Attenti ai diversivi. Attenti ai fattoidi. Attenti a non guardare il dito invece della luna. Perché la dama bianca, i debiti di Lele Mora, il complotto dei magistrati sono soltano depistaggi, contraffazioni, le mosse disperate di un uomo disperato. Le intercettazioni rivelate ieri smentiscono definitivamente la favola del “non sapevo, non pensavo”. Silvio Berlusconi sapeva e ha fatto di tutto perché non si sapesse. E ora sta cercando di raccontare un’altra storia, di inventarsi un altro Berlusconi. Che ha «uno stabile rapporto di affetto con una persona». Che non ha mai pagato nessuno. Che ha soccorso economicamente Lele Mora «in un momento di grande difficoltà». Che ha aiutato una minorenne perché ha un cuore grande così.
Perfino i giornali amici lo hanno capito, e provano – come si dice – a buttarla in vacca. Il Giornale, per esempio, ieri titolava: «Berlusconi è fidanzato». E il giorno prima il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, scriveva: sì, Berlusconi è un vecchio porco, ma meglio lui di quegli ipocriti degli altri. Non esattamente una linea difensiva a prova di bomba, anzi una prima parziale ammissione del triste spettacolo al quale ci troviamo di fronte e che un buon pezzo di Italia ha ormai capito da tempo: che a palazzo Chigi non c’è uno statista ma un puttaniere, un organizzatore di festini a pagamento, un vorace e compulsivo sfruttatore di ragazze (anche minorenni), un vecchio satiro in piena attività. Chissà se i giornali della destra si divideranno tra fatti e falsità, tra prove e omertà, tra veri ricatti e presunte dame bianche. Sarebbe un bel derby. Chissà se (e come) proveranno a negare l’evidenza.
Per questo non abbiamo capito la nota con la quale il Garante per la privacy ieri si è affrettato a richiamare giornali e tv alla «necessità di valutare con scrupolo l’interesse pubblico delle singole informazioni diffuse» e di «bilanciare il diritto-dovere di informare sugli sviluppi dell’inchiesta con il rispetto delle persone, in particolare di quelle non direttamente coinvolte». Una strana nota, se si pensa che quando scoppiò il Rubygate ci fu chi, sul web, pubblicò le fotografie della ragazza (allora minorenne) e il Garante rimase in silenzio. Ora, invece, interviene. Ma per tutelare chi? Le ragazze che partecipavano ai festini? I complici del presidente del consiglio? Chi chiedeva soldi per stare zitta? O le testimoni A B e C che hanno partecipato alle serate ma in disparte e di cui oggi conosciamo, appunto, solo le iniziali? «Non puoi nemmeno immaginare cosa avveniva lì» ha raccontato una delle ragazze presenti. Appunto, la privacy non c’entra: ora gli italiani hanno il diritto di saperlo.
da Europa Quotidiano 18.01.11
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“Il girone infernale del sultano”, di PIERO COLAPRICO E GIUSEPPE D´AVANZO
Cade l´umore alla lettura delle 389 pagine che raccolgono le fonti di prova contro Silvio Berlusconi, accusato di concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile. Anche chi non si è mai illuso della nobiltà dell´uomo o non ha mai apprezzato le sue qualità di capo del governo resta stupefatto dalla miseria, dalla desolazione, dallo squallore delle scene di vita che quelle carte raccontano. È un quadro prima malinconico, ma poi drammaticamente pericoloso per la credibilità delle istituzioni.
C´è un uomo separato dalla realtà e dalla vita, dimentico della sua finitezza, che non vuole con disperata ostinazione fare alcun conto con la morte e pretende e si illude di vivere come un Sultano eterno. Vuole corpi giovani accanto a sé. Vuole essere adulato, magnificato e, come stordito dalla sua ossessione, come cieco, come istupidito dal suo stesso smisurato narcisismo, non vuole accorgersi che intorno a sé ci sono, per gran parte, prostitute. Giovani donne che i suoi prosseneti (Emilio Fede, Lele Mora, Nicole Minetti) ingaggiano e quelle se lo disputano perché un suo “capriccio” – il capriccio di una sera, la passione di tre mesi – può cambiare una vita, pagare un mutuo o venticinque paia di scarpe in un solo shopping o magari aiutare una bimba restata nella favelas.
