Il 2009 apre una nuova era per biologia e neuroscienze: in sviluppo protesi per collegare cervello e computer.
Tempo di consuntivi. E di progetti. Tempo di riflessioni e di tentativi di anticipazione. Anche nel campo delle scienze della vita. Se dovessi assegnare la palma ai progressi più rilevanti in questo ambito, la darei alla prospettiva recentemente emersa di farsi le cellule staminali direttamente «in casa», come del resto ha sentenziato la rivista Science. Sono anni che sostengo che le cellule staminali si possono trovare già pronte, nell’embrione o nell’adulto, ma si possono anche preparare a bella posta. Pare che ora ci siamo! Nel 2006 un primo gruppo di ricerca giapponese è riuscito a rendere «staminali» alcune cellule prese da un corpo adulto e geneticamente modificate. Queste cellule furono prudentemente chiamate cellule iPS, induced pluripotent stem cells, ma mostrarono subito di possedere tutte le caratteristiche tipiche delle staminali di qualità. Il «miracolo» fu compiuto introducendo nelle cellule adulte quattro geni «interruttori », di quelli cioè che sono capaci di accendere intere batterie di altri geni (e di spegnerne altre) in modo da cambiare in profondità la programmazione genetica delle cellule stesse. Combinando quattro di questi si è raggiunto l’eccezionale risultato al quale abbiamo accennato.
Preparazione ad hoc
La prospettiva è esaltante: c’è possibilità di «prepararsi» in laboratorio cellule staminali che non presentano alcun problema etico e che possono dare luogo a tessuti e organi che non verranno rigettati dal corpo del ricevente perché sono stati scelti in modo che il loro assetto genetico non sia in contrasto con quello di chi deve ricevere il trapianto. Tre anni fa era però legittimo esprimersi, come feci, con cautela per le possibili difficoltà tecniche e pratiche dell’esperimento. Oggi questo intervento è stato oramai ripetuto diverse volte da vari gruppi di ricerca, con qualche modifica, e possiamo probabilmente dire che sarà presto una realtà della medicina, per curare sia ma-lattie, congenite o acquisite, che le conseguenze di incidenti o del normale processo di invecchiamento. L’era delle cellule staminali potrebbe essere veramente alle porte.
Caccia ai geni tumorali
Altri nuovi e portentosi progressi sono stati compiuti anche nella caccia ai geni responsabili di questa o quella forma di tumore. Questo è avvenuto grazie a due avanzamenti conoscitivi di grande portata: la sempre migliore conoscenza delle sottigliezze dei vari genomi e la comprensione del meccanismo d’azione dei cosiddetti micro-RNA non codificanti. Qui si tratta di prospettive più che di consuntivi. Il confronto di genomi diversi — di specie diverse ma anche di individui diversi della stessa specie — ci sta illuminando sempre più su che cosa è essenziale e che cosa è «di contorno» nei diversi patrimoni genetici.
Ciò serve primariamente a segnalarci dove e come scavare nella gigantesca montagna di dati delle sequenze dei diversi genomi. In questo campo uno dei quesiti più interessanti è rappresentato dall’individuazione di niente di meno che le basi biologiche della differenza fra noi e i nostri cugini — scimpanzé, gorilla e bonobo. E’ abbastanza chiaro che tutto si gioca al livello della regolazione dell’attività dei geni, e per questa funzione i candidati ideali sono proprio i micro- RNA, piccolissimi RNA che non codificano direttamente proteine ma ne regolano la produzione da parte dei geni codificanti convenzionali.
Interfacce artificiali
Esiste poi lo sconfinato campo delle neuroscienze, il più grande sforzo mai intrapreso per comprendere il nostro cervello, la nostra mente e la nostra psiche. Anche qua due serie di risultati e due prospettive esaltanti: lo sviluppo di interfacce artificiali tra cervello e computer e la comprensione dei meccanismi della valutazione e della decisione. Per quanto concerne il primo argomento, siamo ormai alla vigilia di protesi ibride che assistano chi, pur avendo un cervello perfettamente funzionante, ha problemi di movimento o di percezione sensoriale.
Con le onde cerebrali si può direttamente aprire una finestra, accendere un televisore e, entro certi limiti, anche scrivere — basta che queste onde siano amplificate e inviate a un congegno assistito da un computer — mentre il cervello può «vedere» e sentire ciò che lo circonda anche se i sensi del corpo che lo ospita non sono al meglio della forma — basta trasformare gli stimoli del mondo esterno nelle onde cerebrali più appropriate.
Il percorso delle decisioni
Conosciamo sempre meglio, infine, attraverso quali meccanismi valutiamo le situazioni che stiamo affrontando e prendiamo le nostre decisioni, dalle più insignificanti, come vestirsi o scegliere un vino, alle più impegnative, come accettare o non accettare un lavoro o se e quanto investire in una determinata impresa finanziaria. Anche se gli eventi degli ultimi mesi sembrano mettere seriamente in dubbio la nostra capacità di affrontare in maniera adeguata i problemi dell’economia e del mercato, enormi passi avanti si stanno compiendo nella comprensione dei meccanismi mentali e psicologici che stanno alla base delle nostre decisioni. E’ forse proprio perché prima non ne avevamo la minima idea, o perché l’avevamo parecchio sbagliata, che è successo quello che è successo. In tutto il mondo. Il fatto è che noi adopriamo la razionalità, cioè la nostra corteccia cerebrale prefrontale, solo in un secondo momento e quando non ne possiamo proprio fare a meno. In prima battuta e nella maggior parte delle nostre decisioni quotidiane adopriamo tutti altre strutture cerebrali e obbediamo ad altri meccanismi psico- fisiologici che seguono altre logiche, più naturali ma meno accorte. I percorsi che portano dalle nostre ghiandole al cosiddetto sistema limbico e da questo alla corteccia cingolata anteriore e talvolta alla razionalità della corteccia prefrontale sono stati, e promettono di essere ancora per qualche tempo, i grandi protagonisti di questa esaltante avventura intellettuale. Altro che animali razionali! Siamo i Signori dell’irrazionale. Ma siamo anche gli unici che lo sanno.
da Corriere della Sera
2 Commenti