economia

«In Italia i mutui più cari d´Europa», di Barbara Ardù

L´allarme dei costruttori: 9 mila euro di costi extra per i tassi troppo alti

ROMA – Sono in Italia i mutui più cari d´Europa. Lo denuncia l´Ance. Messi al tappeto dalla crisi, i costruttori edili puntano il dito anche contro il caro mutui, che secondo loro finisce per costituire un ostacolo alla ripresa del mercato immobiliare.
Sotto accusa le banche, che rispetto agli altri Paesi della Ue, finiscono per far pagare di più i finanziamenti per l´acquisto dell´abitazione. Per dimostrarlo l´Ance ha preso come base di riferimento i tassi sui mutui alle famiglie della Bce e ha ipotizzato un finanziamento in Italia e Eurolandia pari a 150mila euro (durata di 25 anni). Quindi ha tirato le somme: il risultato è che lo stesso mutuo in Italia costa 9mila euro in più. Se sottoscritto a settembre, perché ad agosto la cifra arrivava a 17mila euro. Ma prendendo per buono settembre «è come se le famiglie italiane pagassero per dodici mesi in più rispetto a quelle europee», sottolinea l´Ance nel rapporto “Il credito nel settore delle costruzioni in Italia”. Comportamento che secondo l´associazione dei costruttori è poco giustificato perché «la rischiosità delle famiglie italiane è rimasta molto bassa dall´inizio della crisi a oggi, al contrario di quanto accaduto in molti Paesi europei, caratterizzati da un forte indebitamento individuale». Un aspetto che non è sfuggito all´Abi, che nell´ultimo report di dicembre evidenzia come «l´incidenza delle sofferenze dei debitori famiglia si contiene all´1,5% del totale erogato».
Sotto accusa, secondo l´associazione dei costruttori, va messo il differenziale dei tassi di interesse tra Europa e Italia: mentre in Eurolandia a settembre i tassi medi sui mutui erano al 3,74%, in Italia la media era al 4,1%, con una differenza dello 0,36%. Un margine che a settembre, ammette l´Ance, si è ridotto, dopo il massimo di agosto (0,69%), ma che stenta a sparire. C´è una «resistenza a scendere dei tassi rispetto all´Irs 10 anni (il tasso base di indicizzazione)», scrive l´associazione, che ricorda come la stessa Banca d´Italia nella relazione annuale, abbia denunciato il più alto livello dei tassi.
Ma c´è di più, continua l´Ance. Gli italiani non solo pagano rate più salate, ma spesso sono “costretti” ad assumersi rischi di cui farebbero volentieri a meno. «I tassi maggiormente richiesti dalle famiglie – scrivono i costruttori – sono il fisso e il variabile con cap (che ha un tetto che blocca gli aumenti ndr)». Le banche, accusa l´Ance, «continuano però a erogare più della metà dei mutui a tasso variabile». E dato che «le aspettative sui tassi sono al rialzo, da tempo si esprimono dubbi su questo comportamento che mina la solidità del mercato».

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«Tra crisi e prudenza le famiglie imparano a tirare la cinghia», di Marco Patucchi

Il Crif: anche nel 2010 prestiti in calo del 3%. In frenata anche i mutui, saliti di appena l´1% lo scorso anno dopo il +7% del 2009. “Si teme la fine di un´epoca e la domanda di credito continua a rallentare”