C´è chi confida che così «siamo a posto per sempre». Altre, come Barbara Faggioli, hanno fretta: «Dai, mi rimangono solo mille euro devo fare cassa per forza anche se la vedo buia a questo week end». C´è chi va per le spicce: «Iris ipotizza che lui voglia anche ridurre le cene e propone di rubare qualcosa in casa». C´è una che smania: «Che palle sto vecchio… guarda… fra un po´ ci manda affanculo tutte quante… quella è la volta buona che lo uccido… vado io a tirargli la statua in faccia… cazzo… qua… ci vuole mandare affanculo senza un cazzo?…». L´altra le ricorda perché sono lì: «Papi… è la nostra fonte di lucro…».
È un girone infernale che scatena ambizioni, appetiti, voglie. Bisogna avere un stomaco di ferro. Lo spiega Nicole Minetti all´amica che vuole consegnare alle notti del Drago. «Giurami che non ti prende male, nel senso cioè ti fai i cazzi tuoi e io mi faccio i cazzi miei. Per l´amor del cielo ne vedi di ogni, cioè nel senso la disperaticion più totale, cioè capirai c´è gente per cui è l´occasione della vita, quindi ne vedi di ogni, fidati di me, punta sul francese che lui sbrocca gli prende bene, digli tutto quello che fai, eccetera eccetera … Ci sono varie tipologie di persone, c´è la zoccola, c´è la sudamericana che non parla italiano e viene dalle favelas, c´è quella un pò più seria, c´è quella di mezzo tipo». Si può stare sulla cresta dell´onda per qualche giorno e saper accettare quando la buona fortuna finisce. «Ieri sera la Lisa se ne è andata anche lei e non lo aveva mai fatto, anche la Lisa ha avuto il suo momento come la Iris e che è così che funziona, ognuna di loro ha avuto il “suo momento” e non bisogna prendersela quando finisce».
I cortigiani (Emilio Fede, Lele Mora, Nicole Minetti) vivono per servire il Sultano. Appaiono sempre in tensione. Il Sovrano può chiamare da un momento all´altro e in poche ore bisogna saper disporre «per la cena» e poi per il dopo cena (il «bunga bunga») e ancora per la notte quando, licenziate e ricompensate coloro non restano a dormire, finalmente intorno alla tre e mezza «le vergini si offrono al Drago». I cortigiani hanno una sola preoccupazione. Preparagli lo spettacolo lascivo che il Sovrano più gradisce.
E leggiamo finalmente una delle molte testimonianze che nelle carte raccontano cosa accade.
