Il governo sarebbe orientato a non inserire nel maxiemendamento per l’aula la proroga della
«tagliola» sui ricorsi dei precari. Rispuntano le quote latte. Passa l’editoria. Vita (Pd): abbiamo salvato 92 testate. Finiscono tutte in notturna le partite che interessano di più l’ala forte della maggioranza, cioè la Lega.
La maratona del Milleproroghe, proseguita ieri in commissione e in via di chiusura in nottata (mentre
scriviamo la seduta è sospesa) ha lasciato ancora aperto il nodo delle quote latte: la proposta della Lega di prorogare fino a 30 giugnoil pagamento delle multe da parte di chi ha frodato l’Ue. Accantonata anche la proposta sul trasferimento Consob, mentre viene respinta grazie alle opposizioni una normanvergogna sulla Rai. Rispunta in giornata anche la tassa sul cinema già in precedenza proposta dal governo e poi ritirata: un euro in più a biglietto dal primo luglio 2011 al 31 dicembre 2013. Il contributo andrà al bilancio dello Stato. Una misura intollerabile, visto il tracollo della cultura durante questo governo.
Le commissioni (Affari costituzionali e Bilancio) contano di chiudere la partita entro oggi, per consentire l’arrivo in Aula già lunedì. Dove tutti si attendono la fiducia. Solo la prossima settimana si saprà, quindi, se è stato sventato il rischio più pesante che si è profilato ieri: quello di una modifica del governo al testo varato dalla commissione, da cui verrebbe cassata la proroga di un anno per la «tagliola» sui ricorsi dei precari prevista dal collegato lavoro. Insomma, nel maxi-emendamento che su cui il governo chiederà la blindatura quella proroga potrebbenon esserci, nonostante il pronunciamento unanime delle commissioni. Durissima la reazione di Anna Finocchiaro a questa ipotesi. «Giù le mani dall’ emendamento del Pd che proroga i termini per l’impugnazione dei licenziamenti già approvato dalle commissioni – ha dichiarato la presidente dei senatori democratici – Ricordo al governo e alla sua maggioranza che il nostro emendamento ha anche ricevuto il plauso dei tre sindacati maggiormente rappresentativi Cgil, Cisl e Uil, se il maxiemendamento non conterrà quella proroga sarà evidente quel che già sappiamo: ogni volta che in
gioco ci sono tutele e diritti dei lavoratori da salvaguardare il governo si volta dall’altra parte». Per il Pd quel differimento dei termini è una garanzia per i lavoratori, soprattutto i più deboli, che devono essere adeguatamente informati. Alza le barricate anche la
Cgil, con Fulvio Fammoni, che parla di «accanimento contro lavoratori non solo precari, ma anche impossibilitati a far valere i propri diritti».
Ma nella giornata le opposizioni registrano due importanti vittorie: lo stop a una proposta- vergogna sui vertici Rai, e il sì all’emendamento sull’editoria, fortemente sponsorizzato dal Pd e dal Fli. «Così abbiamo evitato la chiusura di 92 testate», commenta a caldo il senatore Vincenzo Vita. La proposta prevede il ripristino di 30 milioni al fondo editoria, che sostiene i giornali di idee e politici (tra cui anche l’Unità). Nella stessa proposta si stanziano anche 15 milioni per le Tv e radio locali. Soltanto 15 milioni, invece, ottiene il Fus, fondo unico per lo spettacolo.
Anche sulla cultura l’intervento è debolissimo: si destinano tre milioni alla Scala e altrettanti all’Arena di Verona, ma il San Carlo di Napoli resta a secco. Protesta della senatrice Pd Anna Maria Carloni.
Un vero e proprio scudo per gli amministratori della Rai proponeva un emendamento del relatore Lucio Malan. Il testo eliminava la possibilità dei controlli della Corte dei Conti sull’operato dei vertici. Naturalmente – dichiara Paolo Giaretta (Pd) – questa norma è confezionata ad hoc e ha un nome e cognome: è di pochi giorni fa la notizia della contestazione della Corte dei Conti al Direttore Generale della Rai Mauro Masi per un danno erariale di 680.000 euro». «Dopo la nostra ferma opposizione
maggioranza e governo sono stati costretti a fare marcia indietro – aggiunge dopo qualche minuto il senatore Pd Giovanni Legnini – sull’emendamento che avrebbe creato lo scudo contabile per gli amministratori della Rai, dichiarandolo inammissibile». Le oposizioni hanno minacciato
struzionismo su questanorma salva-Masi, ennesima legge ad personam.
Non passa il vaglio della commissione, perché ritirato, anche la proposta Pdl che prevedeva lo scorporo da Poste Spa di Bancoposta, e consentiva alla società pubblica di entrare nelle quote di controllo di istituti bancari. L’emendamento a firma Giuseppe Esposito (Pdl) era stato accettato dal relatore, che però aveva preferito accantonarlo. In serata è stato definitivamente ritirato.
L’Unità 11.02.11