Arriva il doppio scalino per i lavoratori che vogliono andare in pensione: da gennaio bisognerà aver compiuto almeno 61 anni, a meno di averne lavorati almeno 41. Ed è per questo che, nei primi dieci mesi del 2010, si è registrato unboom di pensioni di anzianità: chi ha potuto, se n’è già andato. Ma il vero allarme lo lancia il vicepresidente del parlamento europeo Gianni Pittella (Pd), che informa dell’intenzione del governo «di mettere ulteriormente le mani sulle pensioni con un progetto di riforma che va oltre i provvedimenti già dolorosi che scatteranno da gennaio». In altri termini: «Secondo quanto esposto in un capitolo titolato “La riforma delle pensioni” del Programma nazionale presentato all’Unione europea e approvato dal Consiglio dei ministri, dal 2012 l’aspettativa di andare in pensione supererà i 66 e per molti sfiorerà i 67 anni, nonostante i conti dell’Inps siano largamente in attivo», spiega Pittella. Si parte, intanto, da gennaio 2011. La normativa è nota: entreranno in vigore sia le nuove regole per l’accesso alla pensione di anzianità previste dalla riforma del 2007 (l’età minima per uscire passa da 59 a 60 anni per i lavoratori dipendenti a fronte di almeno 36 anni di contributi), sia quelle sulla «finestra mobile» per l’uscita decise dalla manovra di luglio (12 mesi di attesa una volta raggiunti i requisiti per i dipendenti, 18 per gli autonomi). Per gli autonomi quindi l’età per l’anzianità si alza ancora (a 62 e mezzo) visto che ai 61anni minimi si aggiungono 18 mesi di attesa della finestra. I12mesi di attesa dal raggiungimento dei requisiti valgono anche per la pensione di vecchiaia (65 anni gli uomini, 60 le donne) portando l’età minima a 66 per gli uomini e a 61 per le donne (62 per le statali che si troveranno di fronte anche all’inasprimento delle condizioni per il pensionamento di vecchiaia). «Provvedimenti così sono un danno per il sistema, non un vantaggio – commenta la segretaria generale Cgil, Susanna Camusso – Ed è ovvio che ci sia un boom di richieste nel2010: chi ha maturato i diritti giustamente cerca di ottenere il prima possibile l’assegno di pensione». Il punto, secondo Camusso, è «smetterla di fare pasticci: togliamo la norma dei 12 mesi in più e variamo unsistema nel quale le persone siano libere di decidere in un range nel quale vi sia una flessibilità di rendimento» dell’assegno di pensione in base al tempo lavorato.
DATI INPS Nel frattempo, il numero delle pensioni di anzianità è aumentato del 54% in meno di un anno. Tra gennaio e ottobre 2010 le uscite anticipate rispetto all’età di vecchiaia sono state 155.440 a fronte delle 100.880 pensioni liquidate nel 2009. E la gran parte delle uscite per anzianità del 2010 è dovuta ai lavoratori dipendenti (97.559 a fronte delle 56.963 pensioni liquidate nell’intero 2009, con un aumento del 71%). «Il dato – sottolinea il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua – risente del calo per le pensioni di anzianità del 2009 ed è dovuto alla maturazione dei requisiti per l’uscita dal lavoro di un aparte rilevante di persone bloccate dall’aumento dello scalino a luglio del 2009 (da 58 a 59 anni). Nel 2011 – avverte – ci si attende un nuovo calo con uscite per anzianità sotto le 100mila unità». L’aumento delle pensioni di anzianità nel 2010 era atteso dall’Istituto. Anzi: le previsioni parlavano di 160.300 pensioni liquidate nei primi10 mesi, 4.860 in più rispetto a quelle effettive. Scostamento nelle previsioni soprattutto nel fondo dipendenti con un numero di assegni molto superiore a quello atteso (97.559 contro i 76.800 stimati), mentre nelle altre gestioni si erano previsti rialzi ancora maggiori. Nel fondo coltivatori diretti le pensioni liquidate sono state 11.243 (9.943 nell’intero 2009), nel fondo artigiani sono state 28.676 (22.035 nel 2009), e nel fondo commercianti 17.962, anch’esse in aumento. Per il 2011, l’Inps si attende un miglioramento dei conti con un avanzo finanziario di 1,2 miliardi a fronte dei 706 milioni del bilancio assestato 2010.
L’Unità 21.11.10
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