Lungo colloquio tra il capo dello Stato e il presidente del Consiglio. Lo scontro. Il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, preoccupato dallo scontro istituzionale
«Se, come lei afferma, questa storia è tutta una bolla di sapone, caro presidente del Consiglio non ha che da seguire la strada maestra della giustizia, e affrontare i magistrati: ci sono le leggi, e gli uomini, che di certo sono sopra le parti e possono garantire un giusto processo. Non credo che ci siano persecuzioni organizzate dai pm nel nostro paese». È quel che Giorgio Napolitano indica e consiglia a Silvio Berlusconi. Un´ora abbondante di faccia a faccia sul Colle, dopo settimane di gelo e l´ultimo incidente di un incontro “fantasma”, ma alla fine non sembra che la tensione fra i due si sia sciolta. Le posizioni restano distanti: il premier conferma di voler mettere mano alla giustizia, il capo dello Stato lo mette in guardia da «strappi e prove di forza». E lo si era già intuito quando, qualche ora prima, il presidente della Repubblica aveva ricevuto il vertice del Csm salito al Quirinale proprio per protestare contro gli attacchi del premier. Il vicepresidente del Consiglio Superiore della magistratura era stato esplicito manifestando «preoccupazione e inquietudine per l´aspro conflitto istituzionale in atto». «Basta alimentare conflitti, il giusto processo sta scritto nella nostra Costituzione», ha allora detto Napolitano ricordando quanto già affermato un mese fa: «Nella legge possono trovarsi i riferimenti di principio e i canali normativi e procedurali per far valere insieme le ragioni della legalità nel loro necessario rigore e le garanzie del giusto processo. Fuori di questo quadro, ci sono solo le tentazioni di conflitti istituzionali e di strappi mediatici che non possono condurre, per nessuno, a conclusioni di verità e di giustizia». Ed erano state, quelle pronunciate nel corso della Giornata dell´Informazione, parole indirizzate a Berlusconi. Che il capo dello Stato, ieri pomeriggio, gli ha confermato guardandolo negli occhi. Spiegando che i toni violenti e le bordate contro gli altri poteri dello Stato hanno creato «un clima di scontro e di tensione fra le istituzioni che sta superando il livello di guardia». Una situazione, ha spiegato Napolitano a Berlusconi, che «finisce per spostare tutto sul piano delle polemiche, per assorbire in questo anche le energie del suo governo, mentre c´è bisogno di interventi per uscire dalla crisi economica». Erano da poco passate le cinque del pomeriggio quando Berlusconi, accompagnato da Gianni Letta, varca la porta dello studio del capo dello Stato. Davanti a Napolitano, il premier frena gli eccessi da comizio anti-pm, non evoca ancora la Ddr comunista, ma si esibisce in lungo sfogo personale. «Io non faccio i festini. Come potrei, del resto, davanti a tanta gente? La verità è che da quando sono sceso in politica i magistrati mi perseguitano». Il capo dello Stato ascolta, e poi arriva secca la risposta: «Ci sono le sedi giuste dove far valere la propria estraneità alle inchieste, la propria innocenza. Leggi e gradi di giudizio. Fuori da questo meccanismo, si alimenta solo il conflitto». Ma è la tesi che il premier contesta al capo dello Stato. E conferma la sua intenzione di voler rimettere mano alla giustizia. Insomma, il blitz per decreto sulle intercettazioni è rientrato precipitosamente nel cassetto dopo lo stop del Colle ma nella sua battaglia sui pm Berlusconi tira dritto. Nonostante gli avvertimenti del presidente della Repubblica: «Io sono molto preoccupato per il conflitto che si è aperto, e che non risparmia i massimi vertici del nostro paese».
La Repubblica 12.02.11