Dai disordini di Terzigno agli scontri di Roma nelle manifestazioni contro la riforma Gelmini. Dalle cariche al corteo dei terremotati de L’Aquila agli incidenti di Cagliari con i pastori sardi. Gli episodi si ripetono e ogni volta che c’è una tensione o una protesta contro il governo, sono sempre le forze dell’ordine a stare in prima linea e a dover fronteggiare, sul piano dell’ordine pubblico, istanze che sarebbero solo e soltanto sociali. Il capo della Polizia Manganelli lo dice senza giri di parole e le sue dichiarazioni sono il sigillo a quello che i sindacati di polizia ripetono da tempo. «Sono mesi che segnaliamo il problema », spiega Claudio Giardullo. «Alle forze di polizia – prosegue il segretario nazionale Silp-Cgil – è affidato sempre più spesso il ruolo di supplente rispetto al vuoto della politica e tutte le questioni sociali vengono gestite come problemi di ordine pubblico. Ma se l’esecutivo al posto di dare risposte attraverso il welfare o il confronto sceglie la via dell’ordine pubblico, allora ottiene ben due effetti collaterali: da una parte inasprisce il confronto e dall’altra sottrae risorse e forze al contrasto alla criminalità». Risorse e forze che già scarseggiano, a giudicare dalla protesta che i sindacati di polizia conducono da oltre un anno. Al punto da arrivare a manifestare fin sotto Montecitorio o davanti ai cancelli di Arcore, nella residenza privata del premier Berlusconi. Perché i conti sono presto fatti, e davanti ai numeri il segno messo dal governo è sempre negativo: -30% alle risorse destinate alle forze di polizia, 1 miliardo di euro tagliato con la manovra approvata nel 2008 e altri 650 milioni “sfilati” con la Finanziaria 2010. «Per questo – prosegue Giardullo – riteniamo che l’atteggiamento del governo sia irresponsabile e ipocrita. Questa maggioranza dovrebbe essere più coerente con gli impegni presi, specie durante una campagna elettorale vinta battendo ossessivamente sul tema della sicurezza ». L’ultimo sgarbo, dicono i sindacati, l’emendamento al decreto sicurezza promesso e poi “saltato” sul riconoscimento della specificità delle forze di polizia. Unica maniera per recuperare una minima parte delle risorse tagliate. Il ministro della Difesa Ignazio la Russa lo ha ricordato proprio martedì portando i suoi saluti agli agenti che erano stati impegnati in strada negli incidenti di Roma. «Quando chiediamo risorse e specificità non chiediamo cose insensate o per motivi elettorali – ha spiegato il ministro – Il loro è un lavoro effettivamente diverso». «ma è lo stesso ministro che l’altro giorno passando davanti al nostro sit-in ci ha gridato “tanto siete solo comunisti”?», sorride Franco Maccari, segretario generale del Coisp. «Si interessi di noi in maniera seria – prosegue – e non faccia soltanto chiacchiere. L’allarme del prefetto Manganelli è più che fondato: in questo paese la politica latita e tutto è diventato ordine pubblico. Eppure il governo taglia indiscriminatamente e non ci riconosce nemmeno le quattro briciole della specificità. Questo esecutivo, per la prima volta, ha messo le mani nelle tasche dei poliziotti».
L’Unità 16.12.10