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Se la crisi infiltra la mafia in Veneto

È da prendere maledettamente sul serio l’allarme lanciato dall’Ance (l’Associazione nazionale dei costruttori edili) del Veneto: la crisi rischia di spalancare le porte del settore degli appalti alla mafia. Il presidente dei costruttori veneti, Stefano Pellicciari, ha spiegato bene il meccanismo perverso che si è innescato. Le imprese sono state costrette dalla crisi a partecipare alle aste con ribassi molto forti e a costruire sottocosto. Per questo, nella speranza che la buriana passasse in fretta, hanno avuto necessità di ricorrere in maniera straordinaria al credito. La bufera continua, il settore degli appalti non riparte, le aziende sono costrette dalle banche a rientrare. In due anni in Veneto sono fallite 2.500 attività del settore, che hanno lasciato sul terreno oltre 50mila disoccupati. Terreno fertile per la malavita organizzata che ha cominciato a mettere radici nella Serenissima. La denuncia di Pellicciari, coadiuvato anche dai sindacati e dalle cooperative attive nel settore, è seguita da un appello alle autorità, il governo e la regione Veneto in primis. Le parti sociali chiedono che si faccia di tutto per far ripartire i lavori. Una richiesta ragionevole tanto più che il pericolo che incombe è fortissimo. «Vedere tanti Totò Riina a spasso per il Veneto», come ha detto con immagine efficace Pellicciari.

Il Sole 24 Ore 28.11.10

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Veneto, allarme mafia: «Presto vedremo tanti Totò Riina in regione»
Allarme mafia in Veneto : lo lanciano i costruttori della regione, denunciando che a causa del blocco dei pagamenti dovuto al patto di stabilità le imprese edili «hanno ormai spalancato le porte alla mafia». A lanciare l’allarme è Stefano Pelliciari, presidente di Ance Veneto (l’associazione dei costruttori), secondo il quale se Governo e Regione non interverranno a breve «ci troveremo con tanti Totò Riina in giro per la nostra regione », situazione per la quale ci sono già decine di segnalazioni alle autorità competenti.

È una denuncia a più voci e come funziona il meccanismo lo spiega il segretario della Filca-Cisl Salvatore Federico: per non perdere gli appalti le aziende hanno cominciato a lavorare sottocosto , ma poiché la crisi continua queste aziende ora « si sono dovute rivolgere alle associazioni mafiose ».

Preoccupati sono anche Franco Mognato, di Legacoop , per il quale le cooperative che stanno sostenendo il disavanzo degli enti pubblici non ce la fanno più, e Paolo Fagherazzi di Confartigianato edilizia , il quale sottolinea che del piano casa del governo le aziende «non hanno visto ancora un solo euro». In due anni nel settore edile veneto sono fallite quasi 2500 attività, in tutto 50mila disoccupati: per l’Ance è «come se in Veneto si fossero abbattute 35 Termini Imerese». Il primo dicembre prossimo imprese edili e sindacati manifesteranno a Montecitorio per chiedere la deroga al patto di stabilità.

da Gazzettino.it