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"Il Sole-24 Ore, manovre e tensioni in Confindustria", di Rinaldo Gianola

Il Sole-24 Ore è il primo giornale economico italiano, quotato in Borsa, di proprietà della Confindustria. Come larga parte della stampa anche questo giornale ha sofferto e soffre la crisi che come ha detto il ministro dell’economia Giulio Tremonti (uomo dell’anno del Sole-24 Ore nel 2009) «non è finita». La crisi preoccupa i piani alti di Confindustria e, nonostante le smentite («Confindustria non venderà il quotidiano ‘Il Sole24Ore’ – dice oggi l’associazione di viale dell’Astronomia, che in qualità di azionista di riferimento del gruppo editoriale ‘Il Sole 24 Ore’ – smentisce categoricamente qualsiasi ipotesi di vendita del quotidiano economico finanziario ‘Il Sole 24 Ore’») iniziano a circolare clamorose ipotesi sul futuro assetto del quotidiano diretto da Gianni Riotta, compresa la scissione della testata e la sua vendita a un gruppo di industriali «fidati» che sarebbero i primi contribuenti della stessa Confindustria: Eni, Enel, Fiat…

Se davvero questa opzione fosse perseguita per ripianare le perdite e dotare il gruppo delle risorse necessarie per finanziare i nuovi piani di sviluppo, sarebbe una novità clamorosa per Confindustria, per la politica e il mondo dell’editoria. E sarebbe anche una sorpresa vedere il giornale dei padroni nelle mani anche di imprese saldamente controllate dallo Stato.

I fatti sono questi. Nei prossimi giorni, comunque entro gennaio, si riunirà il consiglio di amministrazione del Sole-24 Ore per deliberare il piano industriale 2011-2013 proposto dall’amministratore delegato Donatella Treu che potrebbe contenere la trasformazione del giornale in tabloid, dopo la sperimentazione del nuovo formato avviato per l’inserto culturale della domenica. Dopo la perdita di 52 milioni di euro del 2009, i primi nove mesi del 2010 hanno registrato un “rosso” di 24 milioni. Accanto a questi dati c’è la caduta delle vendite del quotidiano (circa 50mila copie perse negli due anni) con il numero degli abbonati sceso dopo un lungo periodo sotto la soglia di 100.000. È stato dichiarato lo stato di crisi: 31 prepensionamenti per i giornalisti, altri 170 per poligrafici e amministrativi.

Non vanno meglio le cose in Borsa. Il Sole-24 Ore venne quotato nel dicembre 2007 a un prezzo di 5,75 euro per azione, oggi vale 1,30-1,40 euro con una perdita dell’80%. La capitalizzazione, cioè il valore di mercato, è di appena 60 milioni di euro, dato modestissimo se si considera che è addirittura inferiore alle disponibilità di cassa pari a 79 milioni di euro. Questa performance così negativa non deve sorprendere (almeno non sorprende l’Unità che fu tra le poche voci a segnalare il caso) perché la quotazione dei titoli del Sole-24 Ore avvenne con un evidente conflitto di interesse (il presidente del gruppo Giancarlo Cerutti è azionista e consigliere di Mediobanca, regista del collocamento) e fu penalizzante per i risparmiatori ai quali furono concesse solo azioni di serie B, prive di diritto di voto per le proposte straordinarie.

La quotazione non ha fatto altro che precipitare e il cda del Sole-24 Ore per difendere il valore del titolo ha acquistato azioni proprie sul mercato arrivando a possederne il 4,3% secondo la tabella Consob. Perché spendere soldi per difendere il titolo anziché investire per lo sviluppo e salvare i posti di lavoro? Sarebbe interessante sapere qual è il prezzo medio di carico delle azioni proprie e qual è, se c’è, la minusvalenza sui titoli. Non per fare le pulci a nessuno, ma da un giornale che tutti i giorni predica sui doveri degli altri,su quanto è bello il “porcellum” di Mirafiori, è che goduria sarà per gli operai Fiat fare il 18° turno nella notte di sabato, almeno un po’ di trasparenza ci vorrebbe. Magari sarebbe necessaria un’analisi di bilancio sul Sole-24 Ore come faceva tanti anni fa Emilio Moar.

Dal collocamento in Borsa la società ha incassato 260 milioni di euro e avviato una campagna acquisti molto costosa e poco razionale: circa 130 milioni di euro sarebbero stati spesi in queste operazioni. Clamorosa è stata l’acquisizione della Esa software di Rimini, valutata ben 60 milioni di euro. Insomma crisi ed errori manageriali si sono sommati e non deve essere un caso che l’ex amministratore delegato del Sole 24 ore Claudio Calabi (già cacciato da Cesare Romiti dalla Rcs Corriere della Sera perché sospettato di insider trading) se ne sia andato dopo la deludente quotazione per finire a Risanamento, sull’orlo del crac.

Le difficoltà del Sole-24 Ore, una volta la vera gallina dalle uova d’oro degli industriali, rischia di far esplodere le tensioni in Confindustria che vive passivamente la diaspora di Marchionne mentre il presidente Marcegaglia non è riuscita a ottenere dal governo i risultati sperati. Le voci di scissione e di vendita della testata sono iniziate a circolare mentre il decreto ‘milleproroghe’ ha rinviato solo fino a marzo il divieto per gli editori televisivi di possedere quotidiani. Può succedere di tutto.
La redazione del Sole-24 Ore, preoccupata dalla crisi, si riunirà lunedì prossimo in assemblea.

L’Unità 08.01.11