Secondo Sacconi l’alto numero di giovani senza lavoro si deve spesso agli insegnanti, qualche volta ai genitori, che li hanno condotti a competenze che non sono richieste dal mercato del lavoro. Come il trascurare le prospettive di un corso d’istruzione tecnica o professionale. Nessun riferimento, invece, allo scarso investimento delle aziende italiane in formazione. Poi però specifica che il problema è nell’orientamento. La colpa dell’ascesa della disoccupazione, che in Italia riguarda ormai stabilmente almeno un giovane su quattro? Non risiederebbe principalmente nella crisi economica e nella tutt’altro che massima attenzione che i Governi succedutisi negli ultimi anni hanno fornito sui settori formativi e del lavoro. Secondo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, l’alto numero di ragazzi senza occupazione spesso risiede nei consigli e nelle indicazioni sbagliate fornite da “cattivi maestri e genitori” sui percorsi formativi da intraprendere.
Nel corso di una trasmissione radiofonica su Radio Rai 1, Sacconi ha tenuto a precisare che è necessario rivalutare il “lavoro manuale, l’istruzione tecnica e professionale evitando che una scelta liceale sia fatta per sola convenzione sociale e magari non vedendo che un giovane ha l’intelligenza nelle mani”.
In effetti, le ultime stime provenienti da Federmeccanica indicano che annualmente rimangono inevasi addirittura 110.000 posti. La stessa Federmeccanica aveva inoltre fatto notare che gli investimenti delle aziende italiane nella formazione dei dipendenti risulta davvero scarsa: se nella nostra Penisola riguarda il 32% delle imprese, in Francia, ad esempio, coinvolge oltre il doppio delle aziende (il 74%).
Sacconi, tuttavia, non si è soffermato su questo ‘dettaglio’: il Ministro ha puntato il dito su docenti e famiglie. I giovani “sono certamente particolarmente esposti alla disoccupazione – ha sottolineato – soprattutto perché pagano il conto di cattivi maestri, e qualche volta di cattivi genitori, perché distratti e cattivi maestri che li hanno condotti a competenze che non sono richieste dal mercato del lavoro”.
La ricetta contro la disoccupazione, la risposta “fondamentale”, sempre secondo il responsabile del dicastero del Welfare, deve quindi necessariamente essere “quella dell’investimento nelle conoscenze, nelle competenze, dalla scuola all’università, alla formazione che si deve realizzare in particolare dalla scuola al lavoro”.
Solo in un secondo tempo il Ministro si sofferma, quindi, sulla scarsità di indicazioni che giungono dall’orientamento dei vari sistemi formativi. Senza più puntare il dito sui ‘cattivi maestri’. “L’orientamento delle scelte educative è un momento importantissimo. Noi cerchiamo di aiutarlo rafforzando le informazioni sul mercato del lavoro, un programma che realizziamo con le Camere di commercio e che a regime, ogni tre mesi su base provinciale, darà informazioni sulle competenze attualmente e prospetticamente chieste dal mercato del lavoro”. Un’affermazione che, assieme all’annuncio di un servizio informativo periodico assai prezioso, sarà sicuramente più gradita, in primis dai docenti, rispetto a quelle sui singoli portatori di cattivi… consigli.
da Tecnica della Scuola 29.12.10