Oggi, in tutta Italia, i militanti e i simpatizzanti del PD sono in piazza per parlare con i propri concittadini. Migliaia di democratici sono impegnati a spiegare le proposte programmatiche che il PD sta mettendo a punto per dare un futuro all’Italia, a ricordare i fallimenti e le bugie del governo, a invitare tutti alla manifestazione nazionale che il PD terrà l’11 dicembre a Roma, in piazza San Giovanni.
Questa mobilitazione, che abbiamo chiamato porta a porta perché è destinata a portare la politica tra le persone, non è solo uno sforzo organizzativo. Al contrario, è un’iniziativa che ha un obiettivo politico fondamentale ai fini della democrazia, oltre a testimoniare la rivendicazione del ruolo che il PD ha avuto nella spinta per voltare pagina.
Non dobbiamo dimenticare che il PD ha capito per primo che cosa stava accadendo nel paese, ha visto per primo la possibilità di lavorare per far maturare una crisi del centrodestra, ha indicato da molto tempo una strategia capace di provocare il cambiamento ed è riuscito a imporre i temi da mettere al centro dell’agenda politica per il bene dell’Italia. Senza tacere le difficoltà e, se si vuole, anche le debolezze che pure ci sono state, il PD può rivendicare che ciò che sta accadendo è per non poca parte frutto della propria iniziativa.
Molti di coloro che oggi danno lezioni e consigli come fossero il CT di una nazionale di calcio che ha vinto ogni torneo, criticarono, come fosse un’idea fuori dal mondo, la linea indicata dal PD di fare argine a una deriva populista invitando ad un comune senso di responsabilità, se necessario, tutte le forze che tengono alla Costituzione. Il PD incontrò uno scetticismo forte quando disse che la crisi economica sarebbe stata lunga e profonda e quando indicò nella riforma della legge elettorale il passaggio necessario per garantire la democrazia. Lo stesso accadde quando il PD previde la rottura della maggioranza; una previsione che non si basava sulle case di Montecarlo o sui divertimenti diurni e notturni del premier, ma sul fatto che questo centrodestra non era e non è in grado di incrociare i problemi reali del paese, a cominciare da quello del lavoro. E’ per questa consapevolezza che da tempo diciamo che è utile un governo di transizione per affrontare subito alcuni temi urgenti: una nuova legge elettorale che ridia il potere di scelta in mano ai cittadini, una riforma del fisco e alcune misure urgenti per l’occupazione.
Il fatto che la maggioranza di centrodestra sia entrata effettivamente in crisi e che, tranne la Lega e il Pdl, tutti affermino oggi che la legge elettorale attuale costituisce un problema per la democrazia, non significa tuttavia che la partita sia finita. L’astro di Berlusconi è in declino, ma il presidente del Consiglio ha ancora potere. Lo userà per i propri interessi: i problemi marciscono, ma a lui importa solo di restare a galla. E in caso di sconfitta il suo motto sarà: “Muoia Sansone con tutti i filistei”. Berlusconi, nato come fenomeno politico dal discredito della politica, oggi rischia di concludere il suo ciclo portando al discredito la politica.
Alcuni sondaggi danno oggi il centrosinistra sopra al centrodestra, con in mezzo le forze di centro. Ma sbaglia chi presta ogni giorno attenzione al punto in più o in meno nei sondaggi. Il dato importante è un altro: il 40 per cento degli elettori non vuole più andare a votare. C’è tensione e paura per il futuro, perché la crisi morde. Ma non ci si fida più della politica.
Ecco dunque il senso della mobilitazione di questi giorni e della manifestazione nazionale dell’11 dicembre: rompere il muro del silenzio che si è creato tra la politica e la società, andare fra i cittadini, spiegare che è possibile cambiare, far capire che c’è una politica positiva la quale, pur con i suoi limiti, si sforza di dare risposte per il bene di tutti. E solo il PD può svolgere questa missione.
Il PD è l’unica forza politica presente in tutto il paese. E’ l’unico partito i cui militanti sono capaci di organizzare oltre duemila feste politiche. E’ l’unico partito che, pur con tutti i limiti, elegge i propri dirigenti, a cominciare dal segretario nazionale, con il metodo delle primarie. E’ il PD la testimonianza che la democrazia è difficile, perché presuppone la libertà di parola, di critica, di organizzazione, perfino di contesa nei gruppi dirigenti, ma è anche la strada più efficiente e più giusta per affrontare i problemi che abbiamo di fronte, con l’occhio al bene della collettività.
Noi soli possiamo farlo. Con la nostra passione, siamo l’unico partito che fa della democrazia la sua bandiera anche interna. Noi il presidio nelle piazze d’Italia della democrazia.
L’orgoglio, la responsabilità, la pazienza, la tenacia in questa battaglia lunga non fanno difetto ai militanti del PD. Mettiamole in campo e chiediamo a tutti di venire con noi a Roma l’11 dicembre per voltare pagina, per dare all’Italia un futuro migliore.
L’Unità 20.11.10