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Lassù qualcuno li ascolta. Napolitano incontra i ragazzi

Il Capo dello Stato riceve una delegazione di dodici studenti: «Fate un salto di qualità». Ai giovani, alle loro difficoltà, ai loro desideri ed anche ai loro sogni il presidente della Repubblica ha da sempre prestato la particolare attenzione che è giusto riservare a chi rappresenta il futuro del paese. E così ieri pomeriggio, sul finire di una battagliera ma serena giornata di protesta, una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta al Quirinale, nello studio del presidente, quello dove Napolitano lavora tutti i giorni e da cui osserva lo svolgersi della vita, a tratti molto difficile, delle istituzioni e della gente comune. In cui riceve le istanze più diverse e decide i suoi interventi. JEANS, FELPE, SCIARPE Al Colle sono arrivati in dodici. In rappresentanza di un movimento molto vario ma che sta assumendo una sua identità pur nell’oggettiva difficoltà di rappresentare istanze comunque diverse. Sciarpe colorate, jeans, felpe, berretti. IL look dei giovani che neanche la solennità dell’incontro ha fatto cambiare. Un paio sono arrivati in taxi, forse per non presentarsi affannati ad un appuntamento così importante, nato con una lettera al presidente per ottenere di spiegargli di persona perplessità e dubbi sulla riforma in via di approvazione, proseguito per l’organizzazione con un filo diretto con la Prefettura. Una richiesta cui è stata data la definitiva risposta positiva a conclusione del pacifico svolgimento della giornata di protesta. Se ci fossero state anche solo in parte le violenze che hanno caratterizzato il 14 dicembre non ci sarebbe stato nessun colloquio. I ragazzi da una parte, alcuni timidi, altri più sicuri di sè. Il presidente Napolitano assistito soltanto da due consiglieri. Hanno illustrato i ragazzi le loro perplessità, i loro dubbi, il loro sconcerto nel non avere avuto interlocutori alle loro difficoltà. «Il presidente è stato l’unico che ci ha ascoltato».Così Luca Castagna, uno dei dodici che in rappresentanza delle tante sigle del movimento anche se qualcuno, Azione universitaria, ha trovato da ridire e si è sentita esclusa anche se non aveva fatto alcuna richiesta, all’uscita si è trovato a fare i conti con un improvviso momento di notorietà. Foto, telecamere, domande. Con lui gli altri colleghi d’avventura che ora, dovranno misurarsi con le parole che Napolitano, dopo averli ascoltati con attenzione, ha rivolto loro dandogli l’incarico di farne partecipi tutti gli altri. E’ stata una sorta di lezione quella che il presidente ha impartito agli studenti. E’ stato l’invito a superare la protesta e incamminarsi sulla strada della proposta. La vita democratica di un Paese non si ferma con l’approvazione di una legge che è anche giusto contestare. Ma bisogna essere capaci di andare oltre e far valere le proprie posizioni. Il rapporto con le istituzioni, al di là della sensazione di sordità che a volte trasmettono, bisogna che sia dinamico. La società ha bisogno dei giovani e i giovani devono essere consapevoli dell’importanza del loro contributo. La richiesta dinon firmare il disegno di legge i ragazzi l’hanno ripetuta al presidente. E lui «ci ha ricordato le sue prerogative insistendo sulla necessità di aprire un dialogo » ha riferito Fabio Gianfrancesco. «Noi sappiamo cosa dice la Costituzione e lui ci ha detto che gli piacerebbe conoscere nel dettaglio le proposte alternative avanzate dagli studenti». Anche nella risposta agli studenti di Roma Tre Napolitano aveva voluto ricordare che «non spetta al presidente della Repubblica definire o concorrere a definire le soluzioni su cui il Parlamento si pronuncia in quanto titolare esclusivo del potere legislativo e che spetta alla Corte Costituzionale stabilire l’eventuale incostituzionalità di una legge».

MOVIMENTO INTELLIGENTE È stata lieve la discesa dal Colle. La soddisfazione era palpabile. «Per noi è stato importante essere ricevuti dalla più alta carica dello Stato. In questi mes non abbiamo avuto risposte dal governo. Oggi abbiamo dimostrato che il movimento studentesco è intelligente e sa interloquire con le istituzioni».

L’Unità 23.12.10

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“Mamme e figli insieme nei cortei. E tutti quei saluti dalle finestre”, di Tito Russo Coord. Nazionale Unione degli Studenti

La macchina del fango è saltata, con buona pace dei Gasparri e dei vari untori che in queste giornate hanno sparato ad alzo zero su di noi «facinorosi» e «assassini ». Le mamme non hanno ascoltato il consiglio e hanno accompagnato massicciamente i figli alle manifestazioni, ennesime dopo tre mesi di lotta che hanno visto il movimento studentesco capace di imporre l’agenda politica in un’Italia che dopo oltre 20 anni impara a interiorizzare il declino di un berlusconismo allo stremo. Chiedetelo agli oltre 40.000 di Roma che hanno bloccato l’autostrada, chiedetelo a quel serpentone che ha attraversato le strade di una periferia lasciata a sé stessa dai palazzi che contano. Chiedetelo a coloro che dalle finestre ci lanciavano acqua e biscotti o alle centinaia di cittadini e lavoratori che dalle finestre delle case e dei capannoni industriali ci hanno salutato e ci hanno urlato «Siamo con voi». Gli spettri sono stati allontanati quando ci giunge la notizia di un operaio morto sul lavoro alla Sapienza e ci torna alla mente la rabbia di un Paese governato dalle ingiustizie e da una maggioranza che, infischiandosene della società reale in movimento, legifera su tabelle economiche truccate, tradendo un’incapacità di gestione della crisi occhieggiando a chi l’ha provocata e trincerandosi dietro i blindati. Li abbiamo lasciati soli alla loro miseria e ci siamo ripresi le città. Le stesse città che abbiamo bloccato per settimane, denunciando non solo la contrarietà al ddl, al riordino, al collegato lavoro. La Generazione P. non arretra e rilancia sotto le festività una mobilitazione più generale legata alle condizioni disumane attorno a cui stanno tentando di disegnare il nostro futuro, colpendo formazione, lavoro e beni comuni.Mail meccanismo è saltato, ci ritroveremo a gennaio e saremo ancora più determinati nel nostro grande obiettivo: riprenderci il futuro trasformando le pieghe del presente e restituendo dignità alla parola “politica”. Ambiziosi? Ormai è risaputo che la gente come noi non molla mai.

L’Unità 23.12.10