I poveri e gli svantaggiati non devono pagare la bolletta dell’acqua. Non è solo un principio ideale. Ma anche un progetto concreto che stanno portando a termine Comune di Firenze e Publiacqua, la società che per conto dei municipi (che ne controllano il 60%, mentre il resto è di partner privati tra cui Acea) gestisce la rete idrica per decine di comuni tra il capoluogo toscano, Prato e Pistoia.Come si configura questa operazione? Niente bolletta, di regola, per chi è povero o non può permettersi di pagarla. A patto che certifichi la sua condizione attraverso l’Isee, come già avviene per chi ha sconti sulle utenze di certi servizi del Comune (dagli asili nido alle mense scolastiche). E a chi è destinato il progetto di Publiacqua? Si pensa ad anziani con la pensione minima, famiglie monoreddito con figli, nuclei con lavoratori in difficoltà (cassintegrati, disoccupati, licenziati) o con portatori di handicap. Il tutto dovrebbe andare in porto in un mese (serve l’ok dell’Ato e degli altri comuni soci di Publiacqua).
IL PIANO
Spiega la ratio dell’operazione il presidente di Publiacqua Erasmo D’Angelis: «Si tratta di istituzionalizzare ciò che in parte già facevamo ». L’azienda infatti stanzia ogni anno circa 500mila euro per venire incontro alle famiglie più bisognose, abbattendo fino all’80% il costo della bolletta (ne beneficiano quasi 5mila nuclei). «Ma ora si fa un ulteriore passo avanti: già nel nostro
piano tariffario si prevederà l’abbattimento della bolletta per chi
dimostrerà di versare in difficoltà economiche. Siamo al cospetto, credo, del primo esperimento di questo tipo in Italia», dice D’Angelis. Che comunque non smetterà di accantonare i soliti 500mila euro annui per i più bisognosi: «Quelli resteranno e saranno destinati a situazioni di sopravvenuta emergenza: una separazione in famiglia, un licenziamento, una difficoltà improvvisa». Al presidente
dell’azienda l’operazione “niente bolletta ai poveri” fa da spunto per una riflessione generale sulla
gestione dei servizi idrici: «È un altro segnale che l’acqua, qui da noi, è un bene pubblico e resta sotto il controllo del pubblico. È importante che si capisca che qui non si lavora per il profitto,ma si spendono ingenti risorse per fare grandi investimenti, sulle infrastrutture e sulla qualità del servizio, nel nome dell’interesse della collettività. Da noi c’è e ci sarà grande spazio anche per l’etica». Proprio su questo fronte Publiacqua ha già fatto parlare di sé. L’acqua infatti non è gratis solo per i poveri. Ma anche per chi va alla coop di Gavinana, a sud di Firenze. È infatti da ottobre che lì c’è un fontanello di Publiacquadove chi va al supermercato può rifornirsi di acqua senza sborsare un centesimo. Un risultato raggiunto grazie all’accordo, primo del genere in Italia, tra Publiacqua e Unicoop Firenze, con l’obiettivo “ecocompatibile” di dissuadere l’acquisto di acque imbottigliate. «Questa che abbiamo fatto con Unicoop Firenze è un’operazione innanzitutto culturale ma anche con non indifferenti benefici economici per le tasche dei cittadini. Non si capisce per quale motivo la Toscana debba essere la regione europea con i più alti consumi di acqua imbottigliata. La gente lo ha capito e lo testimonia il successo dei nostri fontanelli sul territorio – alcuni anche ad acqua gassata, ndr -, che in un anno e mezzo hanno erogato oltre 10 milioni di litri di acqua», spiega D’Angelis.
IL RILANCIO SULLA TIA
Tra i promotori del progetto di abbattere la bolletta dell’acqua ai poveri c’è anche il consigliere comunale fiorentino di Sel Eros Cruccolini. Che ora rilancia: «Si applichi lo stesso principio anche alla Tia», la tariffa sui rifiuti. «L’acqua è un bene pubblico e anche per i meno abbienti è un diritto. Faccio notare
che chi ha problemi economici certificati già si rivolge ai servizi sociali del Comune, ricevendo contributi per pagarsi le utenze, oltre ai buoni gas e luce. Dunque per Palazzo vecchio questa operazione può essere anche a costo zero», chiude Cruccolini.
L’Unità 16.01.11