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"Il Pd: il federalismo nasconde una patrimoniale per negozianti", di Luisa Grion

Il federalismo nasconde una patrimoniale a danno di commercianti e artigiani: l´accusa – respinta dal governo – arriva dal Pd e alza ancor di più lo scontro attorno al provvedimento che domani passerà al voto della Commissione bicamerale.
I lavoratori autonomi, di fatto, sono una roccaforte elettorale per Lega e Pdl: dire che il federalismo farà pagare loro più tasse e ne toccherà i “beni al sole” significa infilare un coltello nel cuore del testo che la Lega vuole a tutti i costi imporre. Ma per il partito di Bersani non ci sono dubbi: ieri una nota della segreteria precisava che il testo sul fisco municipale, oltre a contenere un aumento generalizzato delle tasse, prevede proprio quel tipo di imposta che «il presidente del Consiglio vorrebbe attribuire alla nostra volontà». Per Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, la patrimoniale è nascosta «in quel raddoppio dell´Ici, ridefinita Imu, su immobili ad uso aziendale di artigiani, commercianti e piccoli imprenditori».
La maggioranza non ci sta: «Non c´è alcuna patrimoniale, bisogna considerare il provvedimento nel suo complesso – commenta Enrico La Loggia, presidente della Bicameralina – se uno paga un centesimo in più al Comune e due centesimi in meno allo Stato alla fine paga comunque un centesimo in meno». Ma la partita non è affatto semplice, tanto che lo stesso La Loggia ieri si è speso in una ennesima giornata di mediazioni confluita in un lodo che non ha comunque convinto né il Pd né il Terzo Polo. Il ministro Calderoli, nelle stesse ore, incontrava Antonio Di Pietro, senza ottenere appoggi. O meglio: «Se la Lega ci aiuta a liberarci di Berlusconi – conferma il leader dell´Idv – rimettiamo in piedi il dialogo sul federalismo un minuto dopo».
La trattativa continua, anche se è sempre più evidente il profilo politico della partita. Calderoli annuncia un emendamento del governo che accoglie una delle principali richieste dell´opposizione: la definizione di un fondo perequativo che garantisca i livelli essenziali dei servizi, che entri in vigore dal 2014 (alla fine del periodo transitorio) e che sia alimentato dal gettito delle imposte devolute per il 30 per cento ai Comuni. Ieri, intanto, il federalismo ha incassato l´ok, con rilievi, della Commissione Finanze del Senato. Oggi si prevede un´altra giornata difficile (le Commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera proseguono l´esame del testo) in attesa di domani, quando il provvedimento passerà al voto della Commissione Bicamerale. Si profila un pareggio: se così sarà, precisa La Loggia, «si potrà sempre emanare il decreto legislativo». Di Pietro commenta: «La maggioranza tenterà di bypassare la volontà del Parlamento e votare comunque il testo, ma un federalismo che non ha il sì del Parlamento è senza gambe».

La Repubblica 02.02.11

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