Da oggi i controlli. In provincia 8.000 tonnellate per strada. Niente discariche e gli impianti Stir non riescono più ad accogliere la frazione umida. Allo stremo, dopo un mese di crisi. Senza via d´uscita, con gli impianti al collasso. Spaventata, perché si temono epidemie. Ecco Napoli. Oggi la città si sveglia con tremila tonnellate di rifiuti non raccolti. In provincia si superano le ottomila. Cumuli di sacchetti appesantiti e sfaldati delle piogge, che occupano marciapiedi, strade, isolati e si innalzano fino a ricoprire le vetrine dei negozi con i primi addobbi di Natale o le facciate dei palazzi. E se nel centro città l´immondizia abbandonata diventa l´amaro banchetto per gabbiani e piccioni, che si avventurano voraci per le strade cittadine, dalla periferia (Poggioreale e San Pietro a Patierno) arrivano le prime segnalazioni per le invasioni di topi. L´attenzione è massima.
Oggi è in città la delegazione della Unione Europea. Ispezione ufficiale. La missione dei tecnici, guidata dalla responsabile della direzione generale Ambiente Pia Bucella, intende fare il punto della situazione nella regione, dopo la condanna dell´Italia da parte della Corte europea di giustizia per il mancato rispetto delle regole comunitarie sulla gestione dei rifiuti. Ma soprattutto l´Unione europea non ha ancora ricevuto dal governo italiano la pianificazione degli interventi necessari a mettere in sicurezza la salute e la sicurezza dei cittadini europei presenti in Campania. I commissari vengono a verificare personalmente il livello di rischio sanitario.
«Il Comune è in stretto contatto con la Asl, a cui abbiamo chiesto di fornirci immediatamente qualunque informazione utile sugli aspetti sanitari del problema» rassicura l´assessore all´Igiene, Paolo Giacomelli. La crisi cominciata un mese fa è diventata ormai emergenza cronica. Napoli è paralizzata. Come raccogliere i rifiuti? Dove portare le tonnellate che invadono le strade? Non ci sono più discariche e gli Stir (l´impianto di tritovagliatura dei rifiuti) non riescono più ad accogliere la frazione umida, perché non hanno il tempo e lo spazio per trasformarla. Ieri la situazione è peggiorata, perché ha lavorato solo l´impianto di Caivano (che ha ricevuto 750 mila tonnellate). Chiusi per riposo domenicale gli impianti di Tufino, Giugliano, Chiaiano e Acerra. E Tufino, come Chiaiano, al di là del riposo di un giorno. sono strutture ormai al limite, vicine alla chiusura. Trentasette autocompattatori hanno scaricato la spazzatura a Cava Sari, a Terzigno. Ci sono stati dei blocchi, ma niente scontri. La polizia indaga anche sul furto di un mezzo “Enerambiente” alla periferia orientale della città.
Il sindaco, Rosa Russo Iervolino, chiede per oggi a Regione e Provincia un incontro urgente. Da due giorni, infatti, è scaduto l´accordo di solidarietà con altre Province campane per i conferimenti straordinari e non ci sono possibilità di sversare fuori Campania.
«Abbiamo assoluto bisogno della solidarietà altre Province, il guaio è enorme», lancia il suo sos Daniele Fortini, amministratore delegato dell´Asìa, l´azienda che fornisce servizi di igiene ambientale ai napoletani. «Altro incontro importante sarà mercoledì nella Conferenza Stato-Regioni. L´apporto che potrebbero dare alla Campania Toscana, Emilia, Veneto e Lombardia è importantissimo», sottolinea Fortini che dà anche un´altra soluzione: «L´unica soluzione immediata e con un investimento inferiore al milione di euro è riarmare immediatamente a Giugliano e Tufino gli impianti di stabilizzazione della frazione umida, distrutti durante l´emergenza del 2008. Questi impianti servono a trasformare la frazione umida in frazione organica stabilizzata, trasformazione che ridurrebbe il peso dei rifiuti del 40 per cento con un beneficio ambientale ed economico».
La Repubblica 22.11.10