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"Il mondo della cultura lotta insieme alla Fnsi contro i tagli del governo" di Luca Del Frà

Presso la sede della Fnsi a Roma il mondo della cultura, minacciata dai tagli del governo, annuncia una settimana di mobilitazione tra teatro, musica, danza e informazione. A rischio 4000 persone tra le aziende dei media. «La Costituzione italiana non è afona a proposito di cultura e informazione: ne garantisce la libertà, l’esistenza e la pluralità. I politici e governi hanno certo la possibilità di scelta negli indirizzi ma, al contrario dei regimi totalitari, hanno degli obblighi e non possono disinteressarsene o fare come gli pare». Gaetano Azzariti, professore di Diritto costituzionale alla Sapienza, ha sintetizzato così le motivazioni ideali della protesta che ieri ha visto riunirsi associazioni e movimenti di tutto il mondo della cultura presso la sede della Fnsi. Un fatto unico in Europa e probabilmente nel mondo: giornalisti, attori, musicisti e danzatori, professori e ricercatori universitari, sceneggiatori e registi, poeti e scrittori per oltre 50 sigle diverse, dal 24 gennaio – quando il Parlamento discuterà il decreto mille proroghe – daranno vita a una settimana di manifestazioni organizzate e spontanee, «flash mob» e scioperi contro le attuali politiche del governo Berlusconi.
Un movimento compattato dalla pervicace politica di tagli indiscriminati delle risorse all’informazione – peraltro anche tassata con l’aumento delle tariffe postali per gli abbonamenti –, alla ricerca e alla università, ai beni e alle attività culturali, alla scuola. «Ma in questo momento – ha sottolineato Roberto Natale confermato in questi giorni alla guida della Fnsi – oltre ai tagli sono in gioco le ragioni della convivenza civile e di cittadinanza nel nostro paese». L’evidente manovra del governo per restringere gli spazi dell’informazione, passato in questi mesi anche per il tentativo di una legge bavaglio, rasenta il ridicolo: «Il giorno dopo che il parlamento con gli emendamenti alla Finanziaria votati anche dal centrodestra ha reintegrato i fondi dell’editoria – ha ricordato il senatore del Pd Vincenzo Vita –, il ministro Tremonti li ha nuovamente tagliati indirizzandoli al tax shelter per l’industria cinematografica, mettendo una contro l’altra due delle catego-
rie più colpite dalla sua politica». Il risultato di questa magia di cassa è «la probabile chiusura di oltre 90 testate, che assorbono circa 4000 persone tra giornalisti, grafici, poligrafici e altri lavoratori» ha spiegato Roberto Natale.Il disagio del mondo della cultura è palese: per il 2011 i finanziamenti preventivati per cinema, teatro, danza, musica, opera lirica, saranno circa un quinto di vent’anni fa. Il paragone con altri paesi europei fa impallidire: complessivamente in cultura la Francia investe oltre 7 miliardi di euro, la Germania supera i 12, in entrambi i casi siamo a circa il 2,2% del Pil, l’Italia ne impiega appena 1,7 e il rapporto è 0,21% del Pil che nel 2011 calerà allo 0,19. Perfino la Gran Bretagna, che ha optato per una politica di incentivazioni fiscali per il contributo dei privati ancora oggi assenti in Italia, malgrado i tagli di quest’anno spende circa il doppio dell’Italia (oltre 3 miliardi di euro). La proteste si svolgeranno nella settimana in cui approderà in Parlamento il mille proroghe. Nel testo del decreto al momento per cultura, università, ricerca e informazione non è previsto alcun tipo di miglioramento. Toccherà quindi agli emendamenti portati nelle commissioni e nella discussione in aula provare di cambiare la situazione.

L’Unità 20.01.11