attualità, pari opportunità | diritti, politica italiana

Le donne si difendono con le risorse e non solo a parole

L’impegno del Pd nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “Ancora oggi in Italia una donna su tre è vittima di violenza sessuale e psicologica”
Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’impegno del PD è volto a realizzare un vero piano nazionale antiviolenza ma ancora prima a denunciare i tagli che anche in questo settore sta operando il governo.

Anna Finocchiaro (Presidente dei senatori Pd)
“La violenza contro le donne è un’emergenza sociale, in Italia e nel mondo. L’antidoto alle violenze fisiche e psicologiche che le bambine, le ragazze e le donne subiscono ogni giorno è soprattutto la prevenzione, attraverso la promozione di una cultura del rispetto della dignità femminile. La giornata di oggi deve servire per compiere passi avanti concreti in questa direzione”.

“Ancora oggi nel mondo milioni di donne subiscono violenza sessuale, in Italia una donna su tre è vittima di violenza sessuale e psicologica, un attacco inaccettabile alla libertà della persona. All’origine di tutto questo c’è una violenza civile: il pensiero che in fondo una donna valga un po’ meno di un uomo. Se questo è il presupposto culturale, il resto viene da sé: dalla violenza sessuale,
alle mutilazioni genitali, allo stalking, alle pressioni psicologiche, al mobbing, alle discriminazioni in casa, sul lavoro, nelle istituzioni”.

“A differenza di altre impostazioni noi riteniamo che ciò che serve nel nostro Paese sia innanzitutto la promozione di una cultura dell’uguaglianza e del rispetto dei diritti e del ruolo delle donne in ogni contesto, dalla relazione di coppia alla famiglia, dal mondo delle professioni alla società, dalla politica ai media. La lotta alla violenza contro le donne passa dunque anche per la ricerca di un rapporto più paritario e rispettoso tra uomo e donna nella famiglia e nel lavoro. Non è un caso che proprio da questo punto riparta continuamente l’Unione europea, come conferma la recente approvazione da parte del Parlamento europeo di misure per l’introduzione del congedo di paternità obbligatorio di due settimane che aiuterà anche il nostro Paese a fare un passo in avanti concreto perché la cura dei figli sia sempre più un compito condiviso tra madri e padri. Proprio perché si tratta di un problema culturale, contrastare la violenza contro le donne significa, poi, farsi promotori nella politica e nei media di modelli di comportamento più rispettosi del reale ruolo della donna nella società e più rispondenti al grande valore delle giovani donne italiane, che lontane dal velinismo eccellono negli studi, nello sport e in ogni competizione professionale in cui vengano rispettate le regole”.

“Noi chiediamo anche in Italia, più risorse da destinare ai presidi a tutela della donna. E anche più risorse per la prevenzione e l’educazione al rispetto della dignità femminile. Purtroppo il governo della destra ha lasciato senza risorse i centri antiviolenza. Anche l’efficacia della legge sullo stalking è vanificata dall’azzeramento dei finanziamenti alle politiche sociali e per la sicurezza delle donne. Questo e’ molto grave. Gli aspetti della prevenzione e dell’educazione sono fondamentali, insieme al sostegno adeguato alle vittime, per cercare davvero di estirpare questo tragico fenomeno. Il rispetto della diversità tra i generi e della loro pari dignità è il presupposto basilare di una democrazia che, per essere davvero tale, deve essere paritaria”.

*****

Roberta Agostini (segreteria nazionale Pd, Conferenza delle donne)
Sono passati più di 30 anni da quando per la prima volta una telecamera entrò in un’aula giudiziaria nella quale si svolgeva un processo per stupro. Era il 1978, il documentario venne poi trasmesso in televisione e ci mostra che sul banco degli imputati siede soprattutto la donna che, spiegano gli avvocati, con il suo comportamento avrebbe istigato i violentatori.

Da allora molte cose sono cambiate. Ci sono volute le battaglie delle donne, nelle istituzioni e fuori, a cambiare ciò che un tempo era dato per scontato, nominare la violenza e la prevaricazione, fino ad approvare, nel 1996, la legge che trasforma la violenza da delitto contro la morale a delitto contro la persone.

