L’Anm (associazione nazionale magistrati) annuncia il “rischio di paralisi totale della Giustizia” a causa del blocco informatico causato dai tagli imposti dal ministero dell’Economia a quello della Giustizia. La colpa, secondo il sindacato delle toghe, questa volta non sarebbe però del Guardasigilli Angelino Alfano, ma del collega Giulio Tremonti. Alfano risponde al presidente e al segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara e Giuseppe Cascini, spiegando di “aver chiesto aiuto a Tremonti, senza averlo finora ricevuto”.
Si consuma così l’ennesimo strappo tra colui che è considerato da molti il delfino, il successore naturale di Berlusconi, stiamo parlando di Alfano, e colui che al momento ne è considerato l’antagonista, Tremonti, pronto a farsi strada al posto del premier.
Il Guardasigilli sulla questione blocco informatico però non cede al pessimismo e annuncia sibillino: “Non dispero – spiega riferendosi a un intervento del ministro dell’Economia – perché conosco la sua sensibilità per l’informatizzazione. Intanto faccio da solo. Farò l’impossibile e confido proprio di riuscirci, anche se i margini di manovra sono strettissimi”. “Salveremo il servizio. Siamo al lavoro e ci riusciremo”, assicura Alfano, e intanto chiede all’Anm di collaborare: “Se l’Anm dà una mano d’aiuto invece di strumentalizzare le difficoltà fa un buon servizio ai cittadini e non al governo”.
Dal canto suo, il sindacato dei magistrati incalza e denuncia l’eccessiva durezza dei tagli: a fronte di un bilancio che assegnava l’anno scorso al dicastero di via Arenula 80 milioni di euro per i costi informatici, quest’anno ne sono stati stanziati soltanto 27,9, circa il 50% in meno rispetto alla soglia minima necessaria per l’assistenza ai pc. “I tribunali – denunciano quindi a una voce Palamara e Cascini – chiuderanno” e ci sarà il blocco sia della giustizia penale che di quella civile, con gravissime ripercussioni sulla vita del Paese.
Nonostante Luigi Britteri, capo del Dipartimento Organizzazione del ministero non nasconda che “l’allarme è più che giustificato” ma tenti di “rassicurare tutti sull’impegno del Ministro per la soluzione del problema in tempi assai brevi”, le toghe annunciano la mobilitazione. “Magistratura Democratica – dice il segretario Piergiorgio Morosini, gip a Palermo – è pronta ad una forte mobilitazione con forme di protesta anche clamorose”. “La politica del governo fatta di annunci e conferenze stampa mostra scarsa percezione dei veri problemi della giustizia. Il ministro non può parlare di processo breve e poi negare le risorse minime per i sistemi informativi automatizzati”.
“Senza un provvedimento immediato di ripristino della assistenza informatica – avverte il leader di Md – torniamo indietro di vent’anni, con danni irreparabili alle indagini, ai rapporti tra polizia e procure e ai processi civili; diventa impossibile la ragionevole durata dei processi. A pagare il prezzo di tutto questo sono i cittadini. Senza rimedi urgenti sarebbe un fallimento per il paese”.
da www.unita.it
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«Tace il computer: vi spiego perché la giustizia rischia la paralisi», di Giancarlo De Cataldo
Come riportato da molti giornali, dal 2 gennaio è stata interrotta l’assistenza tecnica su un certo numero di software di vitale importanza per il funzionamento degli uffici giudiziari. Motivazione: la mancanza di soldi. Ancora risorse sottratte alla Giustizia, dunque, e in un settore cruciale per i rapporti fra il Palazzo e la gente. Intendiamoci: non è che di colpo i computer scompariranno dalla scrivania di cancellieri e magistrati. Ma le cose, almeno per un po’, procederanno a rilento.
Giudici e funzionari sono sul piede di guerra. E diffidano delle rassicurazioni. Hanno le loro ragioni. Se i problemi, quando ci sono, venissero presentati, diciamo, con le dovute maniere, avremmo tutti uno spirito più collaborativo: per intenderci, se mi dicono “scusa, c’è la crisi, facciamo del nostro meglio per rimediare, dacci una mano”, mi sento invogliato a rimboccarmi silenziosamente le maniche. Se mi coprono d’insulti ogni volta che una mia inchiesta sfiora un qualche mammasantissima e mi danno del fannullone a ogni piè sospinto, poi non è che possano invocare l’understatement.
Al Ministero contano di provvedere in tempi ragionevoli. Ne sono personalmente convinto: un deficit nell’informatica giudiziaria – sbandierata nei mesi scorsi come la Nuova Frontiera – fa troppo “brutta figura” per poter durare a lungo.
Piuttosto, a questo problema concreto non si possono che opporre contromisure concrete: vale a dire, trovare i soldi per ripristinare l’assistenza. Capisco che possa sembrare banale (come spesso appare il buon senso) ma provate a far funzionare un Pc parlandogli della commissione d’inchiesta sui Pm eversivi e della separazione delle carriere o minacciandolo di impiantare dei tornelli: quello, il Pc, non vorrà saperne. E continuerà a fissarvi. Muto, inerte, vagamente sfottente.
da www.unita.it
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Dal primo gennaio è blocco dell’assistenza informatica agli uffici giudiziari. Rischio paralisi
«Una paralisi complessiva del sistema», con la «chiusura dei tribunali», e l’ impossibilità per le imprese e i privati di partecipare a gare di appalti e concorsi. È quello che si rischia con il blocco dal primo gennaio scorso dell’assistenza informatica agli uffici giudiziari. Per questo l’Associazione nazionale magistrati annuncia una «protesta forte e decisa» e parla di «colpo finale» del governo a una «macchina che ha già enormi difficoltà di funzionamento».
«Siamo arrivati alla paralisi della informatizzazione degli uffici giudiziari come avevamo già segnalato a metà dicembre. Con una interrogazione urgente al Ministro della giustizia abbiamo chiesto che si trovassero subito i fondi per rinnovare il contratto di assistenza applicativa per le circa 60 mila postazioni informatiche esistenti presso gli uffici giudiziari italiani».
Lo affermano Andrea Orlando, responsabile giustizia del Pd e Cinzia Capano, responsabile giustizia civile. «Il 22 dicembre – affermano i deputati Pd – il sottosegretario Giacomo Caliendo ci ha riferito di avere richiesto al Ministro Tremonti di reperire nuove risorse o di autorizzare variazioni di bilancio per evitare che al 31 dicembre il contratto di assistenza si interrompesse. Avevamo anche suggerito al ministro di utilizzare i rilevantissimi residui passivi di circa un miliardo che si erano accumulati nel 2010 e che non avrebbero più potuti essere spesi. Ma ad oggi, pur essendo la spesa limitata a meno di dieci milioni di euro, non è stato fatto nulla lasciando così decadere i fondi esistenti. La paralisi del processo telematico è ormai alle porte e l’interruzione del servizio di assistenza condurrà la giustizia a dover operare in condizioni inaccettabili e senza gli strumenti indispensabili per il corretto svolgimento del loro lavoro».
da www.ilsole24ore.com
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