Il triangolo dialettico di Giorgio Napolitano – incontro per gli auguri di Natale, discorso di fine d’anno, intervento a Reggio Emilia – consente ai politici italiani di capire che il presidente ha le idee chiarissime su come affrontare il presente, duro e complicato, e programmare un futuro tentando di leggerne la complessità e le variabili.
Certo è che non mollerà di un centimetro la difesa dell’Unità nazionale, della Carta costituzionale e dell’interesse generale che questa maggioranza artificiale di governo, piaccia o non piaccia, non riesce a fare. Al di là delle obiettive difficoltà economiche di origine internazionale, da una parte c’è un devastante conflitto di interesse, dall’altra la presenza, inimmaginabile e volgare in uno stato di diritto, di un partito statutariamente secessionista che è purtroppo nel governo del nostro paese e che consente, quindi, per motivi numerici, il perdurare del predetto conflitto. E tutto ciò deriva, fa bene ripetere, da una legge elettorale che consente alla minoranza coesa del berlusconismo di diventare maggioranza e al 60% dell’opposizione non coesa di diventare minoranza. Ecco perché questo paese è difficilmente governabile al di là del terribile incremento dell’astensionismo che è un frullato di qualunquismo e disistima per la classe politica.
È necessario scomporre questo quadro politico e ricomporlo fra simili. Protagonisti da una parte e conservatori utilitaristi dall’altra, superando le sigle attuali. È necessario risolvere il problema della presenza della Lega; o cambia nome e statuto ed accetta la Corte costituzionale in maniera scritta o va, per evidente incostituzionalità, fuori dal governo e dal parlamento. Diventando solo una pacifica associazione, altrimenti nemmeno quella, che programma sagre critiche o referendum.
A Reggio Emilia, piaccia o non piaccia, il presidente ha posto il problema in maniera garbata, suadente, esortante ma chiara e forte. Oltre «a tenere i conti in ordine» questa presunta maggioranza gestisce il corrente senza concretizzare vantaggi reali per il paese e la gente comune. Le opposizioni hanno il dovere di affrontare il problema leghista nelle sedi competenti e di essere sempre pronti in parlamento per mandare sotto appena possibile questo governo. Visto che Tremonti parla di mostri all’orizzonte, Berlusconi di inizio di ripresa, e Bonaiuti di nessun contrasto tra il ministro dell’economia e il premier pro tempore. Visto che la disoccupazione giovanile aumenta, che l’inflazione reale mortifica i lavoratori a reddito fisso, che la forbice ricchezza povertà s’incrementa.
Visto che il problema Fiat potrebbe generare processi parapolitici infausti se non affrontato con intelligenza e capacità di mediazione vera tra interessi diversi: le imprese non possono fare sempre quello che vogliono e riversare i loro errori strategici e progettuali sul mondo del lavoro. Viste le risposte leghiste al discorso di Reggio Emilia, i richiami incolti a Cavour e Cattaneo, le ridicolaggini di Agro, le confusioni di Zaia che non ha le idee chiare sulla Costituzione o che non ha letto lo statuto del suo partito. Visti i tentativi di recupero, comunque monchi, di Cota, Calderoli e del Sindaco di Verona che si arroga il diritto di “rivalutare Napolitano”.
Visto che qualche leghista vuole nel Modenese una stele comune tra caduti partigiani e nazifascisti. Roba da brividi nel mettere insieme un ideale di libertà e un altro di sopraffazione al di là del rispetto per la morte. Visto che un consigliere regionale del Pdl ritiene illegittima la presenza delle bandiere delle brigate Garibaldi a Reggio Emilia; il buon uomo dimentica che senza i patrioti della Resistenza, dalla quale nacque la repubblica e la corte costituzionale, l’Italia non sarebbe diventata un grande paese e quest’Unità forse non ci sarebbe. Visto che il nostro Tricolore emoziona ancora, piaccia o non piaccia ai leghisti colitici e non, intere generazioni e significa libertà, fraternità, uguaglianza. Visto che si vuole tutelare l’attività politica o governativa di inquisiti, imputati e condannati.
E per concludere, visto che presunti comunisti attraverso una certa magistratura bolscevica vogliono eliminare il presidente del consiglio pro tempore – nonostante la sua amicizia con l’ex capo, certamente già comunista, del Kgb ma con diritto berlusconiano alla catarsi – è giusto evitare una simile violenza e provvederne alla rimozione democratica e più in fretta possibile in parlamento. Cosa non difficile poiché esiste solo con i voti leghisti. E Gramellini, da Fazio su Raitre, leggendo lo statuto leghista ha dimostrato agli italiani che Bossi e i suoi seguaci sono secessionisti per iscritto ed hanno come obiettivo, anch’esso scritto nel loro statuto, la costituzione di una fantomatica repubblica padana “al netto” di Lazio, Mezzogiorno e isole. Tutto ciò, partendo da questo giornale, è stato denunciato da tempo sulla stampa nazionale con un appello ai presidenti della camera e del senato da un nutrito gruppo di intellettuali e politici.
Che l’abbia chiuso in un cassetto Schifani è comprensibile, di meno Fini. Per non parlare del suo ufficio di presidenza che negò, come ho già scritto, al deputato Pisicchio dell’Api una question time sull’incostituzionalità leghista.
Speriamo che proprio questa nascente alleanza che non definirei Terzo polo, ma federazione democratica italiana, attraverso Rutelli, che non ha mai avuto contaminazioni leghiste, contribuisca a cancellare questa iattura che obbliga lo stallo della politica e impedisce il possibile sviluppo del nostro paese.
da Europa Quotidiano 13.01.11