Oggi però non possiamo ancora dire che le donne abbiano vinto. L’Istat ci consegna una radiografia impressionante del problema: 14 milioni di donne vittime di violenza, 7 milioni di stupri e abusi, di queste un milione e 400 ragazze, nel solo 2006 un milione e 150.000. Chi sono gli autori di queste violenze? Nella maggior parte dei casi mariti, parenti, amici, anche se spesso a fare notizia sono le violenze per strada che si caricano di una valenza simbolica: il degrado, gli stranieri, l’immigrazione.
Dobbiamo ancora fare grandi passi avanti verso città più sicure, pene certe e processi rapidi. Ma in primo luogo riconoscere che la violenza non è semplicemente un’eccezione, una devianza accidentale. È qualcosa di più: è la manifestazione estrema e inaccettabile di una cultura di sopraffazione, di una discriminazione profonda delle donne, di una incapacità di accettare la loro libertà e autonomia. Dobbiamo interrogare gli uomini perché il problema della violenza riguarda loro per primi. A poco serve militarizzare il territorio se non costruiamo il giusto sistema di relazioni, attraverso una operazione di prevenzione a partire dalle scuole e nelle famiglie, attivando l’intera comunità, dando risposte sul piano sociale. Dagli anni ’80, da quando le associazioni diedero vita ai primi centri antiviolenza, sono stati gli enti locali ad essere in prima linea. Di fronte ad un fenomeno così drammaticamente evidente, questo governo non ha messo in campo nessuna strategia, neppure di sostegno ai numerosi centri che oggi sono a rischio chiusura. Noi continuiamo a credere – e con questo impegno abbiamo lavorato nella precedente esperienza di governo e nelle istituzioni locali e nazionali – che per battere un fenomeno vasto e drammatico come la violenza sia necessario un piano d’azione che preveda risorse certe, un osservatorio, strategie di prevenzione, sostegno alla rete dei centri. Vogliamo che il 25 novembre possa rappresentare l’occasione perché il Pd, insieme alle realtà sociali e civili, rilanci con forza il suo impegno su una battaglia che riguarda i diritti, la libertà, la cultura e le relazioni umane e civili del nostro Paese.

*****

Vannino Chiti (vice presidente del Senato)
La dignità della donna deve essere rispettata sempre e comunque. Dobbiamo concentrare le nostre forze perché siano combattute tutte le forme di violenza che colpiscono le donne di ogni età, di ogni ceto e in ambiti diversi: dalla scuola, al lavoro, alla famiglia, nelle case, nelle strade, nelle città.

Le violenze sulle donne purtroppo continuano a ripetersi, anche nel nostro Paese nonostante il Parlamento già da decenni sia impegnato in una severa legislazione in proposito, allontanandoci sempre più dai principi su cui la Costituzione ha fondato la nostra convivenza di nazione democratica.

Contano le leggi ma contano anche i comportamenti, gli esempi da parte di quanti svolgono un ruolo, nella politica, nella cultura, nell’informazione, in grado di influenzare la società. La situazione deve cambiare ed è necessario un impegno collettivo di educazione al rispetto della donna e alla cultura della non violenza.

Occorre modellare i comportamenti, educare i bambini fin dalla primissima infanzia. Ciò diventa ancor più urgente e decisivo per la presenza nei nostri paesi di donne immigrate costrette spesso a subire ogni sorta di pratiche lesive della loro dignità. Le donne devono sentirsi sicure, libere di potersi esprimere per il bene della società.

*****

Barbara Pollastrini (ex ministro per le Pari opportunità)
“Una vergogna e la conferma del cinismo di questa destra. Mentre parlamenti e governi, in Europa e nel mondo, dedicano i lavori odierni a questo tragico tema, stamane in aula nessuno del governo o dai banchi della maggioranza ha preso la parola sulla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Si sono prodotti invece nei loro schiamazzi, interrotti dalla presidente Bindi, mentre illustravo la mozione depositata dal gruppo del Pd in cui si chiede conto del Piano d’azione contro la violenza sulle donne, dei passi compiuti e di quanto – molto – resta da fare. Chiediamo di vincolare i 18 milioni del fondo del ministero per le Pari opportunità al sostegno dei centri antiviolenza e delle associazioni che non hanno lasciato sole molte donne disperate”.

