Una raffica di dati che fotografa un Paese nella migliore delle ipotesi fermo e per il quale non c’è da aspettarsi nulla anche nel prossimo futuro. Numeri pesanti, quelli forniti ieri da Bankitalia per crescita, disoccupazione e reddito delle famiglie, al cui confronto la constatazione che il fabbisogno statale è in lieve miglioramento fa venire in mente la storiella dell’operazione chirurgica riuscita anche se il paziente è morto… Per Via Nazionale l’Italia si è incamminata in modo incerto sul sentiero della ripresa, con un passo non solo più lento degli altri grandi paesi come la Germania, ma anche sotto la media dell’area euro, con l’ovvia conseguenza di non“agganciare” la crescita economica mondiale, la quale invece avanza a un tasso migliore del previsto. Una ripresa debole che, ed è questa la conseguenza peggiore, non riesce a creare posti di lavoro.
RECUPERO TROPPO LENTO Nel bollettino economico di Bankitalia spicca subito il dato relativo al pil che dovrebbe rimanere inchiodato su un modesto progresso dell’1% nel prossimo biennio (contro la stima del governo che parla di un +1,3% nel 2011 e un+2%nel 2012), a causa di una domanda interna (investimenti e consumi famiglie) ancora al palo. In particolare viene spiegato che i consumi privati continuerebbero a crescere a un ritmo appena inferiore a quello del pil, pari allo 0,8 per cento sia nel 2011 sia nel 2012. «La spesa delle famiglie verrebbe frenata, oltre che da un graduale aumento dei costi di finanziamento (desumibile dalle attese dei mercati sui tassi di interesse a medio e lungo termine), dalla perdurante incertezza circa le prospettive occupazionali e dai minori trasferimenti dal settore pubblico ». Tali fattori orienterebbero le scelte delle famiglie italiane verso un maggiore risparmio, anche se, altro campanello d’allarme, ad aumentare è il debito delle famiglie, che a fine settembre 2010 si attestava al 65% del reddito disponibile. Altro capitolo dolente, come detto, l’occupazione che non solo non riparte ma mostra una riduzione che risulta «più marcata per i giovani, mentre le previsioni di bassa crescita per i prossimi due anni dipingono uno scenario senza una robusta ripresa dell’occupazione». Bankitalia segnala inoltre come, a causa del troppo lento recupero del pil verso i livelli pre-crisi, «le imprese privilegiano forme contrattuali più flessibili rispetto a impieghi permanenti a tempo pieno ».E viene ribadito come i numeri siano peggiori di quelli ufficiali, poiché se ai dati sulla disoccupazione dell’Istat (che la colloca al’8,7% nel novembre 2010), si aggiungessero i lavoratori in cig e quelli che disperano di trovare impiego, il tasso dei senza lavoro arriverebbe a ridosso dell’11%. «Banca d’Italia – ha commentato il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni – conferma la previsione per il 2011 e 2012 di un pil piatto che produrrà effetti ulteriormente negativi sull’occupazione. Per questo è così importante che tutte le scelte di questa fase tutelino il lavoro e aiutino a non chiudere imprese e a non perdere occupazione. Queste sono le esigenze reali che non sono state rappresentate prima e non sono certo rappresentabili ora da questo governo».
L’Unità 19.01.11