Università in subbuglio Dilaga la protesta contro il testo del ministro dell’Istruzione. Montecitorio In Aula deputati al lavoro, fuori il sit-in di studenti, dottorandi e ricercatori.
Ettore Scola guarda verso le ragazze e i ragazzi seduti in terra, ascoltano attenti leggere dalla dichiarazione universale dei diritti, dalla Costituzione italiana, articolo 34, «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi ». «Vedi come sono attenti, – dice il regista – disponibili a comprendere e esercitare lo spirito critico. Dobbiamo fare qualcosa per loro». Lui è stato il primo a salire sul tetto di Fontanella Borghese con i ricercatori di architettura, perché: «La cultura è una sola, come una sola è l’ignoranza che ispira questo governo, che non vuole cittadini ma oziosi consumatori di Tv». Due scalette metalliche a pioli per inerpicarsi sul tetto, salgono e scendono teste canute e celebrità dello spettacolo: Nicola Piovani è circondato dalle telecamere: «Nei cd e nei lettori prodotti dall’industria c’è anche il contenuto di un poeta o di un musicista che magari non ha scritto pensando ai bilanci ». C’è Concita De Gregorio circondata dagli studenti. Arriva il direttore degli archivi di Stato, Eugenio Lo Sardo: «Abbiamo gli stessi problemi, dovrò chiudere almeno una delle nostre sedi perché manca il gasolio per il riscaldamento. A Sant’Ivo sono chiuse le sale di studio. Conserviamo i documenti dell’unificazione, non so come faranno a celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia». Giovanni Bachelet che è deputato ma anche professore di fisica, corre da un tetto all’altro, alla Sapienza. Suquello di Fisica sta per iniziare la lezione di Giorgio Parisi, che ha appena ricevuto la medaglia Max Planck per la fisica teorica. «Dei tre italiani che hanno avuto questo riconoscimento – ha detto riferendosi a Enrico Fermi e a Bruno Zumino – sono il primo italiano a lavorare in Italia». Poi si è detto preoccupato: «Dicono che hanno ridotto i tagli ma non si può essere contenti se invece di due dita te ne tagliano uno». All’Arco di Costantino c’è il blitz degli studenti di archeologia: «Crollano i monumenti, crolla l’università». Il bollettino delle occupazioni si aggiorna ogni minuto, a Pisa per la prima volta sono occupati i tre atenei. Al Cern di Ginevra la protesta deve scendere dal tetto, «è insicuro». Una mobilitazione che si moltiplica facoltà per facoltà perché ormai mancano 24 ore al temuto varo della «riforma epocale» che, spiega il prorettore della Sapienza Bartolomeo Azzaro «Ci costringe a chiudere corsi di eccellenza internazionale come astrofisica». Definanziamento significa meno professori e meno studenti, il taglio delle borse di studio colpisce i meno abbienti. «È una situazione che porterà in 5 anni al dimezzamento delle matricole e all’aumento delle tasse», così «saranno le università private a trarre vantaggio, del resto nulla vieta che i professori pagati dall’università pubblica siano anche ingaggiati, per molto meno, dagli atenei privati». A Firenze il rettore dissidente Alberto Tesi invita i professori a non fare lezione oggi, a causa dell’importanza della discussione in Aula per il destino dell’università. Il ministro Gelmini risponde a muso duro: «Quello del rettore di Firenze è un comportamento inqualificabile di chi vuole conservare i propri privilegi ». Ma sui privilegi degli altri rettori, che hanno ottenuto per l’università 800 milioni ma contro un taglio di un miliardo e 450 milioni, i ricercatori hanno molto da dire: «Con la nuova legge saranno eletti solo dagli ordinari, potranno restare in carica due anni in più. Potranno farsi rieleggere per 6 anni se si dimettono prima dell’entrata in vigore delle nuove norme». Questa mattina ricomincia la discussione del Ddl di cui sono stati già approvati 18 articoli. Montecitorio sarà assediata da studenti, dottorandi e ricercatori. Ma Fini ha detto: «Voteremo sì». Dalla Rete 29aprile è stata inviata una lettera al presidente della camera, gli ricordano che «l’invito del presidente Napolitano per un confronto con i ricercatori è andato inascoltato»; che «il relatore della legge al senato, Valditara, che è d Fli, dice che ricerca e istruzione non sono al centro della politica del governo»; e che Fli aveva annunciato che non avrebbe votato «provvedimenti senza copertura finanziaria ». Tutte cose per le quali dovrebbe spiegare «perché, allora, voterà questa legge».
