I teatri lirici sono sull’orlo del tracollo. I tagli al Fondo unico dello spettacolo hanno massacrato i loro bilanci. E ora il presidente – sovrintendente dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma Bruno Cagli minaccia le dimissioni contro il Milleproroghe se passa così com’è: «Se le norme per lo spettacolo del Milleproproghe passeranno così come sono, sono pronto a dare le dimissioni. E mi aspetto che altri sovrintendenti e presidenti, che magari versano in condizioni peggiori, facciano altrettanto. Se questa legge venisse approvata così com’è, tra qualche mese dovremmo iniziare anche noi a non pagare gli stipendi». Che c’entra il decreto con l’istituzione concertistica dotata di una delle migliori compagini sinfoniche e coristiche della penisola? C’entra, c’entra parecchio.
L’Arena di Verona
Il maxiemendamento infatti, oltre a distribuire a pioggia a tutti 15 milioni che non risolvono nulla a nessuno, prevede tre milioni ciascuno per la Scala di Milano e l’Arena di Verona. Ovvero per i teatri che rispondevano a certi criteri. Guarda caso, gli unici due sono la Scala e l’Arena. Un paradosso: sono i due teatri che incassano di più. La Scala perché è il più finanziato dallo Stato in quanto primo teatro per qualità e ambizioni e, oltre tutto, è l’unico a vivere e suonare in un bacino dove l’industria c’è davvero e – anche se sempre più a fatica – partecipa. L’Arena guadagna perché la sua stagione estiva fatta di spettacoli di grande richiamo dà grandi incassi. Enti come il Maggio musicale o Santa Cecilia, o il San Carlo nella Napoli in cronico affanno, restano a guardare.
La logica di Milano e Verona c’è. È tutta politica, anzi elettorale. Per fare un favore al sindaco Letizia Moratti e anche a Formigoni, in Lombardia. Per il sindaco leghista Tosi nella città di Romeo e Giulietta, visto che i Comuni sono in testa alla lista dei soci delle Fondazioni lirico-sinfoniche. Non è una congettura. Lo ha candidamente riconosciuto, anzi facendosene vanto, la deputata leghista Paola Goisis al Corriere del Veneto del 18 febbraio invitata a spiegare perché Verona è passata avanti alla più qualificata Fenice di Venezia: “C’era un accordo con la Lombardia per finanziare due fondazioni liriche. Una noi veneti, una loro lombardi. L’accordo lo ha portato avanti la Lega. E chi ha più voti in Veneto? Venezia o Verona”. E la città lagunare, oltre tutto, da anni è guidata dal centro sinistra…
L’Unità 23.01.11