“Troppe volte sentiamo invocare tolleranza zero mentre vediamo praticare tagli di risorse per la prevenzione, la tutela delle vittime, i pronto soccorsi medici, la cura del territorio, i servizi e la scuola. Ma prevenire è innanzitutto costruire una cultura del rispetto della donna e, da questo punto di vista, sono sotto gli occhi di tutti i segni della dissipazione prodotta da questa destra”.

*****

Sesa Amici (ufficio di presidenza del Gruppo del Pd alla Camera)
“In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne chiediamo al governo di astenersi da qualsiasi celebrazione: infatti, sarebbe solo propaganda visto che ha azzerato i fondi per i centri antiviolenza.”

“Purtroppo dobbiamo denunciare che il ministro Carfagna ha fatto tante promesse a favore delle donne, ha invitato più volte le donne a denunciare gli abusi, ma poi ha lasciato senza risorse i centri antiviolenza. Il varo della legge sullo stalking, peraltro ampiamente incardinato nei lavori parlamentari già nella scorsa legislatura, è stato vanificato dall’azzeramento dei finanziamenti alle politiche sociali e per la sicurezza delle donne. Chiedo per questo, a nome di tutte le donne del Pd, un atto di serietà e di responsabilità nei confronti di questa piaga sociale: cioè – conclude Sesa Amici – il varo di un piano nazionale per la prevenzione e la formazione del personale dei centri antiviolenza.”

*****

Lucia Codurelli (componente della commissione Lavoro della Camera)
“Le tante promesse e i tanti spot patinati dal Ministro Carfagna a favore delle donne per invitarle a denunciare gli abusi, sono una doppia violenza perché il governo lascia senza risorse i centri antiviolenza”.

“Promesse, solo promesse di un governo schizofrenico sulla questione della violenza di genere. Dopo avere varato la legge sullo stalking la maggioranza ha tagliato progressivamente tutti i fondi che finanziano le politiche sociali e per la sicurezza delle donne. In aperto contrasto con le raccomandazioni internazionali, che invitano le istituzioni a creare una fitta rete di centri antiviolenza e a sostenerli economicamente, il governo Berlusconi affossa gli istituti già operanti sul territorio. Con una finanziaria lacrime e sangue lascia gli enti locali nell’impossibilità di mantenere in attività questi importanti presidi. Inoltre, i fondi europei destinati allo scopo sono bloccati dal fatto che alcune regioni sono ancora senza una legge regionale. Al governo chiediamo come abbiamo più volte sollecitato con interrogazioni, un piano d’intervento nazionale per la prevenzione e la formazione del personale così da evitare la chiusura dei centri antiviolenza”.

*****

Nella giornata contro la violenza sulle donne, da Cagliari arriva una singolare denuncia da parte di Francesca Barracciu, deputata regionale del Pd con cui attacca il presidente Cappellacci di aver nominato una giunta fatta da soli uomini

Il consigliere regionale della Sardegna Francesca Barracciu (Pd) annuncia che stamani ha depositato al Tar di Cagliari il ricorso contro la giunta regionale composta di soli uomini. L’iniziativa della Barracciu è sostenuta dalle associazioni Amistantzia, Articolo 21 Cagliari, Fidapa, Noi Donne 2005, Socialismo diritti e riforme, dai consiglieri regionali Claudia Zuncheddu e Chicco Porcu, dalle deputate Amalia Schiurru e Caterina Pes, al presidente della Provincia di Cagliari Graziano Milia, all’assessore provinciale Lalla Pulga, ai consiglieri provinciali Rita Corda ed Enzo Strazzera, all’ex assessore regionale Luisanna Depau, al sindaco di Sadali Romina Mura e a piu’ di una sessantina di cittadine e cittadini.

“Unico caso di giunta regionale monogenere in Italia – ha detto a Brracciu – scaturito dall’ultimo rimpasto di Cappellacci, l’attuale giunta regionale della Sardegna e’ uno scandalo inaccettabile, che ha destato lo sdegno di gran parte della popolazione. Con questi atti politici profondamente discriminatori – conclude – si continua a mortificare non solo le donne ma la democrazia che necessita, per essere compiuta, della rappresentanza bilanciata di entrambi i generi nelle istituzioni come in ogni luogo decisionale e di gestione della cosa pubblica”.