L’Unità 30.11.10
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“Atenei, la riforma in Aula Alta tensione in tutta Italia”, di Flavia Amabile
Il rettore di Firenze: niente lezioni. Gelmini: difende i privilegi. Concorsi più severi Marcia indietro sull’emendamento della relatrice che «annacquava» la selezione
Sarà davvero oggi la giornata decisiva per la riforma universitaria? L’aula di Montecitorio riprenderà l’esame alle 10 dall’articolo 18 bis (in tutto sono 25) e dovrebbe arrivare al voto finale entro le 20. L’Assemblea deve ancora votare un centinaio di emendamenti, compresi quelli accantonati.
Prima della seduta, si riunirà il Comitato dei nove per mettere a punto la riformulazione di alcuni emendamenti. Il governo è corso ieri ai ripari sulle norme che prevedevano la sostituzione dei voti con dei giudizi e l’introduzione del tetto massimo sulle pubblicazioni nei futuri concorsi, come denunciato oggi dalla Stampa. Era un evidente tentativo di annacquamento che recava anche la firma della relatrice, Paola Frassinetti del Pdl e che ha provocato le ferme proteste dell’Apri, l’Associazione dei precari della ricerca italiani.
La nuova formulazione prevede l’introduzione di una «short list», cioè di una lista ristretta di candidati, selezionati preliminarmente, che saranno poi invitati al colloquio orale come accade anche all’estero. A questa lista ristretta partecipa una percentuale compresa tra il 10% e il 20% dei candidati totali, comunque non meno di 5. Vi saranno di nuovo i punteggi numerici per i titoli e per ciascuna pubblicazione presentata dai candidati e le domande potranno essere inviate in via telematica, come avviene anche in questo caso all’estero. Quest’ultima novità renderà finalmente più interessanti le selezioni perché eviterà a chi partecipa di sobbarcarsi ai costi per fotocopie e raccomandate, piuttosto pesanti soprattutto per chi risiede fuori dell’Italia. Il nuovo testo soddisfa l’Apri che ha visto in questo modo accolte tre sue proposte. Resta invece tutto da vedere il giudizio sul resto del ddl.
E’ ancora da trovare infatti la formulazione comune dell’emendamento anti-parentopoli. Tutti i gruppi sono d’accordo sul principio, ma l’idea dell’Idv di estendere il divieto di assunzione nella stessa università fino ai parenti di terzo grado viene considerata eccessiva. Si sta cercando un’intesa. In ogni caso, non dovrebbero esserci colpi di scena. Anche ieri il leader di Fli Gianfranco Fini ha ribadito il sì dei suoi deputati alla riforma. E pure la Lega sembra avere fretta ormai: «Lo stop alla riforma danneggerebbe il Nord» ha detto il senatore Mario Pittoni. L’Udc invece dovrebbe votare contro insieme al Pd e all’Idv. Il ministro Gelmini si è comunque augurata che alcuni dei partiti di opposizione votino a favore del ddl come già avevano fatto l’Api e l’Mpa alla fine dell’esame del Senato. Se ci sarà l’approvazione alla Camera, come dovrebbe accadere salvo imprevisti, il testo dovrà poi passare al Senato per il via libera definitivo. Ma è già previsto che venga calendarizzato.