ROMA – “Fine di un´epoca”. Sorprendono concetti come questi nelle parole di analisti che, di prassi, non si spingono più in là di fredde rilevazioni statistiche. Eppure è così. La crisi finanziaria globale ha lasciato un segno indelebile nelle tendenze socio-economiche delle famiglie italiane e la conferma arriva dalla domanda di finanziamenti. Ebbene, i dati definitivi per l´intero 2010 raccolti da Eurisc, il sistema di informazioni creditizie di Crif, ci spiegano come la cautela nel richiedere nuovi crediti sia ormai sintomatica della perdita di prospettiva che ha toccato molti italiani, soprattutto sul fronte dell´occupazione. «Il modello di sviluppo in cui siamo cresciuti (ogni generazione più istruita e benestante della precedente) – sottolinea Enrico Lodi, Direttore Generale Credit Bureau Services di Crif – non è più scontato. Probabilmente la crisi finanziaria dell´autunno 2008 e la conseguente recessione hannoindotto le famiglie italiane a ragionare in modo sano e responsabile, come se questi diciotto mesi non fossero stati caratterizzati da una semplice congiuntura (come è venuta, la crisi passerà), ma come se fosse la vera e propria fine di un´epoca». Ecco, i numeri dicono questo. E sono numeri statisticamente rilevanti perché Eurisc raccoglie i dati relativi a oltre 75 milioni di linee di credito.
Nell´intero 2010 la domanda di mutui ipotecari e di prestiti da parte delle famiglie italiane ha continuato a riflettere la crisi economica del nostro Paese. «Nello specifico – sottolineano al Crif – la richiesta di prestiti nei 12 mesi dell´anno appena concluso ha fatto registrare un -3% rispetto al totale del 2009, che a sua volta aveva fatto registrare un -8% rispetto al 2008. Per quanto riguarda invece i mutui, il volume complessivo di richieste registrate nell´intero 2010 ha segnato una crescita dell´1% rispetto al 2009, quando invece la crescita era stata di 7 punti percentuali rispetto al 2008». È anche, e almeno questo è un fattore rassicurante, la conferma di quella prudenza che da sempre è garanzia di tenuta per le famiglie del nostro Paese, il cui debito si mantiene ben al di sotto della media europea, con un rapporto rispetto al reddito disponibile che si è attestato nel primo semestre 2010 al 65%, contro il 97% (a marzo 2010) per la media dell´area euro e il 155% del Regno Unito. «Il quadro di “nuova normalità”- spiega ancora Enrico Lodi – dovrebbe risolversi per le famiglie italiane in un atterraggio più morbido rispetto a quello dei loro cugini europei più indebitati».
Più in dettaglio, i numeri di Crif evidenziano come nel mese di dicembre 2010 la domanda dei mutui ipotecari abbia fatto registrare un +16% (dato ponderato sui giorni lavorativi) rispetto al corrispondente mese del 2009. Questo porta il totale delle richieste di finanziamenti per l´acquisto di immobili residenziali nell´intero 2010 ad una crescita dell´1% rispetto all´anno 2009, che a sua volta aveva fatto registrare un +7% sul 2008. Per trovare un segno negativo occorre tornare proprio al 2008, anno in cui si era verificato un calo del 4% sul 2007. «Nell´analisi di questi dati – sottolineano al Crif – occorre però tenere in considerazione che la domanda ancora continua ad essere sostenuta da surroghe e rinegoziazioni, che costituiscono ormai un fenomeno consolidato». In base alla distribuzione per fasce di durata, si conferma la crescita della quota parte di domanda di mutui nella classe tra i 20 e i 25 anni, classe che nell´intero anno 2010 ha rappresentato quasi il 20% del totale della domanda. È però la classe di durata compresa tra i 25 e i 30 anni ad essere ancora una volta quella maggiormente richiesta dalle famiglie italiane, con una quota pari al 29,36% del totale, anche se in calo di 1,24 punti percentuali rispetto al 2009. Relativamente alla distribuzione per importo delle richieste di mutuo, invece, continua l´incremento della quota di domanda nelle fasce più elevate (oltre i 150.000 euro), in crescita di quasi il 2% rispetto al 2009. Rimane comunque la classe di importo compresa tra i 100 e i 150.000 euro quella nella quale si sono maggiormente concentrate le richieste delle famiglie italiane, con il 31,37% del totale. Nel corso del 2010 l´importo medio dei mutui richiesti segna una leggera crescita, assestandosi a circa 139.000 euro contro i 136.500 del 2009.
Passando ai prestiti (personali e finalizzati), i numeri sulla domanda nel mese di dicembre 2010 hanno segnato una crescita dell´1%, che conferma l´inversione di tendenza registrata nell´ultima parte dell´anno dopo molti mesi di costanti contrazioni. Analizzando la distribuzione si evince come la classe superiore ai 60 mesi sia quella maggiormente richiesta, con quasi il 21% del totale. Crescono i prestiti per meno di 5.000 euro a scapito di tutte le altre classi, rappresentano il 45,7% del totale.

da Repubblica