A porre la questione è la deputata PD Alessandra Siragusa che ha presentato una interrogazione che verrà discussa in Commissione il 24 febbraio. Le case editrici più “forti” si accaparrerebbero le adozioni a suon di “gadget” offerti alle scuole (LIM e notebook). E i costi peR le famiglie non diminuiscono. Il blocco delle adozioni dei libri di testo non sta determinando nessun risparmio per le famiglie mentre sta creando rapporti anomali (ai limiti del lecito) fra case editrici e insegnanti: la denuncia arriva dalla parlamentare del PD Alessandra Siragusa che ha presentato una interrogazione in Commissione Cultura.
“Il blocco delle adozioni introdotto dal decreto-legge n. 137 del 2008 – sostiene Siragusa – oltre ad essere in contrasto con l’autonomia scolastica, rischia di favorire l’instaurazione da parte di alcune case editrici, per il tramite dei loro agenti, di pratiche di incentivo nei rapporti con i docenti e con i dirigenti scolastici, che mettono in pericolo il principio di autonomia degli insegnanti nell’adozione dei libri di testo”.
Alessandra Siragusa fa riferimento a fatti precisi: “Nelle scuole si assiste a forme di pressione da parte delle reti commerciali che fanno capo soprattutto ad alcuni grossi gruppi editoriali, che pur di entrare e rimanere sul mercato, in cambio dell’adozione dei loro testi, offrono alle scuole in forma di comodato d’uso le L.I.M piuttosto che notebook o altro, con ciò ponendo in essere pratiche che contrastano non solo con i più elementari precetti che regolano la corretta concorrenza commerciale, ma anche con le norme che dovrebbero presiedere all’adozione dei libri di testo”.
Secondo quanto riferisce la parlamentare del PD “tale situazione è stata denunciata dall’ANARPE (Associazione nazionale agenti e rappresentanti editoriali) in due diverse e successive circolari indirizzate ai dirigenti scolastici e ai propri associati”.
“Stando così le cose – conclude Siragusa – la normativa introdotta con il decreto-legge n. 137 del 2008, lungi dall’abbassare i costi per le famiglie, favorisce di fatto pratiche non conformi ai princìpi della libera concorrenza e della libertà di insegnamento”.
Se davvero si dovesse accertare che la norma voluta dal ministro Gelmini introduce elementi di distorsione del principio di libera concorrenza, ci troveremmo di fronte ad un bel paradosso: le regole del “libero mercato” sarebbero violate a causa di provvedimenti legislativi varati da una maggioranza che fa del “mercato” uno dei propri punti di riferimento.
A questo punto c’è attesa sulla seduta della Commissione Cultura del 24 febbraio perché sarà interessante vedere in che modo risponderà il Ministro
La Tecnica della Scuola 20.02.11