«E ora andiamo al “bunga bunga”. Io avevo inteso che quel termine si riferisse alla locazione, alle mura in cui tutti i partecipanti alla cena si erano spostati. In questo “bunga bunga” a luci rosse e non so se lei intendeva perché c´erano le luci rosse o perché l´atmosfera era tale da essere interpretata come a luci rosse, queste ragazze si sono ulteriormente spogliate, non so fino a quale punto, e avvicinandosi a turno e anche in gruppi di due o tre al Presidente, che stava seduto sul divanetto, si strusciavano e si facevano toccare, assumendo un atteggiamento anche provocante e volgare, baci, strusciamenti. Anche all´interno di questo ambiente denominato “bunga bunga” erano presenti degli scomparti dove erano allocati degli abiti per dei travestimenti, ovvero divise da poliziotta o infermiera. Anche la Minetti fece uno spogliarello … (non so) fino a che livello, e cioè se lo spogliarello sì è concluso con la nudità totale della Minetti o parziale. Lo spogliarello fu fatto anche da altre ragazze presenti. Tutta l´atmosfera era molto ridanciana, tutti sembravano divertirsi molto, tranne la T.M., che invece era molto imbarazzata per quello che stava vedendo. Mi disse che era rimasta in disparte sul divanetto e che non aveva partecipato né allo spogliarello né al travestimento né ovviamente aveva consentito che o il Presidente o altre persone la toccassero. In questo stesso contesto T.M. mi disse che vi erano delle ragazze che durante lo spogliarello ballavano molto vicine, mezze nude, ricordando atteggiamenti lesbici. T.M. mi disse di avere percepito chiaramente che vi fosse un´accesa rivalità tra le ragazze, tanto che lei era mal vista dalle stesse in quanto evidentemente temevano che potesse attirare l´attenzione del Presidente a loro scapito; e anche per questo T.M. sempre mi disse di sentirsi molto imbarazzata. Dopo la fine del “bunga bunga” le ragazze sono salite al piano di sopra, dove il Presidente doveva scegliere chi sarebbe potuta rimanere a dormire quella notte. Questo è un momento molto ambito dalle ragazze ed erano tutte in attesa di sapere quale o quali di loro sarebbe stata scelta dal Presidente del Consiglio».
È uno spettacolo patetico e triste appare anche a chi, come M.T., è andata ad Arcore entusiasta di conoscere il presidente del consiglio. Leggiamo come ricorda quella sera.
«Alla fine li è tutto… ti ripeto, me ne sono stata in disparte e a fine serata mi ha anche chiesto: “Ma ti sei divertita?” e io gli ho risposto: “Beh, insomma, non è questo il mio modo”, ma ti dico che anche fisicamente io lo vedevo diverso, nel senso che, quando tu puoi vedere certi discorsi che ha un tipo di piglio, lascia stare che vedi che s´è rifatto che s´è tirato, però ha un piglio di una persona molto decisa, anche come parla è un comunicatore no? Almeno in quello è uno che si vende bene…. E invece no. Sembrava un guarda, ti dico, mi viene bene la figura del “bagaglino” una caricatura…. una caricatura di se stesso… guarda, una cosa molto brutta e molto triste. Forse io pensavo che lui mantenesse un contegno e poi facesse i fatti suoi. Invece no. Assolutamente no. Cioè, lui si presenta in un certo modo, ma molto basso e mi dispiace perché non c´è bisogno.. Non lo so sulla base di certe cose, (si può) arrivare a dire tipo: “Sei malato”, cioè, sua moglie lo diceva…».
Il quadro è malinconico, ma soprattutto ci mostra un Berlusconi che avevamo già intuito nelle criticità che ha dovuto affrontare dal 26 aprile del 2009 e tuttavia cadono le braccia dinanzi alla sua debolezza, alla concreta possibilità che il mondo della prostituzione che lo circonda possa consegnarlo nelle mani di chissà chi. Emilio Fede spesso si accorge di aver portato ad Arcore «brutta gente», «un brutto gruppo», ma tira diritto, l´ossessione del presidente è un forno che brucia troppa legna per poter fare una differenza tra chi è pericoloso, e chi non riserverà tra gli ospiti del sovrano alcuna sorpresa. Quanto la vita disordinata del presidente del consiglio sia una minaccia per la sicurezza delle istituzioni è palese con quel che accade nel rapporto tra il Cavaliere e la minorenne marocchina Ruby Kadima, al centro dell´invito a comparire. Certo, qui ci sono tutti gli elementi che giustificano l´indagine giudiziaria, la convinzione dei pubblici ministeri di Milano di aver raccolto «prove evidenti della colpevolezza» al punto di poter richiedere il giudizio immediato. È una sorpresa leggere nell´invito a comparire come sia documentata la necessità del Cavaliere di condizionare i comportamenti dei funzionari della questura di Milano, per liberare dalla protezione dello Stato una minorenne senza famiglia, senza fissa dimora, senza un reddito. Una ragazza che nelle carte affiora come una abituale prostituta.
