide per poter intercettare. Come quella di chiedere un´autorizzazione al giudice anche per rilevare quali telefoni si trovavano in una stessa “cella” in un dato giorno. Dopo il Rubygate, e l´analisi della “cella” di Arcore in cui Ruby stava per 23 volte, la modifica è divenuta prioritaria.
La Repubblica 26.02.11