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"Un mese decisivo. Con i casi Bondi e Rai «l’esigua maggioranza andrà sotto», dice Ventura", di Maria Zegarelli

I dati Ipsos vedono i democratici in crescita e la vasta coalizione da Sel a Fini sopra il 50%. «A gennaio governo sotto» Il Pd ci prova e cresce al 25,4%. A gennaio parte la battaglia del Pd in Parlamento dove la maggioranza rischia grosso con le mozioni Bondi e Rai. Intanto Bersani lavora alla direzione del 13 per indicare la rotta ma anche per “unire” il partito. Pier Luigi Bersani lavora alla direzione del 13 gennaio per mettere a punto «una cura all’altezza della diagnosi» effettuata sul «paziente» Paese che la pazienza la sta perdendo mentre a curarlo ancora oggi c’è un medico «inadeguato», arrivato al capolinea di una carriera fallimentare. Ma per far fuori il «primario» il Pd deve lavorare su più fronti. Il gennaio caldo dei democratici si giocherà in Parlamento, soprattutto alla Camera dove la maggioranza è talmente risicata da rischiare il tonfo praticamente ad ogni voto, e nel partito stesso, per mettere a punto una piattaforma programmatica in grado di guidare il Paese «oltre il berlusconismo» e di creare una larga convergenza con le altre forze di opposizione. Nel cassetto del segretario l’ultimo sondaggio riservato Ipsos registra un Pd in risalita al 25,4% e un oltre 50% la somma dei partiti di opposizione, da Sel al Terzo Polo. «È la dimostrazione che se riuscissimo a realizzare un’alleanza costituente
puntando su pochi ma qualificanti punti, dalle riforme istituzionali, a quelle economico-sociali, alla riforma del fisco alla legge elettorale, potremmo davvero aprire una nuova fase per il Paese e un nuovo decennio», raccontano nel quartier generale del Pd.
LA ROAD MAP DEL PD
Prima ancora della direzione ci sarà la sentenza della Consulta che dovrà pronunciarsi, l’11, sul legittimo impedimento da cui dipende il futuro del premier e il dibattito politico dei giorni successivi. Tema che sarà inevitabilmente al centro del dibattito nel parlamentino Pd, nel corso del quale Bersani cercherà di ricucire gli “strappi” interni. Tanti i malumori, dai rottamatori di Firenze, a Veltroni, Fioroni e ieri anche i prodiani e stavolta non è escluso che la direzione si concluda con un voto finale sulla linea. Poi, Bersani partirà per il «viaggio in Italia» prima tappa il nord-est tra gli studenti, le piccole e medie imprese, le categorie economiche e sociali dal Nord al Sud. Il 22 gennaio a Torino c’è il Lingotto 2 di Modem, da dove Veltroni lancerà le cinque proposte per rilanciare il Pd e la vocazione maggioritaria e dove non è esclusa la stessa presenza del segretario. La settimana successiva, il 28 e il 29 a Napoli si riunirà l’Assemblea nazionale nella quale mettere a punto un piano programmatico definitivo sulla base del quale aprire le consultazioni con le altre forze di opposizione. «Presenteremo il nostro programma per far ripartire il Paese con proposte concrete e che vorrà starci si unirà a noi», ha spiegato il segretario ai suoi.
LA BATTAGLIA IN PARLAMENTO
Altra battaglia quella in Parlamento. Silvio Berlusconi in questi giorni ha dato mandato di riaprire la campagna acquisti per i deputati, si dice sicuro di averne già in tasca dieci ma c’è anche chi è molto meno ottimista di lui nello stesso Pdl. E quindi il gruppo Pd si prepara alla guerra. Primo appuntamento la conferenza dei capigruppo per la calendarizzazione dei lavori, due i temi che scottano per la maggioranza: la mozione di sfiducia al ministro Sandro Bondi e quella di Fli sul Tg1. In queste ore sempre più insistenti le voci che danno Bondi dimissionario, furibondo con Tremonti per il mancato reintegro per il Fondo per lo Spettacolo, ma preoccupato per l’alto rischio sfiducia.
Delicatissimo il passaggio della mozione di Fli, se non ci saranno passi indietro da parte del partito del presidente della Camera che, dopo il 14 dicembre, non si è speso più di tanto per la calendarizzazione. Il vicepresidente dei deputati Pd, Michele Ventura, è discretamente ottimista: «La maggioranza ha un problema politico serio e stando così le cose mi sembra difficile che riescano a convincere tutti i deputati che gli servono a fare il salto della quaglia. Di fatto per la maggioranza e il governo sarà impossibile affrontare le riforme importanti per il Paese». Terza insidia: il decreto milleproroghe che dovrà passare le forche caudine della Commissione bicamerale e della Bilancio (dove c’è sostanziale parità tra maggioranza e opposizione) per poi approdare in Aula.

L’Unità 28.12.10