«Domanda: Lei ha avuto la percezione che Rubi svolgesse l´attività di entreneuse all´interno dei predetti locali?
Risposta: Sì, ho avuto la netta percezione che Rubi intrattenesse rapporti con tutti i clienti girando tra i tavoli. Certamente la Rubi ho avuto la sensazione che cercasse gente facoltosa a cui spillare dei denari».
Berlusconi lo sa, conosce la sua età, conosce il suo mestiere, sa che l´ha voluta ripetutamente in villa nonostante dopo un primo approccio abbia avuto contezza della sua giovinezza. Per coprire questa sua relazione e occultare la prostituzione che si consuma nelle sue case, i possibili reati che gli si possono contestare e soprattutto scongiurare i danni alla sua immagine di premier e leader.
Leggiamo nel capo d´accusa: «… perché, abusando della sua qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri, la notte tra il 27 e il 28.05.2010, avendo appreso che la minore El Mahroug Karima – da lui in precedenza frequentata – era stata fermata e condotta presso la Questura di Milano, si metteva in contatto con il Capo di Gabinetto del Questore, Pietro Ostuni e rappresentandogli che tale ragazza minorenne, di origine nord africana, gli era stata segnalata come nipote di Mubarak, (circostanza peraltro palesemente falsa), lo sollecitava ad accelerare le procedure per il suo rilascio, aggiungendo che il consigliere regionale Nicole Minetti si sarebbe fatta carico del suo affido e, quindi, induceva Pietro Ostuni a dare disposizioni alla Giorgia Iafrate, (funzionaria della Questura di Milano e quella notte di turno) affinché la citata minore El Mahroug Karima venisse affidata a Nicole Minetti, così sottraendola al controllo e alla vigilanza delle autorità preposte alla tutela dei minori, in contrasto con le disposizioni al riguardo impartite dal pubblico ministero di turno: e infatti la minore El Mahroug Karima, non veniva trattenuta in questura, né inviata in una comunità, ma affidata alle ore 2.00 del 28.5.2010 alla Minetti, ancor prima che fossero formalmente richiesti dalla questura di Milano (con fax al commissariato di Taormina, a firma della dott.ssa Iatrate, inviato alle ore 02.20), i documenti necessari ai fini di una sua compiuta identificazione, accertata effettivamente solo alle ore 04.00 nonché senza previo interpello dei genitori della minore stessa circa il suo affidamento a terzi; affidamento alla Minetti peraltro solo formale, essendo indicato (così come certificato per iscritto dalla stessa dr.ssa lafrate nel sopra citato fax spedito al dirigente del commissariato di PS Messina-Taormina) quale domicilio quello di Milano Via Villoresi 19, abitazione non della Minetti ma di De Conceicao Santos Oliveira Michele, persona priva di referenze, alla quale la Minetti non appena uscita dai locali della questura consegnava in effetti la minore. In tal modo ottenendo per sé e per la minore un indebito vantaggio di carattere non patrimoniale consistito, per la minore, nella sua fuoriuscita dalla sfera di controllo delle autorità minorili e, per esso indagato, nell´evitare che El Mahroug Karima potesse riferire del reato di cui al capo che segue (favoreggiamento della prostituzione minorile) e comunque della risalente frequentazione, nonché di altri reiterati episodi di prostituzione verificatisi nella sua dimora privata in Arcore, fatti di rilevanza penale non a lui ascrivibili, ma comunque suscettibili di arrecare nocumento alla sua immagine di uomo pubblico».
Lette le carte si comprende lo sgomento e il panico che afferra Berlusconi quella notte. Il Drago ha divorato anche quella ragazzina che frequenta «da quando aveva sedici anni». La “divora” con passione. Ruby se ne vanta con un suo amico.
