Con tre anni di ritardo (il provvedimento avrebbe dovuto diventare esecutivo entro il 31 maggio 2008) sembra essere giunta a una svolta la vicenda dei lavori usuranti. A fine gennaio il governo ha approvato lo schema di un decreto legislativo che dovrà ora completare il suo iter parlamentare. Secondo fonti di stampa il decreto prevede che (dal 2013) possano andare in pensione con tre anni di anticipo rispetto agli altri dipendenti i lavoratori già identificati dal decreto Salvi del 1999 (personale impegnato in cave, miniere, gallerie o addetto a lavorazioni ad alte temperature, palombari, operai del vetro ecc.), quelli impegnati nel lavoro notturno, gli addetti alle catene di montaggio e i conducentin di autobus. Secondo le previsioni, circa 5000 persone all’anno, con uno stanziamento di 2,52 miliardi di euro nel decennio 2008-2017, già completamenteì coperto dal governo Prodi. Per poter accedere al beneficio è necessario aver svolto attività usuranti per almeno sette degli ultimi dieci anni di lavoro, nel caso ci si avvalga del beneficio entro il 2017, mentre dal 2018 si dovrà aver svolto lavori usuranti per metà della propria vita lavorativa.
Che si pervenga a una soluzione di questa infinita vicenda è positivo. Sarebbe però assurdo se il governo Berlusconi se ne volesse prendere i meriti. Al contrario, in questa materia, il centrodestra ha cumulato un colpevole ritardo le cui conseguenze vengono quotidianamente – e da anni – pagate dai lavoratori più esposti.
È utile ricordare, al riguardo, che già nel marzo del 2008 l’allora governo Prodi aveva approntato un decreto (firmato da chi scrive nella sua qualità di ministro del Lavoro uscente) col quale si rendeva operativo quanto previsto in tema di lavori usuranti nel Protocollo sul Welfare del luglio 2007. Berlusconi ne fece lettera morta e lo lasciò decadere. Proprio quel decreto – poi alla base di unaproposta di legge presentata in avvio di legislatura dal Pd – allargava la platea dei lavoratori usurati definita nel 1999 comprendendo gli addetti alle catene di montaggio, coloro che svolgono lavoro notturno e i conducenti di autobus.
Non solo. All’inizio del 2009, in commissione Lavoro, è stato raggiunto un accordo tra maggioranza e opposizione, che prevedeva di assumere come testo base il mio precedente articolato con alcune modifiche limitate ai requisiti richiesti ai turnisti impiegati nel lavoro notturno. Anche in questo caso, però, l’intesa è rimasta per due anni lettera morta. Per le casse dello Stato si è trattato di un risparmio (283 milioni fino al 2010), per i lavoratori interessati di un pesantissimo danno. Questa volta per noi dev’essere l’occasione
buona, per la quale ci batteremo con determinazione.
L’Unità 17.02.11