Sono proseguite anche ieri, come annunciato, le occupazioni di tetti e monumenti in tutta Italia, e la protesta è andata anche all’estero. Gli studenti Erasmus di 19 Paesi si sono uniti contro il ddl di riforma e un gruppo di ricercatori, studenti e dottorandi italiani che lavorano al Cern di Ginevra è salito sul tetto di un edificio, dove intendono passare la notte, e seguire oggi in diretta tv quanto accadrà alla Camera.
Il rettore di Firenze, Alberto Tesi, ha chiesto ai docenti di non fare lezione oggi in segno di protesta. Dura, la risposta del ministro Gelmini: «È stato un comportamento inaccettabile e inqualificabile di chi vuole conservare i propri privilegi». Il ministero infatti ieri ha dedicato una nota per sottolineare che: «Affermare che l’Italia spende poco per l’università è falso. Il nostro Paese spende molto ma lo fa male, alimentando sprechi e privilegi non più sostenibili». E ha fornito alcuni dati: «In Italia esistono 95 università ma nel nostro Paese si laureano meno studenti che in Cile; oltre alle sedi centrali, sono state attivate più di 320 sedi distaccate nelle località più disparate, come Barcellona Pozzo di Gotto, Ozzano nell’Emilia, Priolo Gargallo; sono attivi 37 corsi di laurea con 1 solo studente e 327 facoltà con 15 iscritti; nel 2001 i corsi di laurea erano 2.444, oggi sono più che raddoppiati arrivando a 5.500. Negli altri Paesi europei, la media dei corsi di laurea è la metà».
La Stampa 30.11.10
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“Firenze, lezioni sospese per la protesta Gelmini al rettore: scelta inaccettabile”, di Marina Cavallieri
Occupata la Normale. La riforma alla Camera, studenti in corteo. La protesta arriva anche al Cern di Ginevra: i ricercatori italiani sul tetto. Il ministro contro il rettore, gli studenti in piazza, i docenti divisi, i ricercatori sui tetti, mentre in Parlamento si fanno gli ultimi scambi e si intensificano le trattative. Riprende oggi alla Camera la discussione della riforma in un clima teso. Con molti che pensano che già nel pomeriggio il testo potrebbe essere approvato e altri convinti che ancora tutto possa accadere.
E a riflettere il conflitto che divide gli atenei ieri c´è stato uno scontro tra il ministro Gelmini e il rettore dell´università di Firenze. «Considerata l´importanza della giornata per il futuro dell´Università – si legge in una nota dell´Ateneo fiorentino – il rettore Alberto Tesi, d´accordo con i presidi delle Facoltà, invita tutti i docenti a sospendere l´attività didattica ordinaria favorendo momenti di riflessione sui temi della riforma». Una decisione che ha provocato l´ira del ministro: «Quello del rettore di Firenze è un comportamento inaccettabile e inqualificabile di chi vuole conservare i propri privilegi». Poco dopo la risposta pacata del rettore: «L´invito rivolto ai docenti a sospendere, in un giorno così importante per la vita degli atenei italiani, le attività didattiche e favorire momenti di riflessione sui temi della riforma è teso ad allargare il dibattito sottraendolo alle speculazioni politiche di questi giorni».
Polemiche, e intanto la riforma va. Oggi la discussione in aula dovrebbe riprendere dall´emendamento definito “anti parentopoli” proposto dall´Italia dei Valori che vuole vietare ai parenti fino al terzo grado di un professore universitario di concorrere alle cattedre nello stesso ateneo. Un emendamento che ha trovato consensi nel Fli e nella Lega, una regola che la maggioranza ha detto di considerare giusta in via di principio, ma con dei problemi di costituzionalità. Si vedrà ora se nella giornata di ieri si è arrivati ad annodare un accordo o se a partire da qui la maggioranza si troverà in difficoltà.
