Si avvicina il voto di fiducia per Berlusconi ma i suoi non si ricompattano, anzi
Apparentemente, a parte la caccia al voto senza risultati esaltanti per il Cavaliere, la fase è di stallo. La maggioranza non c’è – ieri è andata sotto due volte grazie a un asse Fli-Pd-Idv e Udc che ha assegnato al partito di Casini e non al Pdl un seggio supplementare all’europarlamento – però non tutto, da quelle parti, è immobile. La Lega ripete: «Con una maggioranza risicata meglio andare al voto».
Ma nel Pdl dilaniato anche dalla questione morale, dalla denuncia della Carfagna contro «l’affarismo », man mano che s’avvicina la fiducia del 14 dicembre, è palpabile l’emergere di tre linee contrastanti che cercano di condizionare le scelte del Cavaliere: quelle già fatte d’intesa con Bossi, quelle da farsi fino al 14 e quelle da fare dopo, a seconda del risultato.
C’è una linea dei “neutralisti” – ancora tendenzialmente maggioritaria nel Pdl – che spera in un voto di fiducia per tirare avanti tout court col solito assetto Pdl-Lega: se mancasse la fiducia, questo anonimo corpaccione fatto di peones ex forzisti oggi s’accoda alla tesi che più sente circolare, cioè che a quel punto si dovrà andare alle elezioni. Ma domani nessuno – Berlusconi per primo – può scommettere sulla reale tenuta di questo blocco di fronte al baratro concreto, di voto anticipato.
La seconda linea, quella degli “ultras” (nel senso proprio, quello degli ultra-royalistes francesi fanatici del ripristino integrale della monarchia assoluta nella Restaurazione post-rivoluzionaria) è quelle degli ex An di Ignazio La Russa, del grumo di potere ex forzista attorno a Verdini, delle erinni alla Santanché, dei movimentisti di club e circoli.
Quest’area preme e lavora, alimentando tensioni, per la rottura e l’annientamento di Fini e scommette sulle elezioni anticipate attribuendone a Fli la responsabilità, ritenendosi centrale nella successiva fase della formazione delle liste elettorali.
La terza linea è quella dei “pontieri” che si ispira a Gianni Letta. Trova adepti anche nell’entourage del premier e si sta diffondendo soprattutto tra gli ex dc del Pdl. I pontieri lavorano per trovare voti che consentano di ottenere, anche con pochi voti di scarto, la fiducia: per poi fare muro – così assicurano – contro ogni tentazione di andare al voto, pescando consensi nel ventre molle dei “neutralisti” e spingendo per il recupero dei finiani e l’allargamento della maggioranza all’Udc, a partire dal magnete degli undici posti di governo già vacanti, saliti a dodici dopo le dimissioni di Mara Carfagna.
In questo contesto, se è vero quel che dice il pallottoliere di Italo Bocchino, presidente dei deputati di Futuro e Libertà («Sento dire che senza Fli sono intorno a quota 310 voti, quindi sono ancora sotto»), basterebbe quella che i “pontieri” definiscono una «gestione morbida» della situazione per consentire il miracolo di una maggioranza a Montecitorio (al senato il Cavaliere si sente al sicuro) il 14 dicembre.
Per «gestione morbida », l’ala anti-elezioni del Pdl intende un comportamento prudente del premier per le prossime due settimane, accompagnato di fatto da un messaggio al «cloroformio» (come l’ha definito ieri il leader del Pd Bersani) in grado di far presa, come un’appiccicosa melassa, su una massa crescente di parlamentari che voterebbero la fiducia per l’affezione allo scranno, convinti di allontanare così le funeste prospettive di elezioni anticipate.
Ma su quest’ultimo schema di gioco gravano troppe incognite: gli sbalzi emotivi e le bizze padronali di Berlusconi, l’opera distruttiva degli ultras Pdl, gli imprevedibili incidenti di qui al 14 dicembre. Soprattutto è uno schema che non tange e rinvia al dopo-fiducia i nodi posti da Fini, tanto che Bocchino ieri notava: «È evidente che in questo momento non ci sono le condizioni per votare la fiducia». «Chi ha mai detto che ci sono condizioni? », ha ribattuto La Russa. Arriverà mai un altro «momento» in cui Fli deciderà di votarla?
da Europa Quotidiano 24.11.10