Esclusa in via definitiva la possibilità di reintegrare il 75% dei fondi nell’ambito del ddl stabilità, pare sfumare anche la possibilità di sfruttare il Milleproroghe. E il mondo del volontariato non nasconde la propria delusione: “Tremonti ci ha presi in giro” . Il 5 per mille dopo la fiducia? “Una promessa scritta sull’acqua”. La decisione di chiudere la Camera dei deputati fino al 13 dicembre, vigilia del voto di sulla fiducia al governo, pone la pietra tombale sulla possibilità di reintegrare i fondi del 5 per mille. La denuncia viene dall’opposizione e dalle associazioni di volontariato, alle quali era stato garantito il ritorno dei contributi, decurtati del 75 per cento dalla legge di stabilità. In fondo i tempi tecnici c’erano, bastava far tornare alla svelta la Finanziaria alla Camera e approvarla con le modifiche. Ma già domenica il relatore al Senato, Paolo Tancredi, ha tagliato corto: nessun tema aperto, neanche quello del 5 per mille, “anche perché nell’attuale situazione sarebbe spericolato tornare il 9 o il 10 dicembre alla Camera”.
Le parole di Fini. Intanto, il presidente della Camera, Gianfranco Fini mette in campo il suo impegno per il ripristino del 5 per mille, sebbene senza indicare concretamente come: “Mi auguro, e non sono il solo, che alle preoccupazioni per la diminuzione dei fondi disponibili attraverso il meccanismo del 5 per mille, faccia seguito un vasto e corale impegno per ripristinare pienamente tali risorse”. Lo ha affermato partecipando all’apertura della campagna Telethon 2010, per raccogliere fondi da destinare alle malattie genetiche.
“Si tratta di finanziamenti indispensabili – ha aggiunto Fini – per quel volontariato, di cui proprio Telethon rappresenta l’espressione più incisiva per ciò che riguarda l’impulso alla ricerca medico-scientifica”
L’ultima
spiaggia. E’ rappresentata dal decreto “Milleproroghe”, ma nessuno ci crede davvero: scuote il capo il senatore del Pd, Paolo Giaretta, coordinatore delle commissioni economiche del Senato: “Quella di far rientrare i fondi con il milleproroghe è una promessa scritta sull’acqua”. Le opposizioni parlamentari in Senato stanno cercando di far approvare un ordine del giorno “per chiedere che il provvedimento venga inserito all’interno del primo decreto legge che verrà discusso in Aula”. Dunque anche il Milleproroghe. “Non so se riusciranno a farlo approvare al Senato, anche noi avevamo provato alla Camera, ma senza successo”, commenta amaramente Luigi Bobba, deputato Pd. “Stando alle ultime dichiarazioni del ministro Tremonti – rileva Bobba – sembra anzi che sia intenzione del governo rimandare la discussione alla prossima primavera e perdere così l’ennesima occasione di essere coerente con i propri annunci”.
Le promesse di Tremonti al “Fatto”. L’annuncio al quale in particolare si riferisce Bobba è la lettera inviata da Tremonti al Fatto Quotidiano 1, nella quale il ministro rivendicava la paternità del 5 per mille e dava ampie garanzie sul reintegro, attribuendo la riduzione da 400 a 100 milioni a “successive scelte parlamentari”. Affermazioni poco apprezzate nell’ambito del mondo del volontariato, che il giorno dopo ha replicato con una conferenza stampa accusando il ministro di ipocrisia 2: la riduzione del fondo è una precisa scelta del governo, e in particolare di Tremonti, ha ribadito il Forum del Terzo Settore.
La smentita di “Vita”. A riprova di quanto affermato, il direttore di Vita, Riccardo Bonacina, ha pubblicato sul proprio blog 3 la documentazione: il testo originario del ddl di stabilità, “presentato dal ministro Tremonti il 15 ottobre”, con “la tabella che al 5 per mille imputa una copertura di 100 milioni”; e il maxiemendamento presentato alla commissione V della Camera, venerdì 12 novembre, nel quale viene puntualmente confermato lo stanziamento di 100 milioni. Dunque la Camera si è limitata ad approvare le scelte del governo, non ha modificato un bel niente.
Un destino segnato. A questo punto riesce difficile immaginare che ci sia davvero un reintegro dei fondi del 5 per mille nel Milleproroghe. Tant’è vero che, più prudentemente, diversi esponenti della maggioranza preferiscono parlare della legge di stabilizzazione del 5 per mille, eludendo il problema del finanziamento attuale. “Stabilizzare lo strumento del 5 per mille significherebbe inserirlo definitivamente tra le leggi italiane – ha affermato Gabriele Toccafondi, senatore del Pdl – voce permanente nel bilancio dello Stato con appropriata e definitiva copertura finanziaria”. E su questo, c’è la massima convergenza anche dell’opposizione e del Terzo Settore. Ma per quest’anno, i 300 milioni che mancano diventano ogni giorno di più un miraggio, a fronte anche delle sorti incerte del governo.
La Repubblica 02.12.10