Tra emendamenti, voti e precarietà del governo, l´unica cosa che oggi si annuncia certa è la protesta degli studenti che hanno organizzato una giornata di resistenza. Sono 51 le città attraversate dalla protesta, 75 le facoltà e i rettorati occupati, in 28 facoltà universitari e ricercatori sono saliti sui tetti. Ieri una inedita contestazione si è svolta a Ginevra, nella sede del Cern dove lavorano molti ricercatori italiani che hanno voluto far sentire la loro voce. A Pisa è stata bloccata la didattica alla Normale e negli altri due atenei. All´Aquila non solo l´ateneo è stato occupato, ma i manifestanti hanno fatto irruzione nella “zona rossa”. A Roma il fisico Giorgio Parisi è salito sul tetto del dipartimento di Fisica della Sapienza per una lezione-conferenza. A Milano, per alcuni minuti, un grande striscione giallo è stato srotolato da una delle balconate della cattedrale. All´estero, ragazzi e docenti impegnati nel progetto Erasmus hanno dato vita a manifestazioni di protesta, con slogan e striscioni. Oggi cortei diversi confluiranno a Montecitorio. «Comunque vada – dicono gli studenti – non finisce qui».
La Repubblica 30.11.10
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“Attacco scomposto così si compromette la nostra autonomia”, di Laura Montanari
Augello, Magnifico dell´università di Pisa, difende il collega fiorentino “È giusto dare ai ragazzi la possibilità di esprimere il loro dissenso”.
«Sono stupito e preoccupato dell´attacco che il ministro Gelmini ha fatto al rettore di Firenze Alberto Tesi. Qui si tocca l´autonomia universitaria». Massimo Augello è da poche settimane il rettore dell´ateneo di Pisa dove tutte le facoltà sono occupate da giorni dagli studenti.
Professore, anche lei ha sospeso per un giorno la didattica d´accordo con i presidi delle facoltà.
«Certo. Gli studenti ce l´hanno chiesto, sono saliti anche sul tetto dell´ateneo e, al di là di ciò che penso io della riforma, è importante dare loro la possibilità di manifestare un dissenso».
Il ministro ha detto alcuni rettori tentano di difendere delle rendite di posizione.
«Ho letto dichiarazioni che sembrano senza logica: come si fa a dire una cosa del genere se proprio la riforma dà più potere ai rettori?».
Capitolo sprechi: parliamo della proliferazione dei corsi, delle assunzioni senza copertura finanziaria.
«Ci possano essere stati degli sprechi, nessuno lo nega e chi ha sbagliato deve pagare. Ma io vivo da 35 anni dentro l´università e ho visto un sacco di gente che ha lavorato e lavora con entusiasmo e sinceramente sono stufo di quell´immagine caricaturale che si tenta di dare del mondo accademico. Sembra quasi che sia stata preparata una campagna mediatica di discredito per favorire il passaggio della riforma. Non si guarda alla sostanza».
Cioè?
«Il problema centrale è cosa succede nel Paese, dove lo si vuole portare questo Paese che investe l´1% del Pil nella ricerca e da anni si tagliano le risorse alle università. La crisi economica c´è in tutta Europa però Francia e Germania aumentano gli investimenti sulla formazione, da noi diminuiscono. Ci promettono un miliardo di euro, ma è un parziale risarcimento di tagli ben più consistenti».
Il ministro Gelmini dice che incontrerà gli studenti per spiegare meglio i contenuti del ddl.
«Il mondo dell´università da mesi chiede un confronto che non c´è stato. Vogliamo parlare anche di diritto allo studio, del fondo di finanziamento ordinario che nel 2010 non abbiamo ancora ricevuto. Vorremmo spiegare che tagliare le risorse alla ricerca e costringere gli atenei a rivolgersi ai privati significa finanziare, eventualmente, soltanto una ricerca finalizzata al mercato. Che ne sarà per esempio della ricerca di base, fondamentale in tante scoperte?».
La Repubblica 30.11.10