«… a lui come lo chiami? Lo zio, il nonno? Come lo chiami?»
Ruby: «E no, papi».
«… E siamo messi bene, Madonna mia! fai come la napoletana, il papi lo chiamava».
Ruby: « No, no, la napoletana è un´altra cosa, io sono un´altra… quella è la pupilla, io sono il culo».
Quando gli dicono che la ragazza è in questura, Berlusconi si spaventa. Riesce a tirarla fuori. Quando scoppia l´affaire, corre a ripari con il solo strumento che conosce: paga. Sentite Ruby: «Il mio caso è quello che spaventa più di tutti., e sta superando il caso di (Noemi) Letizia, di (Patrizia) D´Addario, di tutte… diciamo che adesso siamo preoccupati, il mio avvocato se ne è appena andato, ero con lui… con Lele… loro mi stanno comunque vicini, in effetti… sempre tornando al discorso di prima… gli ho detto…Lele, io ho parlato con Silvio, gli ho detto che ne voglio uscire di almeno con qualcosa… cioè mi dai… 5 milioni… però… 5 milioni a confronto del macchiamento del mio nome…». La bufera mediatica, l´attenzione della magistratura non scuotono o spaventano la ragazza.
Ruby: «… ma non siamo preoccupati per niente, perché… Silvio mi chiama di continuo, mi ha detto: cerca di passare per pazza… racconta cazzate… io ti sarò sempre vicino… mi fa … e avrai da me qualsiasi cosa che tu vuoi… con il mio avvocato gli abbiamo chiesto 5 milioni di euro … in cambio di… del fatto che io passo per pazza, che ho raccontato solo cazzate… e lui ha accettato… in effetti seguiremo questa… questa strada…».
Le pressioni di Berlusconi su Ruby sono dirette. La ragazza ammette: «M´ha chiamato proprio tre minuti fa, m´ha chiamato Rubba. Mi ha detto che s´è sentito con Lele (Mora), che io ho fatto, ho scritto tutte le cose, con l´avvocato e m´ha detto che ha saputo che ho detto tante cose. Le ho detto, guarda, io ho detto tante cose, ma ne ho nascoste tantissime. Le ho detto tutte quelle che ho detto, le ho dette per un semplice motivo, che ero messa davanti all´evidenza non potevo negare. Mi fa, ma noi non siamo in pericolo, noi siamo in difficoltà, mi fa, però sono cose da superare. Le ho detto sì, però io ti volevo fare un´altra domanda, le ho detto, che è quella che m´interessa di più. Mi fa dimmi, le ho detto, cioè, io voglio che almeno, da tutta questa situazione io ne esca con qualche cosa, perché di tutta la situazione cioè, sinceramente, non me ne frega niente. Lui fa, è normale, le ho. Lui mi fa quando il mare è in tempesta non è che le persone si lasciano, una cosa del genere….». La transazione che dovrebbe seppellire il “caso” viene addirittura mediata dall´avvocato che chi lo sa chi gli ha messo accanto. «Ruby racconta al padre: «Sono con l´avvocato che stiamo parlando di queste cose e dobbiamo trovare una soluzione, gli ha detto… Silvio gli ha detto: “dille che la pagherò il prezzo che lei vuole l´importante è che lei chiuda la bocca, che neghi il tutto, e che dica che lei… che dica pure di essere pazza ma l´importante è che lei mi tiri fuori da tutte queste questioni, che io non ho mai visto una ragazza che ha diciassette anni, o che non è mai venuta a casa mia».
Berlusconi è sotto ricatto. Una ragazzina qualunque può fargli paura. Lo si è era già intuito con lo «scandalo di Casoria», con l´arrembaggio di Giampaolo Tarantini a Palazzo Grazioli, ma anche il più critico della vita disordinata di Berlusconi non poteva immaginare questo squallore e tanta vulnerabilità.
La Repubblican 18.01.11